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Giovedì, 14 Luglio 2016 08:48

Quando una stella 'mangia' un pianeta

milky way 2Quando una stella “mangia” un pianeta, il suo colore e la sua composizione chimica cambiano. L’ipotesi che l’ingestione di un pianeta ricco di ferro e altri elementi pesanti sia responsabile dell’aspetto anomalo di alcune stelle non è nuova. Tuttavia, fino a questo momento, non erano mai stati fatti calcoli dettagliati per quantificare l’entità dell’effetto.

In un recente articolo della rivista scientifica Monthly Notices of the Royal Astronomical SocietyEmanuele Tognelli, Pier Giorgio Prada Moroni e Scilla Degl'Innocenti del Dipartimento di Fisica dell'Università di Pisa hanno pubblicato i risultati di uno studio condotto su una stella peculiare di Gamma Velorum, un ammasso stellare giovane della Via Lattea che dista dalla Terra circa 1.200 anni luce. La peculiarità di questa stella consiste nell’anomala abbondanza di elementi chimici più pesanti dell’elio, che gli astronomi chiamano genericamente metalli, osservati sulla sua superficie, anomalia che potrebbe essere giustificata da un fenomeno di accrescimento subito dalla stella stessa dopo l’inglobamento di uno o più pianeti.

I tre astrofisici dell’Ateneo pisano hanno realizzato – per la prima volta - delle simulazioni numeriche al computer che hanno permesso di studiare cosa accade a una stella giovane quando ingloba un pianeta e come questi effetti dipendono dalla massa del pianeta stesso, da simile alla Terra a 50 volte più grande, e dalla sua composizione chimica.

"In questi casi, l’effetto principale dovuto all’accrescimento di un pianeta è quello di aumentare il contenuto di metalli nella parte esterna della stella e quindi modificare le abbondanze chimiche osservabili. D’altro canto, i metalli, assorbendo la luce a lunghezze d'onda più corte, fanno risaltare maggiormente le tonalità rosse spingendo la stella verso un colore più rossastro del normale”, hanno spiegato i ricercatori.

Il modello realizzato dal team di scienziati dell’Università di Pisa riesce a descrivere per la prima volta in modo dettagliato un evento che non è mai stato osservato in tempo reale.

“L’accrescimento di un pianeta è un fenomeno molto veloce e pertanto difficile da osservare direttamente. Tuttavia, un tale evento ha delle ripercussioni sulla struttura e sull’evoluzione della stella che possono spiegare le caratteristiche di alcune stelle anomale. Le nostre simulazioni hanno mostrato che l’entità dell’effetto dipende molto dalla massa e dall’età della stella nel momento in cui ingerisce il pianeta”, hanno concluso i tre scienziati.



Giovedì, 14 Luglio 2016 08:28

Quando una stella 'mangia' un pianeta

Quando una stella “mangia” un pianeta, il suo colore e la sua composizione chimica cambiano. L’ipotesi che l’ingestione di un pianeta ricco di ferro e altri elementi pesanti sia responsabile dell’aspetto anomalo di alcune stelle non è nuova. Tuttavia, fino a questo momento, non erano mai stati fatti calcoli dettagliati per quantificare l’entità dell’effetto.
In un recente articolo della rivista scientifica “Monthly Notices of the Royal Astronomical Society” Emanuele Tognelli, Pier Giorgio Prada Moroni e Scilla Degl'Innocenti del Dipartimento di Fisica dell'Università di Pisa hanno pubblicato i risultati di uno studio condotto su una stella peculiare di Gamma Velorum, un ammasso stellare giovane della Via Lattea che dista dalla Terra circa 1.200 anni luce. La peculiarità di questa stella consiste nell’anomala abbondanza di elementi chimici più pesanti dell’elio, che gli astronomi chiamano genericamente metalli, osservati sulla sua superficie, anomalia che potrebbe essere giustificata da un fenomeno di accrescimento subito dalla stella stessa dopo l’inglobamento di uno o più pianeti.
I tre astrofisici dell’Ateneo pisano hanno realizzato – per la prima volta - delle simulazioni numeriche al computer che hanno permesso di studiare cosa accade a una stella giovane quando ingloba un pianeta e come questi effetti dipendono dalla massa del pianeta stesso, da simile alla Terra a 50 volte più grande, e dalla sua composizione chimica.
"In questi casi, l’effetto principale dovuto all’accrescimento di un pianeta è quello di aumentare il contenuto di metalli nella parte esterna della stella e quindi modificare le abbondanze chimiche osservabili. D’altro canto, i metalli, assorbendo la luce a lunghezze d'onda più corte, fanno risaltare maggiormente le tonalità rosse spingendo la stella verso un colore più rossastro del normale”, hanno spiegato i ricercatori.
Il modello realizzato dal team di scienziati dell’Università di Pisa riesce a descrivere per la prima volta in modo dettagliato un evento che non è mai stato osservato in tempo reale.
“L’accrescimento di un pianeta è un fenomeno molto veloce e pertanto difficile da osservare direttamente. Tuttavia, un tale evento ha delle ripercussioni sulla struttura e sull’evoluzione della stella che possono spiegare le caratteristiche di alcune stelle anomale. Le nostre simulazioni hanno mostrato che l’entità dell’effetto dipende molto dalla massa e dall’età della stella nel momento in cui ingerisce il pianeta”, hanno concluso i tre scienziati.

