Biswanath Sarkar, direttore della divisione dei sistemi di refrigerazione di l’ITER Organization, ha visitato l’Università di Pisa accolto dai rappresentanti istituzionali dell’Ateneo e dai ricercatori del Dipartimento di Ingegneria civile e industriale (DICI). In particolare, Biswanath Sarkar ha visitato il laboratorio “Bruno Guerrini” dove il gruppo di ricerca del professor Donato Aquaro, vincitore di un bando di ricerca internazionale finanziato da ITER Organization, sta conducendo uno studio in scala reale del principale sistema di sicurezza del reattore a fusione nucleare, ITER, in costruzione in Francia nei pressi di Aix-en-Provence. L’ospite ha esaminato lo stato di avanzamento dell’impianto sperimentale per la qualificazione del principale sistema di sicurezza del reattore a fusione nucleare.
Biswanath Sarkar nella Sala Mappamondi del rettorato, salutato dal prorettore Walter Salvatore.
Biswanath Sarkar, nei colloqui con le autorità accademiche, ha affermato che l'Università di Pisa fornisce uno dei contributi più importanti al progetto ITER, qualificando il suo sistema di sicurezza principale. Ha ampiamente riconosciuto il contributo dell'Università di Pisa e ha ringraziato il team guidato dal professor Donato Aquaro e le autorità dell'Università.
ITER è un’organizzazione internazionale di cui fanno parte Unione Europea, USA, Federazione Russa, Cina, Giappone, India e Corea del Sud. Tale organizzazione finanzia il più grande e costoso esperimento mai effettuato precedentemente. Lo scopo del progetto è la dimostrazione della fattibilità di produrre energia dalla fusione nucleare con un impianto di taglia industriale ottenendo un plasma stabile.
Il team di ricerca del professor Aquaro studierà il ‘Vacuum Vessel Pression Suppression System’, ossia il sistema che garantisce il mantenimento della pressione entro i limiti ammissibili in caso di incidente nel componente principale del reattore, la camera a vuoto. Nell’interno di tale componente in condizione di vuoto quasi assoluto, avviene la reazione di fusione nucleare fra un nucleo di deuterio e uno di trizio nel plasma ad una temperatura di oltre 100 milioni di gradi. La reazione di fusione simula quella che avviene nel sole.
Biswanath Sarkar salutato dal professor Donato Aquaro.
Il plasma per le altissime temperature non deve venire in contatto con le pareti, pertanto viene messo in movimento in un recipiente torico (Tokamak) da elevatissimi campi elettromagnetici. Considerando le estreme condizioni operative, non si può escludere la possibilità di incidenti di rottura delle tubazioni di refrigerazione della parete affacciata al plasma. Il fluido refrigerante (acqua) potrebbe invadere il Tokamak e vaporizzare a causa delle elevate temperature, provocando la sua pressurizzazione. Per evitare il raggiungimento di valori di pressione pericolosi per la stabilità della struttura, viene attivato un sistema di sicurezza di riduzione della pressione con condensazione diretta del vapore in acqua, il ‘Vacuum Vessel Pression Suppression System’. Tale sistema è stato scelto dall’Autorità di Sicurezza per gli stress test sull’impianto.
Biswanath Sarkar, laureato in Fisica conseguita con medaglia d'oro e massimi voti presso l’Università di Aallahabad, in India, ha sviluppato programmi di ricerca, nell’Institute for Plasma Research di Ahmedabad, riguardanti temperature criogeniche, magneti superconduttori, sviluppo di materiali e tecnologie per reattori nucleari a fusione.
Giornate intense e ricche di prove – non ultime quelle atmosferiche – che hanno impegnato l’E-Team Squadra Corse dell’Università di Pisa nella loro prima gara della stagione. Anche quest’anno il team di futuri ingegneri (e non solo) può vantare un’attiva partecipazione a uno degli eventi più prestigiosi organizzati da SAE International (Society of Automotive Engineering). Sul Circuito Riccardo Paletti si sono sfidati ben 2600 studenti provenienti da 26 Paesi (Iran e India i più lontani) e da oltre 79 diversi atenei.
