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bonaccorsi copertina"The Evaluation of Research in Social Sciences and Humanities. Lessons from the Italian Experience" (Springer, 2018) è l'ultimo libro curato da Andrea Bonaccorsi, ordinario di Ingegneria Economico-gestionale al Dipartimento di Ingegneria dell'Energia, dei Sistemi, del Territorio e delle Costruzioni dell'Università di Pisa.

Accanto all'ampia produzione scientifica, il professore Bonaccorsi ha ricoperto molti incarichi nell'ambito delle agenzie di valutazione delle università e della ricerca sia a livello nazionale che europeo ed internazionale - fra le principali ad esempio la nomina all'Anvur o nel RISE, un ristretto gruppo di esperti chiamato a sostenere le politiche europee per la ricerca.

Pubblichamo di seguito una breve presentazione del volume a sua firma.

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La valutazione della ricerca ha generato un dibattito acceso nelle disciplina umanistiche e nelle scienze sociali, circa la legittimità, i principi e i metodi. Il volume presenta alla comunità internazionale l'esperienza italiana a partire dal lancio della VQR, della Abilitazione scientifica nazionale, della valutazione della terza missione.

A partire da una riflessione sugli aspetti epistemici della ricerca nelle SSH (Social Sciences and Humanities) il volume presenta approfondimenti sui metodi di valutazione attualmente usati (in particolare la peer review, la peer review informata, la classificazione delle riviste) e su metodi oggetto di discussione a livello internazionale (la classificazione degli editori, la "pesatura" dei prodotti della ricerca, l'uso dei cataloghi digitali delle biblioteche, l'uso di Google Scholar).

Completa il testo la presentazione dei risultati di una ampia indagine sulle discipline giuridiche in Italia. Il libro dà ampio conto dei dibattiti e delle controversie che hanno accompagnato il lancio della valutazione e delle iniziative con cui si è cercato il coinvolgimento delle comunità scientifiche.


Andrea Bonaccorsi

Il dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa ha implementato il proprio Sistema di Gestione per la Qualità (SGQ) con il passaggio alla nuova edizione della norma UNI EN ISO 9001:2015. I laboratori che attuano il SGQ conforme alla norma sono quelli di Biologia Applicata ed Ecotossicologia, Biotecnologie Genetiche, Diagnostica Istopatologica, Farmacologia e Tossicologia Veterinaria, Micologia e Sierologia delle Malattie Parassitarie e Patologia Clinica Veterinaria.

 

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Personale dei laboratori della sede di San Piero a Grado, da sinistra a destra, dr.ssa Gianfranca Monni (Responsabile Qualità, Divisione di Biologia Applicata ed Ecotossicologia), dr.ssa Valentina Meucci (Responsabile Qualità, Divisione di Farmacologia e Tossicologia Veterinaria), dr.ssa Anna Pasquini (Responsabile Qualità, Divisione di Patologia Clinica Veterinaria), sig.ra Simona Rela (addetta alle analisi, Divisione di Patologia Clinica Veterinaria).


Il passaggio alla nuova edizione della norma ha visto impegnati tecnici e docenti del dipartimento e segue la certificazione UNI EN ISO 9001:2008 ottenuta nel 2014 da Certiquality Srl per le analisi di laboratorio conto terzi.
La Certificazione di Qualità rappresenta per il dipartimento uno strumento per garantire standard qualitativi sempre più elevati e perseguire come obiettivi la soddisfazione dei clienti, il miglioramento continuo dei servizi offerti, referti precisi e accurati consegnati nel rispetto dei tempi, il coinvolgimento del personale interno e il miglioramento gestionale.

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Personale dei laboratori della sede di Pisa, da sinistra a destra, dr.ssa Simona Nardoni (Responsabile Qualità, Divisione di Micologia e Sierologia delle Malattie Parassitarie), prof.ssa Roberta Ciampolini (Responsabile Qualità, Divisione di Biotecnologie Genetiche), sig. Davide Lorenzi (addetto alle analisi, Divisione di Diagnostica Istopatologica), dr.ssa Francesca Millanta (Responsabile Qualità, Divisione di Diagnostica Istopatologica)

 

Ulteriori informazioni sul SGQ e sui laboratori che offrono servizi conto terzi all’interno del SGQ sono disponibili alla pagina Dipartimento di Scienze Veterinarie/Certificazione ISO 9001.