Link All’articolo scientifico:
http://mnras.oxfordjournals.org/content/460/4/3888.full?sid=be200bb8-d189-4d32-a6f4-f6384714fd2e

Gli studenti che hanno ricevuto la certificazione di European Master of Science in Nuclear Engineering nel 2015Il Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Nucleare (Nuclear Engineering), i cui insegnamenti sono impartiti in lingua inglese ormai da qualche anno, sta incentivando le iscrizioni di studenti con un titolo triennale conseguito in Italia.

Quest’anno, a scopo promozionale, vengono banditi 10 contributi da 1000 Euro ciascuno per studenti con un adeguato titolo triennale italiano che si iscrivano o passino alla Laurea Magistrale in Ingegneria Nucleare entro il 31 Dicembre 2016.

Il conseguimento della certificazione di European Master of Science in Nuclear Engineering (EMSNE, www.enen-assoc.org/en/emsne/information.html ) rilasciata dalla European Nuclear Education Network (ENEN) è ormai una costante per i nostri ingegneri che ne facciano richiesta, a testimonianza della qualità dei loro studi e dell’internazionalizzazione del loro percorso.

In sintesi, chi si iscrive al corso di Laurea in Ingegneria Nucleare dell’Università di Pisa, oltre a beneficiare dei contributi messi a bando quest’anno, fruirà di numerosi vantaggi:

  • una lunga ed illustre tradizione nota in tutto il mondo;
  • una formazione apprezzata dall'industria, basata su di un substrato di ingegneria meccanica e nucleare rivendibile in ogni settore;
  • contatti internazionali, in particolare con ENEN (www.enen-assoc.org ) e FuseNet ( www.fusenet.eu  ), le due reti Europee per l’istruzione nei settori della fissione e della fusione nucleari, per lavorare nel mondo degli sviluppi più recenti in questi settori;
  • ampie possibilità di stage per tesi in Italia e all'estero, per favorire il job placement.

Scarica il bando

Info

Per notizie sul Corso di Laurea Magistrale, vedi il sito http://younuclear.ing.unipi.it/ , visitando in particolare la galleria degli ex studenti (“Testimonial”), o scrivi al Presidente del Corso di Laurea Magistrale: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. .

Mercoledì, 13 Luglio 2016 11:10

Il rifugio. Tre atti di Cechov

LocandinaDomenica 24 luglio alle 20:30, in Via Derna 13, il gruppo teatrale GRACT presenta lo spettacolo "Il rifugio". In scena tre diversi atti unici di Cechov, che si articolano in un incrocio di ritmi, musica.

Lo spettacolo è "la conclusione di un percorso che è anche una sperimentazione in cui si mette in gioco l’essenza del teatro, dove il palcoscenico diventa uno spazio aperto, gli attori diventano esploratori, e la regia diventa un canovaccio da seguire. Al centro il testo poetico, che risuona in questo spazio privato di tutto".