L’E-Team Squadra Corse dell’Università di Pisa si è confrontata con i top team europei e ha proposto il suo modello di monoposto all’interno di un contesto in cui è stato notevole l’elevato livello tecnologico delle vetture realizzate, come sottolineato dallo stesso Direttore ANFIA, Gianmarco Giorda. Da due anni ANFIA organizza la competizione internazionale in partnership con SAE International e con la main sponsorship di FCA, presente con il marchio Abarth, e di Dallara.
L'E-Team Squadra Corse a Varano De' Malegari
Non si tratta di una semplice gara, ma di un’iniziativa che ha lo scopo di valutare il miglior prototipo da competizione sotto ogni aspetto: sportivo, commerciale, tecnologico ed ecosostenibile. “I Cinque Giorni” di Varano hanno visto il succedersi di numerosi eventi statici e dinamici, tutti volti a verificare le conoscenze ingegneristiche acquisite dagli studenti, il rispetto delle tempistiche, l’idea progettuale e la gestione della realizzazione.
L’E-Team ha conquistato il podio nel Cost Event, uno dei tre eventi che hanno caratterizzato la parte statica, insieme al Business Presentation Event (simulazione della presentazione della vettura proposta davanti ad una platea di potenziali investitori) e al Design Event (valutazione del lavoro ingegneristico che sta dietro alla vettura, ma anche dell’estetica e del grado di creatività ed innovazione del progetto). Una prova assolutamente da non sottovalutare, se si considera che, oltre ad un’analisi dei cost report prodotti dai team indicando la quantità dei materiali e componenti utilizzati per la vettura, si compone anche di una visita da parte dei giudici volta a verificare, sia con domande che con un controllo diretto, la validità del progetto descritto in termini di costi e sostenibilità. A ciò si aggiunge anche il Real case scenario, una prova di simulazione di una situazione aziendale in cui un ipotetico top management chiede di ridurre del 20% tre macro-aree di costo del progetto.
La monoposto Kerub
Una simile vittoria testimonia un’ampia consapevolezza da parte degli studenti dell’E-Team del compromesso necessario tra gestione del budget e performance da raggiungere, e consolida l’idea di una realtà che si configura sempre di più come una vera e propria azienda, in cui tutte le competenze a disposizione sono necessarie per il raggiungimento dell’obiettivo. Tra gli eventi dinamici, invece, si segnala la prova di Endurance che ha registrato un innalzamento di livello generale rispetto agli altri anni. Si tratta di una prova che tende a verificare le performance complessive delle singole vetture in gara. Degna di nota è stata, in particolar modo, l’esecuzione della Classe 1C (vetture a combustione interna), dove il forte temporale ha esaltato le capacità dei piloti e la messa a punto delle vetture sulla pista bagnata. Come ha sottolineato Carlo Giorgioni, head of cost judges: “Qui chi vince, vince. Chi perde, impara”.
L’E-Team Squadra Corse dell’Università di Pisa ha vinto e ha imparato. Diverse testate giornalistiche l’hanno segnalata come: “tra le più attive nella richiesta di consulenza durante l’anno”, a testimonianza del fatto che è stato davvero colto lo spirito di questa competizione, definito dallo stesso Direttore ANFIA, “più educational che competitivo”. Non ultima, la possibilità che il team ha avuto anche quest’anno di potersi confrontare con professionisti di un certo rilievo nel mondo dell’automotive. Far parte, quindi, di quei 14 team italiani su un totale di 84 team che nel complesso hanno partecipato a un evento di tale portata non può che essere motivo di orgoglio.
Paola Binda, a researcher in Physiology at the University of Pisa, has been awarded a grant of 1.5 million euros as part of the ERC Starting Grant programme in order to study the relationship between the brain (in particular the visual areas), personality and metabolism. Binda is one of the 42 Italian scientists who have received this accolade from the European Research Council. 403 early career European researchers (out of the 3,170 applicants) will benefit from 603 million euros in total, to conduct pioneering projects. However, only 15 of the 42 Italians will carry out their research in Italy.
“The ERC provides the most prestigious of the European grants for research, where the sole selection criteria is scientific excellence,” commented the rector Paolo Mancarella. “For this reason I must congratulate Paola Binda whose success contributes to the growing prestige of our university at international level. Her ERC Starting Grant joins the other seven our university has received over the last few years in the fields of Humanities, Medicine, Physics, Chemistry and Information Engineering totaling more than 10 million euros, an accolade our university is proud of.”
