È in esposizione libera e gratuita, all'ingresso del dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa, in via Santa Maria 53, una rara meteorite lunare che i ricercatori pisani hanno trovato in Antartide nel 2013, durante una spedizione scientifica del Programma Nazionale delle Ricerche in Antartide nell'area di ghiaccio blu di Mount DeWitt in Terra Vittoria settentrionale.
La meteorite si chiama Mount DeWitt 12007 (abbreviato DEW12007) e pesa 94.2 grammi. Gli studi condotti da giovani ricercatori del dipartimento - in particolare da Alberto Collareta e Maurizio Gemelli, con il coordinamento dei professori Massimo D'Orazio e Luigi Folco - hanno documentato, con articoli pubblicati su riviste internazionali, che DEW12007 è un campione di suolo lunare. Questo suolo, detto regolite lunare, è il prodotto della continua deposizione di frammenti della crosta lunare lanciati dalle varie regioni della superficie dagli impatti cosmici che hanno tempestato la Luna sin dalla sua origine, 4.5 miliardi di anni fa. Il suolo campionato da DEW12007 consiste di innumerevoli frammenti rocciosi millimetrici, forse di tutte le diverse rocce che affiorano sulla superficie lunare, e, pertanto, offre la possibilità di studiare la varietà di composizione della crosta lunare.
La conoscenza della crosta lunare è di grande importanza per le scienze planetarie, in quanto permette di studiare i processi di differenziazione planetaria avvenuti agli albori del sistema solare tra 4.6. e 4.4 miliardi di anni fa, nonché di ricostruire la catastrofica storia collisionale avvenuta nei primi 600 milioni di anni del sistema solare nello spazio vicino alla Terra. Da questo punto di vista, l’Antartide rappresenta un terreno privilegiato per la raccolta di meteoriti, piccoli frammenti di asteroidi, comete e pianeti che forniscono informazioni uniche sulla origine e sull'evoluzione del sistema solare.
È stato conferito allo storica della Scienza Italiana, la professoressa Paula Findlen, il Premio internazionale Galileo Galilei dei Rotary Club Italiani, giunto alla 55esima edizione. Contemporaneamente, è stata assegnata allo scienziato Giovanni Losurdo l'undicesima edizione del Premio Galileo Galilei per la scienza. La cerimonia di conferimento si è tenuta sabato 1° ottobre, nell'Aula Magna dell'Ateneo
La professoressa Paula Findlen, docente della Stanford University, ha contribuito a riportare al centro dell’interesse internazionale alcuni aspetti essenziali della cultura scientifica italiana di età moderna. Grazie alle sue pubblicazioni, che riprendono gli approfondimenti degli studiosi italiani di grande prestigio, è stata riproposta un’immagine
innovativa del nostro Rinascimento e delle sue esperienze in campo scientifico.
Il professor Giovanni Losurdo è primo ricercatore dell’Infn di Pisa e già dottore di ricerca in Fisica alla Scuola Normale. Lavora allo studio delle onde gravitazionali sin dalla sua tesi di laurea, vantando collaborazioni con i principali laboratori coinvolti nel settore che fanno capo al Caltech, al Mit, alla University of Western Australia, alla Tokyo University e alla University of Glasgow.
La professoressa Findlen ha inoltre rivolto una particolare attenzione al ruolo delle donne nella scienza italiana con uno sguardo di carattere sociale e intellettuale. A valutarla meritevole del premio Galilei, all’unanimità, sono stati Marco Beretta, Massimo Bucciantini, Maria Conforti, Claudio Pogliano e Saverio Sani.
Dal 2006 il professor Losurdo ha coordinato le operazioni che hanno dato vita ad «Advanced Virgo», il progetto pensato per rendere dieci volte più sensibile l’interferometro «Virgo» divenendone nel 2009 project leader. A decretare la sua vittoria, su altre decine di candidati, sono stati Alexander Blumen, Muhsin Harakeh, Claude Le Bris, B.S. Sathyaprakash, Jean Yves Vinet e Saverio Sani (segretario del premio) che hanno designato all’unanimità l’insigne scienziato.