Con: Elisabetta Biondi, Mario Cortese e Giulia Benacquista
Direzione registica: Silvia Rubes
Training: Stefano Franzoni

Info

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

È stato assegnato al professor Mirko Tavoni, docente di Linguistica italiana all’Università di Pisa, il prestigioso Forschungspreis, il premio che la Fondazione Alexander von Humboldt, istituzione che sostiene la cooperazione scientifica tra il mondo della ricerca tedesco e quello straniero, consegna a studiosi di fama internazionale. Il professor Tavoni ha ricevuto il premio dal presidente della Humboldt Stiftung, il professor Helmut Schwarz, nel corso di una cerimonia tenutasi allo Schloss Charlottenburg di Berlino giovedì 7 luglio nell’ambito del meeting annuale della Fondazione.
Queste le motivazioni del riconoscimento: “Il professor Mirko Tavoni è uno dei più eminenti studiosi di Dante Alighieri nel panorama internazionale. La sua autorità come massimo esperto di storia della lingua italiana si riflette nella combinazione di grande attenzione dedicata ai testi, alla storia della letteratura e della cultura, all’epistemologia del Medioevo e della prima Età moderna in Italia. In Germania il professor Tavoni svolgerà la sua ricerca sugli aspetti visionari della Divina Commedia presso la Freie Universität di Berlino”.
«Il riconoscimento conferma con evidenza l’alto livello internazionale della ricerca umanistica espressa dall’università italiana e il fatto che tale livello è riconosciuto da istituzioni internazionali prestigiose», ha commentato il professore, che l’8 luglio ha poi partecipato all’incontro dei ricercatori italiani in Germania e dei vincitori di premi e borse Humboldt con la Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini presso l'Ambasciata italiana di Berlino. Mirko Tavoni ha curato l’edizione del De vulgari eloquentia per il primo volume delle Opere di Dante pubblicato nella collana “I Meridiani” Mondadori (2011). Fra le sue pubblicazioni più recenti: Qualche idea su Dante, pubblicato dal Mulino (2015). Il professore è anche presidente del consorzio ICoN, una rete di 18 università che opera in convenzione con il ministero degli Affari esteri, nota per la promozione e diffusione della lingua e della cultura dell'Italia nel mondo attraverso tecnologie telematiche.

È stato assegnato al professor Mirko Tavoni, docente di Linguistica italiana all’Università di Pisa, il prestigioso Forschungspreis, il premio che la Fondazione Alexander von Humboldt, istituzione che sostiene la cooperazione scientifica tra il mondo della ricerca tedesco e quello straniero, consegna a studiosi di fama internazionale. Il professor Tavoni ha ricevuto il premio dal presidente della Humboldt Stiftung, il professor Helmut Schwarz, nel corso di una cerimonia tenutasi allo Schloss Charlottenburg di Berlino giovedì 7 luglio nell’ambito del meeting annuale della Fondazione.

tavoni copy

Queste le motivazioni del riconoscimento: “Il professor Mirko Tavoni è uno dei più eminenti studiosi di Dante Alighieri nel panorama internazionale. La sua autorità come massimo esperto di storia della lingua italiana si riflette nella combinazione di grande attenzione dedicata ai testi, alla storia della letteratura e della cultura, all’epistemologia del Medioevo e della prima Età moderna in Italia. In Germania il professor Tavoni svolgerà la sua ricerca sugli aspetti visionari della Divina Commedia presso la Freie Universität di Berlino”.

«Il riconoscimento conferma con evidenza l’alto livello internazionale della ricerca umanistica espressa dall’università italiana e il fatto che tale livello è riconosciuto da istituzioni internazionali prestigiose», ha commentato il professore, che l’8 luglio ha poi partecipato all’incontro dei ricercatori italiani in Germania e dei vincitori di premi e borse Humboldt con la Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini presso l'Ambasciata italiana di Berlino. Mirko Tavoni ha curato l’edizione del De vulgari eloquentia per il primo volume delle Opere di Dante pubblicato nella collana “I Meridiani” Mondadori (2011). Fra le sue pubblicazioni più recenti: Qualche idea su Dante, pubblicato dal Mulino (2015). Il professore è anche presidente del consorzio ICoN, una rete di 18 università che opera in convenzione con il ministero degli Affari esteri, nota per la promozione e diffusione della lingua e della cultura dell'Italia nel mondo attraverso tecnologie telematiche.