Paola Binda’s five-year project entitled “PUPILTRAITS” will benefit from the network of excellence that the University of Pisa and its territory have to offer in the study of human physiology and will be able to depend upon innovative instruments to face one of the classic, unanswered questions of all times: why do we not all see things in the same way? When looking at Ruben’s famous vase illusion, some people see a vase while others see two faces, and the perception can vary from one moment to another.
“We believe that these variations reflect more profound differences,” says Paola Binda. “These are differences in our state of health, in particular in our metabolism, in what and how we eat and in our personality traits.”
It is a well-known fact that the autism spectrum disorder is accompanied by a particular, characteristic perceptual style; it is equally true that in many developmental pathologies there is a link between cerebral alteration and alterations at a metabolic and gastrointestinal level. The project aims to follow these links from both a pathological and physiological point of view.
The research will make use of neuroimaging (including the ultra-high field magnetic resonance at the IMAGO7 centre in Calambrone) and perceptual tests involving pupil size modulation (‘a window on the cortical processing of visual stimuli’, according to recent studies by Paola Binda), together with simple metabolic interventions.
Paola Binda proposes a new ‘vision’ of the visual system, which is not only important for the role that visual sensation covers in our perception, but also as a litmus test of the interaction between the brain and the body. Understanding how we see, therefore, could open new horizons in the diagnosis of pathological conditions and the development of new approaches which aim to modify our behaviour and feelings through interventions on general physiology and metabolism.
Paola Binda, ricercatrice di Fisiologia all’Università di Pisa, si è aggiudicata un finanziamento di 1.5 milioni di euro nell’ambito del programma ERC-Starting Grant per uno studio sui rapporti tra cervello (in particolare le aree visive), personalità e metabolismo.
Binda è una dei 42 scienziati italiani che hanno ricevuto questo riconoscimento dall’European Research Council, che in totale ha assegnato finanziamenti a 403 giovani ricercatori europei (a fronte di 3170 domande), per un totale di 603 milioni di euro dedicati a progetti di frontiera. Dei 42 italiani, solo 15 però condurranno le loro ricerche in Italia.
“L’ERC è il più prestigioso finanziamento europeo per la ricerca, in cui l’unico criterio di selezione è l’eccellenza scientifica – ha commentato il rettore Paolo Mancarella – È per questo che mi congratulo particolarmente con Paola Binda, il cui successo contribuisce ad accrescere il prestigio del nostro Ateneo a livello internazionale. Il suo ERC Starting grant va infatti ad aggiungersi agli altri sette ottenuti negli ultimi anni dalla nostra università in ambito umanistico, medico, fisico, chimico e di ingegneria dell’informazione, per un finanziamento complessivo di oltre 10 milioni di euro. Un riconoscimento che è motivo di orgoglio per tutti noi”.
Il progetto di Paola Binda, dal titolo “PUPILTRAITS” e della durata di cinque anni, si avvarrà della rete di eccellenza che l’Università di Pisa e il suo territorio offrono per lo studio della fisiologia umana e userà strumenti innovativi per affrontare una delle più classiche e irrisolte domande di tutti i tempi: perché non vediamo tutti allo stesso modo? Guardando la famosa immagine di Rubin, alcuni vedono dei vasi, altri vedono due facce e la percezione può variare di momento in momento. “Crediamo – dice Paola Binda – che queste variazioni riflettano differenze più profonde: del nostro stato di salute, in particolare del metabolismo, di come e cosa mangiamo, e delle nostre caratteristiche di personalità”. È noto ad esempio che la sindrome dello spettro autistico si accompagna a uno stile percettivo peculiare e caratteristico; è noto altresì che in molte patologie dello sviluppo esiste un legame tra alterazioni cerebrali e alterazioni a livello metabolico e gastro-intestinale. Il progetto di ricerca prevede di seguire questo legame sia nella patologia, sia nella fisiologia.
La ricerca farà uso delle neuroimmagini (tra cui la risonanza magnetica a campo ultra-alto del centro IMAGO7 di Calambrone) e di test percettivi che comprendono la misura del diametro pupillare (“una finestra sull’elaborazione corticale degli stimoli visivi” secondo gli studi recenti di Paola Binda), combinati con semplici interventi metabolici. Paola Binda propone una nuova “visione” del sistema visivo, importante non solo per il ruolo che la sensazione visiva riveste nella nostra percezione, ma anche come cartina tornasole dell’interazione tra cervello e corpo. Capire come vediamo, dunque, potrebbe aprire nuovi orizzonti per diagnosticare condizioni patologiche e sviluppare
nuovi approcci terapeutici che puntino a modificare il nostro modo di agire e di sentire attraverso interventi sulla fisiologia generale e sul metabolismo.