Garantire la qualità dei prodotti e, insieme, un maggior rispetto dell’ambiente attraverso il confronto tra pratiche di agricoltura biologica e tecniche convenzionali. È questo l’obiettivo di un progetto di ricerca internazionale a cui è stato chiamato a collaborare il Centro di ricerche agro-ambientali “Enrico Avanzi” dell’Università di Pisa, scelto come prima stazione sperimentale in Europa e tra le primissime nel mondo, che si aggiunge alle due selezionate finora in Canada e a una terza negli Stati Uniti. Per illustrare i dettagli del progetto, oltre che per avviare la fase operativa della collaborazione, sarà a Pisa nei prossimi giorni il dottor Klaus Lorenz, del “Carbon Management e Sequestration Centre” della Ohio State University, che lunedì 3 ottobre, dalle ore 10 alle ore 12, terrà una conferenza nell’Aula Magna del Dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali, dal titolo “Il sequestro del carbonio del terreno per la sicurezza alimentare e per il clima”.
Secondo le più accreditate fonti scientifiche, circa un quarto delle emissioni totali dei cosiddetti “gas serra” è dovuto alle attività agricole, con una forte incidenza dei processi legati alla gestione dei suoli e della sostanza organica in essi contenuta o applicata mediante la fertilizzazione. L’agricoltura, al pari di altre attività, può quindi contribuire alla riduzione del livello complessivo delle emissioni di “gas serra”, avvalendosi di tecniche in grado di “sequestrare” l’anidride carbonica dall’atmosfera e di trasformarla in altri composti stabili del carbonio. Il dottor Lorenz sta appunto sviluppando uno studio mirato alla definizione delle variazioni dello stock di carbonio organico nei terreni gestiti secondo sistemi convenzionali e biologici. Il progetto mira a dimostrare che le tecniche di coltivazione biologica permettono di immagazzinare, e quindi di imprigionare, maggiori quantità di carbonio nel terreno, limitando la sua dispersione nell’aria e di conseguenza gli effetti nocivi sull’atmosfera. In particolare, la ricerca intende monitorare gli effetti delle due diverse tipologie di coltivazione, sul medesimo terreno, nel medio e lungo periodo, comunque dopo un tempo minimo di cinque anni, e – ulteriore elemento di novità del progetto del dottor Lorenz - a una profondità di circa un metro, che è tripla rispetto alle sperimentazioni effettuate finora, ferme a 30 centimetri.
Il Centro Avanzi è stato selezionato come stazione sperimentale per le sue peculiari caratteristiche, per le tecniche rigorose e di avanguardia che in esso vengono praticate e per avere a disposizione, al suo interno, terreni simili in cui convivono coltivazioni biologiche e altre tradizionali. Per rispondere alle esigenze della ricerca sono stati individuati i campi del progetto “Mediterranean Arable Systems COmparison Trial” (MASCOT), attivo già dal 2000, sui quali nei prossimi giorni i ricercatori pisani e americani effettueranno un primo campionamento.
“Siamo molto orgogliosi per essere stati selezionati nell’ambito del progetto di ricerca sviluppato dal dottor Lorenz – ha commentato il professor Marco Mazzoncini, direttore del Centro Avanzi – a dimostrazione del fatto che la nostra struttura è conosciuta e apprezzata anche all’estero per le sue ricerche di lungo periodo, strumento sempre più importante nel campo della moderna ricerca agronomica”.
Nei giorni scorsi una delegazione del Beijing Institute of Technology (BIT), composta da quattro docenti, ha visitato la Scuola di Ingegneria dell'Università di Pisa nell’ambito del Programma Eccellenze che il nostro Ateneo ha siglato nei mesi scorsi.