È già in moto la macchina organizzativa per la Notte dei Ricercatori, che torna anche quest’anno in Toscana con “BRIGHT 2016”, il grande evento in programma il prossimo 30 settembre in tutto il territorio regionale.
L’iniziativa, che si svolge contemporaneamente in circa 300 città di 24 paesi d'Europa, torna nella sua prossima edizione inquadrandosi in un progetto europeo coordinato dall’Università di Siena e finanziato dal programma di ricerca e innovazione dell'Unione Europea Horizon 2020. In Toscana è il frutto dalla collaborazione tra la Regione, le Università di Siena, Firenze e Pisa, l’Università per Stranieri di Siena, la Scuola Superiore Sant’Anna e la Scuola Normale Superiore di Pisa, la Scuola IMT Alti Studi Lucca, l’area della ricerca di Pisa del Consiglio nazionale delle ricerche, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia Sezione di Pisa.
Insieme, i team di università, enti di ricerca e istituzioni regionali, stanno lavorando a un programma ricco di eventi che animerà la serata portando nelle piazze e nelle strade i ricercatori e il loro lavoro quotidiano.
Con l’obiettivo di coinvolgere il grande pubblico e condividere il percorso fino alla grande festa sono già attivi i canali social: si possono seguire tutti gli aggiornamenti e le anticipazioni sull’edizione 2016 su Twitter (@brightoscana) e Facebook (www.facebook.com/brightoscana).
È inoltre in cantiere il sito web che ospiterà tutte le iniziative in programma quest’anno: http://www.bright-toscana.it/.
Saranno proposte tante attività per tutti, giovani, adulti, bambini e famiglie, che spazieranno nei vari filoni della scienza attraverso linguaggi coinvolgenti e divulgativi: proiezioni, dimostrazioni pratiche, incontri informali e aperitivi con ricercatori, reading, stand e laboratori, visite guidate e concerti, incontri in librerie e caffè della scienza.
La Notte dei Ricercatori in Toscana è un progetto finanziato dal programma di ricerca e innovazione dell'Unione Europea Horizon 2020 nell'ambito del grant n. 722944 – BRIGHT.