Tutto esaurito per "La Luna e le Mura" di venerdì 27 luglio, una passeggiata astronomica lungo le antiche mura di Pisa organizzata in occasione della eclissi di luna più lunga del secolo. Ma per chi non fosse riuscito a prenotare c'è comunque la possibilità di seguire l'evento in streming sul Canale You Tube dell’Osservatorio astronomico del GAMP - Gruppo Astrofili Montagna Pistoiese: https://www.youtube.com/channel/UCFmOuA61NybTw6R4BZm5hqQ.
"L’iniziativa ha avuto un tale successo ben al di là delle aspettative - fanno sapere dal Comitato organizzatore - tanto che le sole prenotazioni hanno rapidamente esaurito i posti disponibili, limitati per ragioni di sicurezza. Per questo motivo siamo stati costretti a chiudere le prenotazioni e non possiamo accettare ulteriori richieste. Invitiamo pertanto a presentarsi all’evento solo se muniti di prenotazione".
"Ringraziamo il pubblico che ha accolto con tanto entusiasmo l’iniziativa - concludono dal Comitato organizzatore - e per venire incontro a tutti coloro che non potranno partecipare, organizzeremo un’altra passeggiata in notturna da settembre in poi. Per essere inseriti nella mailing list che fornirà tutti gli aggiornamenti, invitiamo gli interessati a scrivere all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
"La Luna e le Mura" è un evento organizzato dal Sistema Museale di Ateneo, i dipartimenti di Fisica e Matematica dell'Università di Pisa, in collaborazione con CoopCulture, Cooperativa Itinera e Promocultura e con il sostegno della Ludoteca Scientifica, dell'Associazione La Nuova Limonaia e dell’Associazione Cascinese Astrofili.
Per chi ha prenotato l’appuntamento è alle ore 21, presso l’Area Pontecorvo (ex Marzotto) in Largo Bruno Pontecorvo 3 dove, dopo una breve introduzione all'evento in attesa che cali il buio, sarà possibile accedere alle Mura e percorrere il tratto compreso tra la Torre Piezometrica e Piazza dei Miracoli. Lungo il percorso, i visitatori troveranno vari punti attrezzati con telescopi e altra strumentazione per osservare la Luna e gli altri corpi celesti visibili. La direzione scientifica dell’evento è affidata al professor Sergio Giudici del dipartimento di Fisica dell’Università di Pisa mentre i giovani della Associazione Italiana Studenti di Fisica (AISF) guideranno i visitatori durante le osservazioni.
Durante tutto l’arco della serata nell’area antistante all’accesso alle Mura saranno effettuate videoproiezioni e sulla Torre Piezometrica sarà proiettata la diretta streaming dell’evento realizzata dal GAMP - Gruppo Astrofili Montagna Pistoiese.
I professori Roberto Barbuti, Roberta Gori e Paolo Milazzo del Dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa hanno vinto il premio per il “risultato teorico dell’anno” assegnato dalla International Membrane Computing Society (IMCS), grazie al lavoro “Multiset Patterns and Their Application to Dynamic Causalities in Membrane Systems”.
Da sinistra Paolo Milazzo, Roberta Gori e Roberto Barbuti.
L’International Membrane Computing Society (IMCS) è un’associazione internazionale costituita da ricercatori che si occupano di “Membrane Computing”, un modello di calcolo sviluppato a partire dai primi anni 2000. Il paradigma di “Membrane Computing”, ispirato da modelli biologici, ha trovato innumerevoli applicazioni in svariati campi scientifici, dall’informatica alla biologia e alla medicina.
Ogni anno la IMCS assegna tre premi: il premio per la migliore tesi di dottorato, “The PhD Thesis of the Year”, il premio per il miglior risultato teorico, “The Theoretical Result of the Year” e il premio per la migliore applicazione, “The Application of the Year”.