Il Programma Eccellenze promuove scambi scientifici e accademici fra le migliori università cinesi e italiane e si rivolge agli studenti cinesi che intendono venire in Italia per studiare le “eccellenze italiane” in corsi di alta specializzazione, lauree magistrali, dottorati o che desiderano fare una prima esperienza internazionale nel nostro Paese per periodi brevi. Nei migliori atenei cinesi sono già attive le Aule Italia, degli spazi utilizzati sia per l’orientamento degli studenti, sia per corsi di lingua o incontri e seminari.
A seguito della vista che il prorettore per l’Internazionalizzazione, Alessandra Guidi, ha fatto al BIT nel mese di giugno, una delegazione è stata invitata a Pisa per studiare un primo progetto pilota di scambio. L’idea è quella di ospitare alcuni studenti cinesi selezionati e con certificato di conoscenza della lingua italiana, per un periodo corrispondente al terzo anno accademico della laurea triennale. Il piano di studi per questi studenti dovrà consentire anche di colmare eventuali lacune per acquisire le conoscenze necessarie per l’accesso ad alcune lauree magistrali del nostro Ateneo, una volta terminato l’anno della triennale e conseguito il titolo nel paese d’ origine.
“Abbiamo individuato alcuni corsi di studio ad ingegneria con i quali avviare il progetto pilota, già a partire dal prossimo anno accademico – spiega la professoressa Antonella Martini, che ha organizzato la visita alla Scuola di Ingegneria. “Abbiamo previsto una sessione di lavoro e visite ai laboratori. Nella sessione di lavoro, sono stati coinvolti i colleghi dei tre corsi di studio interessati alla sperimentazione: ingegneria meccanica, ingegneria nucleare e ingegneria robotica e dell’automazione - Per ciascuno, abbiamo analizzato i piani di studio ed i requisiti di accesso; stessa cosa è stata fatta per alcuni corsi in ingegneria del BIT”.
La delegazione è stata accolta dal professore Umberto Desideri, delegato dal direttore della Scuola, ed ha visitato il Centro di Ricerca E. Piaggio ed alcuni laboratori del Dipartimento di Ingegneria Industriale.
Hanno partecipato all’incontro di lavoro, oltre all’Ufficio Internazionale che ha curato l’accordo di cooperazione, anche i docenti Marco Beghini, Antonio Bicchi, Umberto Desideri, Valerio Giusti Lucia Pallottino, Lorenzo Pollini, Nicola Forgione e Riccardo Ciolini.
Pellicole fluorescenti che raccolgono e concentrano più efficacemente la radiazione solare in celle fotovoltaiche di dimensioni ridotte. L’innovativa tecnologia è il risultato di uno studio dei ricercatori del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale Università di Pisa e dello Stratingh Institute for Chemistry and Zernike Institute for Advanced Materials dell’Università di Groningen in Olanda. I risultati della ricerca sono stati appena pubblicati sul Journal of Luminescence.
“Abbiamo studiato questi dispositivi plastici a basso costo capaci di incrementare le prestazioni delle celle solari riducendone al contempo la superficie e garantendo quindi anche un abbattimento dei costi” ha spiegato Andrea Pucci dell’Ateneo pisano autore dello studio insieme a Marco Carlotti, Giacomo Ruggeri e Fabio Bellina.
Il sistema ideato è infatti capace di aumentare di più del 10% le prestazioni di un concentratore solare luminescente a film sottile consentendo di realizzare finestre e pannelli colorati per edifici e mezzi di trasporto che, oltre estetica, garantiscono una più efficiente capacità di generare energia da parte delle connesse celle fotovoltaiche.Per arrivare a questo risultato i ricercatori hanno introdotto una nuova disposizione a strati impilati degli elementi che costituiscono il concentratore solare luminescente accompagnata da fenomeni di trasferimento di energia via FRET. In particolare il gruppo dell’Università di Pisa è responsabile della preparazione di fluorofori non commerciali e nella preparazione e caratterizzazione del dispositivo plastico luminescente finale.