 

 

Crescita economica e nuovi casi di tumori crescono di pari passo, a mostrarlo è una ricerca condotta all’Università di Pisa su 122 Paesi nel mondo, Italia compresa. Lo studio firmato da Tommaso Luzzati, Angela Parenti e Tommaso Rughi del dipartimento di Economia e Management è stato pubblicato sulla rivista “Ecological Economics” e, oltre a rilevare il fenomeno, cerca anche di analizzare le cause della cosiddetta “epidemia di cancro” che colpisce moltissimi paesi, soprattutto sviluppati. Per farlo i tre economisti sono partiti dai dati provenienti dal database Globocan, un progetto dell'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità. L’analisi ha quindi riguardato 122 paesi, ovvero circa il 90% della popolazione mondiale, e le otto tipologie di tumori più diffuse (polmone, seno, colon-retto, prostata, stomaco, fegato, cervice uterina, esofago).

 

sviluppo economico e ambiente

 

“Secondo un’idea abbastanza diffusa – spiega Tommaso Luzzati - l’aumento dei casi di tumore nei paesi più ricchi sarebbe una “buona notizia” perché si legherebbe sia ad una migliore capacità di diagnosi e, quindi efficienza dei sistemi sanitari, sia all’allungamento della vita che “consentirebbe” alle persone di ammalarsi di cancro anziché morire prima per altre cause”.

Lo scopo principale della ricerca è stato quindi quello di valutare fino a che punto questa idea sia fondata.

“Gli esiti – afferma Luzzati - mostrano che l’incremento dei nuovi casi di cancro non può essere spiegato solo dalla maggiore aspettativa di vita, da statistiche migliori e da peculiarità regionali: piuttosto, un ruolo significativo deve essere attribuito al degrado ambientale e agli stili di vita, anche se purtroppo la nostra analisi empirica non è in grado di distinguere fra i due”.

Dunque stili di vita e qualità ambientale associati alla crescita economica hanno un ruolo fondamentale che si manifesta anche a livello molto aggregato, cioè, quando si va a studiare la relazione tra incidenza tumorale e Prodotto Interno Lordo pro capite, anche se non è facile stabilire il peso relativo di ciascuno dei due fattori. Ma che l’inquinamento ambientale giochi un ruolo non secondario secondo i ricercatori è visibile ad esempio nel caso dei tumori al polmone, in crescita anche se nei paesi più ricchi il numero dei fumatori è in diminuzione.

“Il messaggio politico che possiamo trarre dal nostro lavoro – conclude Luzzati - è che solo prendendo coscienza degli effetti negativi dello sviluppo economico saremo anche in grado di attuare politiche per affrontarli”.
La ricerca, per la sua originalità e per le sue implicazioni, ha suscitato interesse nella comunità scientifica, tra cui anche quello della rivista “Nature – Sustainability” che la riassume nel numero del 9 febbraio 2018.

Se c’è un problema ogni cavallo lo risolverà a modo suo, in base alla propria indole e al proprio carattere. In altre parole, la singola personalità di ogni animale influenzerà il suo modo di affrontare situazioni complesse e di superare gli ostacoli. La scoperta, che mette in relazione anche nei cavalli carattere e capacità cognitive, emerge da uno studio coordinato dai ricercatori dell’Università di Pisa in collaborazione con i colleghi della John Moores University di Liverpool e della Universitat Autònoma di Barcellona. I risultati della ricerca sono stati recentemente pubblicati in un articolo su Scientific Reports”, rivista del gruppo “Nature”.

“I cavalli hanno dimostrato di avere stili cognitivi diversi che permettono di usare strategie intellettive diverse per risolvere un certo problema - spiega Paolo Baragli del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Ateneo pisano - L’elemento molto importante è che questi diversi stili cognitivi sembrano essere strettamente connessi con la personalità degli individui”.

 

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Nell’esperimento condotto dai ricercatori un gruppo di cavalle sono state sottoposte a un test di detour, dovevano cioè aggirare un ostacolo per raggiungere un obiettivo, con la possibilità di scegliere fra una via più lunga e una più corta. L’intento era di capire quanto fossero flessibili nell’affrontare e risolvere un compito di cognizione spaziale. Il risultato è che gli animali hanno messo in atto strategie differenti e dunque l’ipotesi dei ricercatori è che il modo di agire sia legato alla loro diversa personalità.