Numerose specie ittiche invasive si stanno diffondendo nei nostri mari a causa dei fenomeni di “meridionalizzazione” e “tropicalizzazione” delle acque legati ai cambiamenti climatici. Fra queste, alcune specie di pesci tossici invasivi, e in particolare i pesci palla, sono diventate oggetto di un progetto di ricerca finanziato dal Ministero della Salute a cui partecipa anche l’Università di Pisa con il FishLab del dipartimento di Scienze veterinarie. Il progetto “Cambiamenti climatici e sicurezza alimentare: indagine molecolare, microbiologica e tossicologica sulle specie ittiche tossiche presenti nel Mar Tirreno” ha come capofila l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana ed è svolto in collaborazione con il Fish Health Veterinary Officer, Veterinary Services and Animal Health, Ministry of Agriculture & Rural Development di Israele e con ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.
Scopo dello studio è monitorare la presenza di specie ittiche invasive potenzialmente tossiche lungo le coste del Mar Tirreno e di caratterizzarle sotto il profilo molecolare, microbiologico e tossicologico. Il progetto, che ha come obiettivo finale la tutela dei consumatori, sta inoltre realizzando una campagna divulgativa mirata alla formazione dei pescatori e di tutte le altre figure che, a diversi livelli, frequentano l’ambiente marino (come i sub e gli stessi cittadini) al fine di creare una rete che possa permettere un monitoraggio della presenza e della distribuzione di queste specie in tempo reale. In seguito, i risultati delle analisi condotte sugli esemplari recuperati, forniranno un quadro più dettagliato sulla presenza e sulla tossicità di queste specie, consentendo una migliore caratterizzazione del rischio a loro associato.
«I “Tetraodontidae”, meglio conosciuti come pesci palla, possono essere considerati veri e propri “alieni” dei nostri mari – spiega Andrea Armani, Responsabile del FishLab – Originari del Mar Rosso, dal 2003 hanno iniziato a spostarsi, attraverso il Canale di Suez, lungo le coste del Mediterraneo Orientale (segnalazioni si riscontrano soprattutto da Egitto, Israele e Turchia) per arrivare a Lampedusa nel 2013 e diffondersi verso nord. Il problema è che alcune di queste specie sono tossiche, pertanto, oltre all’impatto sull’ecosistema marino che non è da sottovalutare, rappresentano un possibile pericolo per la salute umana». La tossicità dei pesci palla deriva dall’accumulo di una neurotossina chiamata Tetrodotossina (TTX), che è prodotta da batteri presenti nell’intestino dei pesci e che si concentra soprattutto nel fegato, nelle uova e nell’intestino stesso, anche se a volte si può riscontrare anche nel muscolo. Se ingerita, la TTX può comportare conseguenze particolarmente gravi per la salute (la tossina è circa 100 volte più tossica rispetto al cianuro di potassio) ed è per questo che i pesci palla non devono essere in alcun modo commercializzati o consumati.
«Con il nostro progetto ci proponiamo di monitorare e recuperare esemplari di queste specie anche per la caratterizzazione tossicologica – continua Armani – Infatti, attualmente i dati sulla tossicità degli esemplari catturati nelle nostre acque sono scarsi. È per questo che stiamo organizzando sul territorio vari incontri e attività di formazione rivolte a tutti i soggetti interessati, come pescatori, sub, ma anche semplici cittadini che frequentano le spiagge». Il gruppo di ricercatori del FishLab, ha anche prodotto materiale informativo in cui si spiega come riconoscere le 3 le specie di Tetraodontidae che si possono ritrovare nelle acque italiane (Lagocephalus sceleratus o pesce palla maculato; Lagocephalus lagocephalus o capolepre; Sphoeroides pachigaster o pesce palla liscio).

Lo scorso 8 luglio, nell’ambito dell’edizione fiorentina di SMAU, il Centro di Ricerca “E. Piaggio” dell’Università di Pisa si è aggiudicato il premio SMAU Innovation, conferito a progetti altamente innovativi nel campo dei processi di produzione o della governance. Il Centro di Ricerca dell’Ateneo pisano è stato premiato per il progetto SAFE QUARRY, finanziato dalla Regione Toscana con il bando “sistemi e distretti produttivi tipici”, che ha messo a punto tecnologie di monitoraggio innovative a supporto del distretto lapideo, con lo scopo di aumentare e migliorare l’attività estrattiva.
“La tecnologia messa a punto nel corso del progetto – spiega Andrea Caiti, direttore del Centro di Ricerca “E. Piaggio”, che ha ritirato il premio – consente, tramite emissione radar, di fare una sorta di radiografia al blocco di marmo direttamente in cava, prima che sia estratto, individuando eventuali fratture interne anche di dimensioni inferiori al millimetro. In questo modo è possibile programmare l’attività estrattiva in modo più efficiente, per evitare sprechi sia economici che ambientali, ed estrarre un materiale privo di fratturazioni e quindi qualitativamente migliore. Inoltre, le operazioni di controllo del sottosuolo, e le relative attività di analisi e interpretazione dei dati aprono spazi di formazione e impiego per personale altamente qualificato.”.
“La sfida – afferma Andrea Lorenzini, della G.M.C., l’azienda di Massa Carrara che ha coordinato il progetto e messo a disposizione la prima cava per il prototipo - era anche l’utilizzo di tecnologie complesse in un ambiente industriale difficile come quello di una cava: il sistema, costituito da sensori radar e sensori per il posizionamento, è stato collocato su una struttura meccanica che, muovendosi su binari, può ricoprire con facilità e in tempi ristretti tutta la superficie della cava, evitando così che gli operatori debbano arrampicarsi sulle pareti mettendo a rischio la loro sicurezza.”
Il sistema componibile e trasportabile messo a punto attraverso SAFE QUARRY può essere inoltre utilizzato, sempre nel settore del marmo, per certificare la mancanza di fratture all’interno dei blocchi più grossi già estratti, con una ovvia ricaduta sul prezzo finale di vendita e, inoltre, può essere utilizzato a seguito di eventi, come scosse di terremoto, per valutare l’effettivo danneggiamento di edifici storici e di beni culturali, orientando le attività di messa in sicurezza e di restauro.
Per concorrere al bando della Regione si è costituita una partnership tra enti provenienti dal mondo industriale e accademico toscano, con competenze di alto livello: G.M.C. Spa (Graniti Marmi Colorati – Estrazione e trasformazione marmi e graniti), Dazzini Macchine Srl, (Costruzioni meccaniche per il settore escavazioni), Sintecnica Srl (Ingegneria civile, strutturale, geotecnica e ambientale), Adatec Sensing & Automation Srl, (Progettazione elettronica di sensoristica avanzata), e Centro di Ricerca “E. Piaggio”.