Foto in alto, dispositivi preparati dai ricercatori dell’Ateneo pisano contendenti fluorofori con emissione differente.
Foto in basso, da sinistra a destra i professori Giacomo Ruggeri, Fabio Bellina e Andrea Pucci.
Matematici da tutto il mondo si ritroveranno a Pisa per discutere del lascito intellettuale e scientifico di Ennio De Giorgi uno dei più grandi matematici del Novecento scomparso 20 anni fa. ”A Mathematical tribute to Ennio De Giorgi” è il titolo del convegno organizzato da Luigi Ambrosio (Scuola Normale Superiore) Gianni Dal Maso (SISSA, Trieste), Marco Forti (Università di Pisa), Antonio Leaci (Università del Salento) e Sergio Spagnolo (Università di Pisa) per il Centro di Ricerca Matematica De Giorgi. I lavori si svolgeranno al Palazzo Congressi da lunedì 19 fino a venerdì 23 settembre.
Nato a Lecce nel 1928, laureatosi in matematica a Roma, dopo un breve soggiorno a Messina, nel 1959 De Giorgi fu chiamato alla Scuola Normale, dove rimase fino alla sua morte, avvenuta il 25 ottobre 1996. De Giorgi ha lasciato una traccia profonda sulla matematica del suo tempo ed in particolare è conosciuto per aver risolto uno dei problemi formulati da Hilbert agli inizi del Novecento al quale si erano dedicati per oltre mezzo secolo numerosi studiosi (fra cui anche il futuro Nobel per l'economia John Nash che lo risolse in modo indipendente e con altro metodo).
In onore del grande matematico pubblichiamo di seguito un ricordo del suo allievo e professore dell'Università di Pisa Sergio Spagnolo. Il testo fa parte di un articolo apparso su "Lettera Matematica", Springer, marzo 2016.
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Un ricordo degli anni ’60
La sua venuta a Pisa alla fine del 1959 era stato preceduta dalla fama del prestigiosissimo Teorema di De Giorgi - Nash (1957). Noi studenti non vedevamo l’ora che ce ne parlasse ma rimanemmo presto delusi: Ennio era già totalmente proteso verso nuove ricerche.
Anche le sue lezioni ci apparivano all’inizio un po’ deludenti. Non se le preparava, né si basava su libri od appunti (cosa che ha continuato a fare anche in seguito per tutti i suoi seminari) limitandosi a pensarle durante il tragitto dal palazzo del Timpano a piazza dei Cavalieri e a rifinirle nei momenti in cui, senza fretta, cancellava la lavagna. Ma attraverso quelle lezioni, al tempo stesso informali e rigorose, dove non erano infrequenti delle sviste che ci autorizzavano a guardarlo con una certa indulgente complicità, Ennio era capace di infondere la passione per la ricerca.
La Normale di quegli anni era molto diversa da quella attuale. Pur rappresentando un polo di attrazione per giovani di ogni regione, assomigliava più a un collegio che a un “centro d’eccellenza”. Gli studenti e i perfezionandi erano un centinaio; le ragazze abitavano al Timpano mentre i ragazzi erano alloggiati nel palazzo della Carovana dove trovavano posto anche la biblioteca, la mensa e gli uffici amministrativi, oltre agli studi e alcune camere dei professori.
All’inizio De Giorgi alloggiava alla Carovana, in una camera-studio del terzo piano affacciata su piazza dei Cavalieri; pochi anno dopo si trasferì al Timpano. Gli piaceva enormemente intrattenersi con noi studenti, nel suo studio, al tavolo di un ristorante o per le vie di Pisa, disquisendo fino a notte inoltrata su qualunque argomento.
Ci appariva un po’ strambo, con i suoi tic e quella buffa cadenza verbale, ma lo avevamo in grande simpatia. Più che un genio della matematica era per noi un piacevole compagno di gite sulle Apuane, una fonte inesauribile di ragionamenti logici e di congetture storiche.