«Desidero conglatularmi con i colleghi e amici che hanno conseguito questo prestigioso riconoscimento - commenta il rettore Paolo Mancarella - La soddisfazione è anche doppia considerando che il Dipartimento di Informatica è anche il mio dipartimento e ancora una volta dimostra la sua eccellenza e avanguardia a livello internazionale”.
Lo studio premiato ha riguardato la possibilità di descrivere i possibili stati iniziali di un calcolo che porta in un preciso stato finale. A partire dallo stato finale, la ricerca ha permesso di ricostruire un insieme di stati iniziali, descritti da una logica opportunamente definita, a partire dai quali si è certi di raggiungere la stato finale dato. Questo tipo di studio ha particolare rilevanza in tutti i sistemi reali in cui è necessario capire quali circostanze possono aver generato un particolare fenomeno.
Nella notte del prossimo 27 luglio si verificherà la eclissi di luna più lunga del secolo. Il nostro satellite sarà infatti oscurato per oltre cento minuti. In occasione del fenomeno, il Sistema Museale di Ateneo, i dipartimenti di Fisica e Matematica dell'Università di Pisa, in collaborazione con CoopCulture, Cooperativa Itinera e Promocultura organizzano "La Luna e le Mura", una passeggiata astronomica lungo le antiche mura di Pisa. L’evento è stato presentato da Chiara Bodei, presidente del Sistema Museale di Ateneo dell'Università di Pisa, Sergio Giudici, docente del Dipartimento di Fisica e curatore scientifico dell’evento, Massimiliano Razzano, docente del dipartimento di Fisica, Simone Sacco, responsabile eventi “Mura di Pisa” CoopCulture. Per partecipare è consigliata la prenotazione al numero 050 0987480.
L’appuntamento è alle ore 21, presso l’Area Pontecorvo (ex Marzotto) in Largo Bruno Pontecorvo 3 dove, dopo una breve introduzione all'evento in attesa che cali il buio, sarà possibile accedere alle Mura e percorrere il tratto compreso tra la Torre Piezometrica e Piazza dei Miracoli. Lungo il percorso, i visitatori troveranno vari punti attrezzati con telescopi e altra strumentazione per osservare la Luna e gli altri corpi celesti visibili. La direzione scientifica dell’evento è affidata al professor Sergio Giudici del dipartimento di Fisica dell’Università di Pisa mentre i giovani della Associazione Italiana Studenti di Fisica (AISF) guideranno i visitatori durante le osservazioni.
Durante tutto l’arco della serata nell’area antistante all’accesso alle Mura saranno effettuate videoproiezioni e sulla Torre Piezometrica sarà proiettata la diretta streaming dell’evento realizzata dal GAMP - Gruppo Astrofili Montagna Pistoiese. La diretta sarà tramessa sul Canale You Tube dell’Osservatorio:
https://www.youtube.com/channel/UCFmOuA61NybTw6R4BZm5hqQ.
Nella foto, da sinistra: Massimiliano Razzano, Simone Sacco, Chiara Bodei e Sergio Giudici.
L'evento, organizzato con il sostegno della Ludoteca Scientifica, dell'Associazione La Nuova Limonaia e con il supporto dell’Associazione Cascinese Astrofili, è un'occasione unica per passeggiare in notturna sulle mura medievali della città osservando un'eclissi di luna straordinaria, incorniciata tra i monumenti più antichi e preziosi della città natale di Galileo Galilei.
Il costo del biglietto per la partecipazione all'evento è di € 3,00 (€ 2,00 per gli studenti universitari muniti di libretto). Info e prenotazioni 050 0987480.
Le ricerche sui resti scheletrici di Liutprando, re dei Longobardi, condotte dai paleopatologi dell’Università di Pisa saranno protagoniste di un servizio di SuperQuark che andrà in onda su Rai 1 mercoledì 25 luglio.
Lo studio paleopatologico dei personaggi storici costituisce sempre un evento eccezionale. La divisione di Paleopatologia dell’Ateneo pisano si è specializzata in questo tipo di ricerche, anche su intere famiglie dinastiche, come gli Aragonesi di Napoli e i Medici di Firenze. Questa volta il team della divisione, guidato dalla professoressa Valentina Giuffra e con la supervisione del professore Gino Fornaciari, si è recato a Pavia, nella Basilica di San Pietro in Ciel D’Oro, dove è custodita la tomba di Liutprando (690-744), re dei Longobardi, in un loculo ricavato in un pilastro.