Smau5Venerdì 8 luglio, nell’ambito dell’edizione fiorentina di SMAU, il Centro di Ricerca “E. Piaggio” dell’Università di Pisa si è aggiudicato il premio SMAU Innovation, conferito a progetti altamente innovativi nel campo dei processi di produzione o della governance. Il Centro di Ricerca dell’Ateneo pisano è stato premiato per il progetto SAFE QUARRY, finanziato dalla Regione Toscana con il bando “sistemi e distretti produttivi tipici”, che ha messo a punto tecnologie di monitoraggio innovative a supporto del distretto lapideo, con lo scopo di aumentare e migliorare l’attività estrattiva.

“La tecnologia messa a punto nel corso del progetto – spiega Andrea Caiti, direttore del Centro di Ricerca “E. Piaggio”, che ha ritirato il premio – consente, tramite emissione radar, di fare una sorta di radiografia al blocco di marmo direttamente in cava, prima che sia estratto, individuando eventuali fratture interne anche di dimensioni inferiori al millimetro. In questo modo è possibile programmare l’attività estrattiva in modo più efficiente, per evitare sprechi sia economici che ambientali, ed estrarre un materiale privo di fratturazioni e quindi qualitativamente migliore. Inoltre, le operazioni di controllo del sottosuolo, e le relative attività di analisi e interpretazione dei dati aprono spazi di formazione e impiego per personale altamente qualificato.”.

cava marmo 1“La sfida – afferma Andrea Lorenzini, della G.M.C., l’azienda di Massa Carrara che ha coordinato il progetto e messo a disposizione la prima cava per il prototipo - era anche l’utilizzo di tecnologie complesse in un ambiente industriale difficile come quello di una cava: il sistema, costituito da sensori radar e sensori per il posizionamento, è stato collocato su una struttura meccanica che, muovendosi su binari, può ricoprire con facilità e in tempi ristretti tutta la superficie della cava, evitando così che gli operatori debbano arrampicarsi sulle pareti mettendo a rischio la loro sicurezza.”

Il sistema componibile e trasportabile messo a punto attraverso SAFE QUARRY può essere inoltre utilizzato, sempre nel settore del marmo, per certificare la mancanza di fratture all’interno dei blocchi più grossi già estratti, con una ovvia ricaduta sul prezzo finale di vendita e, inoltre, può essere utilizzato a seguito di eventi, come scosse di terremoto, per valutare l’effettivo danneggiamento di edifici storici e di beni culturali, orientando le attività di messa in sicurezza e di restauro.

Per concorrere al bando della Regione si è costituita una partnership tra enti provenienti dal mondo industriale e accademico toscano, con competenze di alto livello: G.M.C. Spa (Graniti Marmi Colorati – Estrazione e trasformazione marmi e graniti), Dazzini Macchine Srl, (Costruzioni meccaniche per il settore escavazioni), Sintecnica Srl (Ingegneria civile, strutturale, geotecnica e ambientale), Adatec Sensing & Automation Srl, (Progettazione elettronica di sensoristica avanzata), e Centro di Ricerca “E. Piaggio”.

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