Nel giro di pochi anni aveva raccolto intorno a sé un folto gruppo di allievi. Il suo studio in Normale era il continuo approdo di studenti, ma anche di illustri studiosi italiani, francesi o americani. Questi riversavano sulla lavagna i loro problemi mentre Ennio, seduto nella sua poltrona di cuoio con l’immancabile sigaretta in bocca, li stava ad ascoltare con un’aria che sembrava più distratta che assorta. A un certo punto si alzava di scatto, si portava alla lavagna, la cancellava minuziosamente e iniziava a riempirla delle sue ampie formule.
Era a disposizione di tutti senza distinzioni, prestando la stessa attenzione allo studente del primo anno e al matematico affermato, sempre felice di enunciare le sue congetture e le sue teorie ma anche di cogliere dagli altri qualche spunto o qualche informazione bibliografica.
Il suo studio traboccava letteralmente di carte: corrispondenza spesso mai aperta e lavori matematici che gli arrivavano quotidianamente da ogni parte del mondo. Quando le pile di carte diventavano troppo alte, qualche volonterosa segretaria prendeva l’iniziativa di trasferirle in un ripostiglio, l’anticamera del macero. Fedele al falso aforisma Scripta volant, verba manent, Ennio non consultava quasi mai libri o articoli di matematica, limitandosi a recepire le poche informazioni essenziali dalla viva voce dei suoi interlocutori. Sembrava quasi che nell’affrontare un problema egli preferisse non conoscere il confine fra le cose già note e quelle da scoprire per non porre limiti alla sua libertà di ricerca. Il ritrovare un bel teorema, anche se poi risultava già noto, rappresentava per lui una scoperta importante.
Un’altra caratteristica di Ennio De Giorgi era la sua modestia (dote rara nel mondo accademico) e il disinteresse ad inseguire nuovi traguardi scientifici per accrescere il proprio prestigio personale. Il suo atteggiamento verso la ricerca lo avvicina a Pascal, il filosofo da lui amato, che scriveva: Nous ne cherchons jamais les choses, mais la recherche des choses.
Sergio Spagnolo
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Si ringraziano le Edizioni Ets per le foto tratte dal volume Scripta volant, verba manent. Ennio De Giorgi matematico e filosofo.
Nelle immagini, a partire dall'alto: l’incontro tra John F. Nash e Ennio De Giorgi, avvenuto a Povo di Trento il 6 marzo 1996: tra i due, Mario Miranda; De Giorgi sulle Alpi Apuane, insieme a Sergio Spagnolo (a sinistra) e a Ettore Remiddi, seduto; De Giorgi durante una sua lezione a Trento nel 1990 e, infine, una foto che lo ritrae nel suo studio alla Scuola Normale.
Calcolatori superveloci che eseguono le applicazioni in metà tempo ed energia. E’ questo il risultato di REPARA (Reengineering and Enabling Performance and poweR of Applications), un progetto europeo del settimo programma quadro appena giunto a conclusione che ha visto la partecipazione attiva del dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa.
“Nei tre anni del progetto abbiamo sviluppato tecniche automatiche o semi automatiche per trasformare i programmi esistenti scritti in C++ standard in software equivalenti ma che realizzano consistenti risparmi di tempo ed energia quando processati su macchine moderne dotate di schede grafiche e hardware riconfigurabile”, ha spiegato il professore Marco Danelutto coordinatore del gruppo di Calcolo parallelo del dipartimento di Informatica dell’Ateneo pisano.
I risultati di REPARA sono stati testati sulle applicazioni di diagnostica ferroviaria (monitoraggio delle condizioni dei convogli in viaggio), di controllo industriale (rilevamento dei difetti dei prodotti), di robotica (software per visione stereo e di navigazione) e di biologia (morfologia delle proteine).