Il team della Divisione di Paleopatologia al lavoro sui resti scheletrici di Liutprando insieme alla troupe di Superquark
Dai primi rilievi è emerso che il sovrano era affetto da una infezione ossea, forse causata da una ferita, e che la sua dieta era fondamentalmente carnivora. E poi mistero: nel loculo dove si trovano i resti del re sono state ritrovate le ossa anche di un altro individuo, forse il padre Ansprando, ma per avere conferma si attendono gli esiti delle analisi molecolari.
“Lo studio dello scheletro del sovrano ha comportato non poche difficoltà - racconta Gino Fornaciari - poiché le ossa sono molto frammentate e tuttavia è stato possibile verificare che la tibia sinistra era affetta da una grave infezione, un’osteomielite, probabilmente esito di una ferita”.
La tomba di Liuprando nella Basilica di San Pietro in Ciel D’Oro
“Lo studio palenutrizionale basato sugli isotopi stabili del carbonio e dell’azoto ha accertato che la dieta del re era basata sul consumo di proteine terrestri, come era facile aspettarsi nel caso di personaggi di rango aristocratico, che mangiavano soprattutto carne – ha aggiunto Valentina Giuffra – ulteriori analisi sono in corso per ricostruire quanto più possibile lo stile di vita e lo stato di salute del sovrano”.
Solido in oro emesso da Liutprando con l’immagine del sovrano
Liutprando, succeduto al padre Ansprando che aveva aiutato a riconquistare il trono, portò il regno longobardo al suo massimo splendore. Fu legislatore, mecenate, valoroso guerriero e abile politico. Sotto il suo regno furono emanati 155 capitoli, che integrarono l’Editto di Rotari, la principale raccolta scritta delle leggi longobarde; favorì, inoltre, una maggior integrazione sociale tra la parte longobarda e romana del regno. Si fece promotore dello sviluppo delle arti, tanto che è proprio in questo periodo che l’arte longobarda raggiunse il suo apice. Quanto alla politica interna, intraprese una decisa opera di rafforzamento del regno, che riuscì ad ingrandire con nuovi territori.
Alle esplorazioni della tomba, riprese dalla troupe di SuperQuark, hanno partecipato anche Simona Minozzi, Antonio Fornaciari, Raffaele Gaeta e Giulia Riccomi della divisione di Paleopatologia.
Surface changes including colour, efflorescences and sensitivity to water and solvents, dripping paints that may occur as paintings age. There are conservation issues that are particulary pertientent to these changes in paintings of the twentieth and twenty-first centuries that differ from the concerns for treatment of works of art made in previous centuries. Research focusing on the identification of the causes of deterioration and possibilities for treatment of modern oil paintings has been carried out by a collaborative European project CMOP-Cleaning of modern oil paints. The project, coordinated by the University of Amsterdam incorporated a consortium of partnerships which included the Department of Chemistry and Industrial Chemistry of the University of Pisa, he Cultural Heritage Agency of the Netherlands, the Tate, the Courtauld Institute of Art (both in London) and the Getty Conservation Institute of Los Angeles.
The works of art studied, including, among others, the "Naked woman on a red armchair" by Pablo Picasso in 1932, were over 70, mainly from the collections of the Tate Modern, the Stedelijk Museum Amsterdam and the Gemeentemuseum of The Hague.
The project highlighted that the problems of conservation of contemporary oil paintings can be related to the composition of commercial paint tubes used by artists from the end of the nineteenth century. Commercial paint tubes were more affordable, but unstable. Paints produced industrially were no longer the result of the skills of painters and artisans, and were, in part also for health reasons, made without the more stable components such as lead-based pigments, in favour of others, more reactive, and potentially dangerous.
"The consequence is that the risks associated with surface cleaning treatments of contemporary oil paintings are very high and could lead to irreversible damage to the works of art," explains Ilaria Bonaduce of the University of Pisa who contributed to the study of these mechanisms at the molecular level, together with her research group composed by Celia Duce, Anna Lluveras-Tenorio, Francesca Modugno, Ilaria Degano and Jacopo La Nasa.