“Il risparmio di tempo permette ad esempio una maggiore rapidità di intervento in casi di problemi rilevati mediante il sistema di diagnosi ferroviaria o una miglior qualità del software di navigazione – ha aggiunto Danelutto - e d’altro canto, il dimezzamento dell’energia necessaria a svolgere un certo calcolo taglia i costi della bolletta energetica o, nel caso di dispositivi alimentati a batteria, ne raddoppia la durata”.
Oltre all’Università di Pisa, il progetto REPARA, guidato dall’Università Carlo III di Madrid, ha visto la partecipazione dell’Istituto HSR di Rapperswill in Svizzera, delle Università di Szeged in Ungheria e di Darmstadt in Germania e come industrie della ungherese Evopro e della spagnola Ixion spagnola. Nei tre anni di attività, dal settembre 2013 alla fine di agosto 2016, il progetto ha ricevuto finanziamenti dalla Unione europea per circa 2,6 milioni di euro.
In particolare, nell’ambito del progetto, il gruppo dell’Università di Pisa ha sviluppato la libreria FastFlow che permette di eseguire il codice parallelo REPARA su diversi tipi di calcolatori. Il codice della libreria, sviluppato e mantenuto sotto la direzione del dottor Massimo Torquati, ricercatore al dipartimento di Informatica, in collaborazione con l’Università di Torino, è disponibile sotto licenza open source ed è stato ed è utilizzato in altri due progetti finanziati dalla Comunità europea ai quali partecipa il gruppo di Calcolo parallelo dell’Università di Pisa.
Nella foto il gruppo REPARA pisano, da sinistra verso destra, Marco Danelutto, Massimo Torquati, Daniele De Sensi, Gabriele Mencagli e Tiziano De Matteis
La ricerca italiana in robotica è all’avanguardia e l’industria della robotica e dell’automazione sono anch’esse tra le primissime al mondo, sia nella produzione di robot e macchine automatiche, sia nel loro utilizzo. La Toscana è un polo di eccellenza della robotica. La regione vanta un sistema di ricerca in robotica attivo dai primi anni ’80, caratterizzato da una profonda interdisciplinarità e riconosciuto oggi come di assoluta valenza internazionale.
Partendo da queste considerazioni sul valore strategico della robotica e sulla presenza di una solida realtà in Toscana e in particolare a Pisa, il sindaco Marco Filippeschi, il presidente della Fondazione Arpa, Franco Mosca, professore emerito dell'Università di Pisa, e il professor Paolo Dario, direttore dell'Istituto di BioRobotica della Scuola Sant'Anna, hanno presentato la prima edizione del “Festival Internazionale della Robotica”, una grande manifestazione che si svolgerà a Pisa nella settimana che va dal 7 al 13 settembre 2017.
L’elemento portante del Festival sarà un’esposizione interattiva di cui saranno protagonisti i robot nei settori della chirurgia, della riabilitazione, dell’assistenza agli anziani fragili e alle persone disabili, delle protesi bioniche, dell’interazione fisica ed emotiva fra persone e robot, della realtà virtuale, della robotica industriale di tipo collaborativo, dell’agricoltura di precisione, della robotica marina, dei droni, dell’economia circolare, della robotica per l’arte e così via. I visitatori saranno attivamente coinvolti in percorsi nei quali potranno vedere i robot in azione, toccarli e interagire con loro. Particolare attenzione sarà dedicata alle scolaresche, che saranno attivamente coinvolte in percorsi nei quali non solo potranno vedere i robot in azione e toccarli, ma potranno interagire con loro secondo protocolli di studio costruiti con criteri scientifici in condivisione/collaborazione con i responsabili scolastici.
Verranno organizzati dibattiti e tavole rotonde con la partecipazione di personalità provenienti da vari ambiti culturali, fra i quali sociologici, psicologi, filosofi, antropologi, economisti, giuristi, studiosi di etica della tecnologia, scrittori, giornalisti, artisti e designer, che discuteranno le grandi sfide etiche, sociali, legali ed economiche che l’avanzamento tecnologico e scientifico della robotica pone. Ampio spazio sarà dato alle applicazioni della robotica in area socio-sanitaria (chirurgia, riabilitazione, domotica, economia, sport e turismo nell’handicap sensoriale e motorio); nella cooperazione umanitaria (cui è dedicata un’intera giornata), in collaborazione con le più importanti organizzazioni nazionali e internazionali operanti nelle aree difficili del globo nella convinzione che il buon uso delle tecnologie e quindi anche della robotica, contribuisca a ridurre la divaricazione tra nord e sud del mondo; nell’arte e nello sport, comprese le applicazioni tecnologiche per l’handicap.
Alle problematiche dell’industria (ricerca, applicazioni, sostenibilità economica e sociale) sarà dedicata un’intera giornata.
Inoltre, saranno organizzati laboratori di robotica educativa per bambini e adulti; competizioni di robot; spettacoli teatrali con attori robot; una rassegna cinematografica; diverse esposizioni sul tema della robotica, dai fumetti ai costumi al design; una mostra fotografica, ecc., ecc.
Particolare attenzione verrà rivolta alle Università, agli enti di ricerca, alle aziende e alle startup, che avranno a disposizione spazi per presentare i propri progetti e le proprie realizzazioni.
Al percorso espositivo si affiancherà un articolato programma di attività culturali ed artistiche ideato per offrire agli ospiti (visitatori, espositori, investitori italiani e stranieri) un’importante offerta musicale con concerto Pucciniano a cura del Maestro Andrea Colombini sabato 9 al Teatro Verdi, concerto di musica etnica con il cantautore argentino Jorge Rojas domenica 10 al Giardino Scotto e concerto con il Maestro Andrea Bocelli, la Soprano Maria Luigia Borsi ed il violinista Brad Repp martedì 12 al Teatro Verdi.
Il Festival, promosso e sostenuto dall’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna e dalla Fondazione Arpa, sarà curato dai professori Paolo Dario e Franco Mosca. L’iniziativa si avvarrà inoltre della co-promozione dall’Andrea Bocelli Foundation, della collaborazione della Fondazione Italia Giappone e del sostegno di istituzioni regionali e locali. Media partner della manifestazione sarà il Gruppo Editoriale L’Espresso, attraverso Finegil.
Il “Festival Internazionale della Robotica” di Pisa sarà un appuntamento biennale, diffuso in tutta la città, ma con sede principale presso gli Arsenali Repubblicani, con la contigua area dei Vecchi Macelli, a vocazione tecnologica, museale ed educativa. Tra le altre sedi del Festival ci saranno la Stazione Leopolda, il Giardino Scotto, il Polo Carmignani, le Logge di Banchi, la Chiesa della Spina, il Teatro Verdi e il Palazzo Lanfranchi. Sono allo studio dimostrazioni di robotica applicata alla nautica ed eventi lungo il corso dell’Arno e nel Porto di Marina.
Fiori belli e buoni da mangiare, che al sapore somigliano alla carota o al ravanello e che fanno anche bene alla salute perché ricchissimi di antiossidanti. E’ questo quanto è emerso da uno studio di un gruppo di ricercatori del dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-Ambientali dell'Università di Pisa pubblicato sulla rivista Scientia Horticulturae.
La ricerca è partita dal lavoro di tesi di Elisa Bortolotti (foto), autrice dell’articolo insieme ai dottori Stefano Benvenuti e Rita Maggini, e ha preso in esame dodici specie comunemente utilizzate solo come piante ornamentali, dalla viola, alla petunia, alla fucsia.
Come rivelato dalle analisi svolte nei laboratori della sezione di Orticoltura e Floricoltura diretti dal professore Alberto Pardossi, il potere antiossidante dei fiori è risultato significativamente superiore a quello dei comuni ortaggi da foglia e, a eccezione dei bassi valori misurati nella boraggine (solo 0,5 mmol FeSO4 /100 g di peso fresco), variava da 3,6 della calendula al 70,4 del tagete.