"Naked woman on a red armchair" Pablo Picasso 1932 (Tate, N06205) . © Succession Picasso/DACS 2018
"The systems commonly used for the removal of dirt from the paint surface, which are based on aqueous media, cannot be used, nor other alternative treatments tested so far have proved effective - adds Ilaria Bonaduce - On the other hand, avoiding cleaning increases the risk of dirt becoming irreversibly incorporated into the pictorial surface, potentially causing permanent aesthetic damage ".
Thanks to the CMOP project, the international research team has therefore identified new cleaning procedures, based on the use of gels, microemulsions, and modified waters (for pH and ionic strength), which have proved to be the most suitable systems to minimize risks related to the cleaning of the paintings.
"During the project we were able to study the chemistry of contemporary oil paintings for the first time in a systematic way, joining the efforts of an international and multidisciplinary team - concludes Bonaduce. Contemporary art represents our recent history, and is thus fundamental that these works can continue to pass on their message to future generations ".
Patine superficiali che offuscano lo splendore originario dei colori, efflorescenze, una imprevedibile sensibilità all'acqua e ai solventi in generale, pitture che colano anche dopo tanti anni che i quadri sono stati completati. C’è tutta una casistica di problemi di conservazione che riguardano i dipinti del XX e XXI secolo e che sono nettamente diversi da quelli delle opere realizzate nei secoli precedenti. A identificarli e a scoprire cause e soluzioni ci ha pensato il progetto europeo CMOP-Cleaning of modern oil paints appena giunto a conclusione, coordinato dall’Università di Amsterdam e al quale hanno partecipato il dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa, l’Agenzia Olandese per i Beni Culturali, la Tate di Londra, l’Istituto d'Arte Courtauld e il Getty Conservation Institute di Los Angeles.
Fenomeni di degrado delle pitture
Le opere d’arte studiate, tra cui ad esempio la “Donna nuda su una poltrona rossa” di Pablo Picasso del 1932, sono state oltre 70, principalmente provenienti dalle collezioni della Tate Modern, dello Stedelijk Museum Amsterdam e del Gemeentemuseum dell’Aia.
E’ emerso così che i problemi di conservazione dei dipinti ad olio contemporanei sarebbero legati soprattutto alle pitture commerciali, in tubetto e più economiche, ma altamente instabili, che gli artisti cominciano ad utilizzare dalla fine dell’Ottocento. Colori prodotti industrialmente, e non più frutto dell’abilità di pittori e artigiani, dove magari, anche per questioni di salute, vennero via via eliminati componenti più stabili come i pigmenti a base di piombo, a favore di altri più reattivi che però degradano l’olio.
“Donna nuda su una poltrona rossa” di Pablo Picasso del 1932 (Tate, N06205) . © Succession Picasso/DACS 2018
“La conseguenza è che i rischi associati ai trattamenti di pulizia superficiale dei dipinti a olio contemporanei sono molto alti e potrebbero condurre a danni irreversibili delle opere”, spiega Ilaria Bonaduce dell’Università di Pisa che ha contribuito allo studio di questi meccanismi a livello molecolare insieme al suo gruppo di ricerca composto da Celia Duce, Anna Lluveras-Tenorio, Francesca Modugno, Ilaria Degano e Jacopo La Nasa.
“I sistemi comunemente utilizzati per la rimozione dello sporco dalla superficie, che si basano su mezzi acquosi, non possono infatti essere utilizzati, né altri trattamenti alternativi sinora testati si sono dimostrati efficaci - aggiunge Ilaria Bonaduce - D'altra parte, evitare la pulitura comporta il rischio che lo sporco si incorpori irreversibilmente nella superficie pittorica, causando potenzialmente un danno estetico permanente”.
Grazie al progetto CMOP il team di ricerca internazionale ha quindi individuato delle nuove procedure di pulitura, basate sull’impiego di gel, microemulsioni, e acque modificate (per pH e forza ionica), che si sono rivelate i sistemi più indicati per minimizzare i rischi legati alla pulitura dei dipinti.
“Nel corso del progetto abbiamo potuto studiare per la prima volta in modo sistematico la chimica dei dipinti a olio contemporanei unendo gli sforzi di un team internazionale e multidisciplinare – conclude Bonaduce - l'arte contemporanea rappresenta infatti la nostra storia recente, è dunque fondamentale garantire che le opere possano continuare a tramandare il loro messaggio alle generazioni future”.