“Parte di questa elevata attività antiossidante è dovuta all’alto contenuto di antociani, almeno nel caso dei fiori con colorazioni rosso o blu – hanno spiegato i ricercatori – e infatti le migliori proprietà nutraceutiche sono presenti nei fiori più pigmentati”.
Ma oltre a rivelare le proprietà nutraceutiche, lo studio ha cercato di valutare anche l’appetibilità dei fiori attraverso dei test di assaggio. A parte alcuni fiori non graditi soprattutto per l’eccessiva consistenza come ad esempio la fucsia, la maggior parte sono stati apprezzati, come ad esempio il nasturzio il cui gusto ricorda il ravanello, la begonia che richiama il limone o l’ageratum che sa di carota.
“Superata una certa diffidenza iniziale rispetto a questo ‘strano cibo’, spesso i fiori ricordano sapori speziati, acidi talvolta simili ai comuni ortaggi ma con una consistenza e palatabilità diversa, più soffice e profumata – concludono i ricercatori - e certamente sebbene non possono certamente diventare un alimento base della nostra dieta essi costituiscono una importante opportunità in termini di sapori e salute”.
Con la nuova monoposto presentata a luglio in rettorato e per le piazze di Pisa, l’E-Team Squadra Corse dell’Università di Pisa ha partecipato agli eventi di Formula Student e di Formula SAE che si sono tenuti rispettivamente all’autodromo Riccardo Paletti a Varano de’ Melegari e in Ungheria al porto di Györ-Gonyü. In entrambe le competizioni, che prevedevano eventi dinamici e statici, l’E-Team ha ottenuto il primo posto per il Business Plan Presentation sia in Italia che in Ungheria, ottenendo ottimi punteggi anche negli altri settori valutati.
«Queste gare e questi risultati sottolineano l’eccellenza e l’impegno dei nostri ragazzi e dell’Università in eventi nazionali e internazionali – commenta Stefania Zanforlin, docente di macchine a fluido e Faculty Advisor della squadra – In nove anni l’attività di Formula Student è diventata una realtà matura in grado di realizzare buoni piazzamenti in competizioni internazionali ma i risultati più importanti per questi ragazzi riguardano la loro crescita professionale e umana. Le grandi aziende ai fini dell’assunzione riconoscono sempre più il valore curriculare di attività di questo tipo. Soprattutto, quanto i ragazzi hanno imparato li accompagnerà per tutta la vita, supportandoli nell’affrontare sfide e difficoltà, non solo lavorative».
Durante l’evento di Varano, la squadra ha ottenuto i seguenti risultati:
Design Event
13° posizione con punti 122.519 su 150
Presentation Event
1° posizione con punti 75 su 75
Cost Event
2° posizione con punti 94.887 su 100
Acceleration Event
7° posizione con punti 53.601 su 75
Skid Pad Event
19° posizione con punti 2.5 su 50
Autocross Event
14° posizione con punti 53.985 su 150
Endurance Event
Non classificata per guasto temporaneo alla vettura
Overall Results
15° posizione su 39 con 402.492 punti
Nelle gare tenutesi in Ungheria, l’ E-Team ha ottenuto i seguenti risultati:
Business Plan Presentation
1° posizione con punti 75 su 75
Cost, Manufacturing and Sustainability Event
11° posizione con punti 72 su 86
Design Event
20° posizione con punti 96 su 150
Static Overall
9° posizione con punti 243 su 286,5
Acceleration
12° posizione con punti 45,3 su 75
Skid Pad
30° posizione con punti 16,5 su 50
Autocross
22° posizione con punti 78,8 su 150
Endurance
Non classificata per guasto temporaneo alla vettura
Dynamic Overall
27° posizione con punti 140,6 su 560,5
Overall Results
26° posizione su 40 con 383,6 punti