Alcuni cavalli, ad esempio, sono stati più lenti ma più precisi nello scegliere la strada più breve e questo suggerisce uno stile cognitivo collegato a una personalità timida e più riflessiva, che li ha spinti a valutare bene il contesto e a riflettere accuratamente sulla soluzione migliore. Questi cavalli, in un contesto ecologico, probabilmente raccoglierebbero meno risorse ma correrebbero meno rischi nel farlo. Altri invece hanno scelto la velocità come strategia, a prescindere dalla lunghezza del tragitto da compiere. Sempre secondo i ricercatori si tratterebbe di soggetti dalla personalità impulsiva, spinti a ottenere un beneficio più rapidamente possibile. Questi soggetti in un contesto naturale potrebbero raggiungere più cibo degli altri ma, non prestando attenzione al contesto, correrebbero rischi maggiori. Alcuni cavalli, infine, hanno mostrato una tattica intermedia, e sebbene non precisi come i cavalli “riflessivi” sono riusciti ad unire velocità e capacità di scegliere la via breve, dimostrando una notevole flessibilità cognitiva.

“Nella gestione dei cavalli è molto importante avere approfondite conoscenze sulla loro personalità e sul loro lo stile cognitivo per rispettare il loro benessere psichico e nello stesso tempo ottimizzare i programmi di addestramento”, conclude Paolo Baragli. Insieme a lui hanno partecipato allo studio per l’Università di Pisa, Claudio Sighieri del Dipartimento di Scienze Veterinarie, Antonio Lanatà del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione ed Elisabetta Palagi del Museo di Storia Naturale.



 

La ministra dell'Istruzione, Università e Ricerca, Valeria Fedeli, ha visitato nella mattinata di giovedì 8 febbraio il dipartimento di Ingegneria dell'informazione dell'Università di Pisa, una delle strutture che recentemente si è aggiudicata il finanziamento nazionale destinato ai "dipartimenti di eccellenza”. Al suo arrivo nella sede di via Caruso, la ministra è stata accolta dalla prorettrice vicaria dell'Ateneo, Nicoletta De Francesco, e dal direttore del dipartimento, Giuseppe Anastasi. Con loro vi erano i prorettori per la Ricerca nazionale, Claudia Martini, per la Ricerca in ambito europeo e internazionale, Lisandro Benedetti Cecchi, e per l'Internazionalizzazione, Francesco Marcelloni, oltre a diversi docenti del dipartimento.

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Il professor Anastasi ha illustrato alla ministra il progetto "CrossLab", grazie al quale il dipartimento di Ingegneria dell'informazione ha ottenuto il riconoscimento di "eccellente", conquistando più di 9 milioni di euro distribuiti nel prossimo quinquennio e si è affermato tra i punti di riferimento in ambito regionale e nazionale per i temi dell'ICT e dell'industria 4.0.
"L’idea chiave dei CrossLab - ha spiegato il professor Anastasi - è quella di mettere a comune competenze e strumentazioni diverse nelle tecnologie abilitanti individuate nel piano di Industria 4.0. Secondo il nuovo paradigma industriale, tutti gli 'oggetti' della fabbrica sono dotati di capacità di elaborazione e di comunicazione. La fabbrica diventa un sistema 'cyber-fisico', composto da oggetti fisici e da componenti virtuali e digitali. L'operatore umano è parte integrante di questa architettura e interagisce con essa attraverso azioni fisiche o tramite interfacce uomo-computer. I CrossLab sono di conseguenza incentrati attorno ai pilastri fondamentali della architettura cyber-fisica, e le attività di ricerca riorganizzate per stimolare l'interdisciplinarietà e la collaborazione tra laboratori. In particolare, quattro CrossLab sono concepiti focalizzandosi su altrettante aree applicative di industria 4.0, e cioè realtà aumentata, studio di materiali 'intelligenti', la nuova robotica per industria 4.0 e l'Internet of Things. Il quinto riguarda tecnologie abilitanti per il Cloud Computing, gestione dei Big Data e Cybersecurity, sicurezza informatica". Il direttore del dipartimento ha quindi concluso ricordando che un elemento chiave e altamente innovativo del progetto è il trasferimento tecnologico: i CrossLab saranno aperti alle industrie per fare ricerca congiunta con le università o condurre ricerche da sole, dando accesso a tecnologie avanzate anche a quel tessuto di piccole e medie imprese toscane che altrimenti non avrebbe mai potuto accedervi.

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Visibilmente soddisfatta, la ministra Fedeli ha sottolineato nel suo intervento che il dipartimento pisano di Ingegneria dell'informazione rappresenta un modello a livello nazionale per qualità progettuale e potenzialità innovativa. Subito dopo si è intrattenuta con i docenti, rispondendo a domande e sollecitazioni.

 

In occasione dell’anniversario della Repubblica Romana, proclamata il 9 febbraio 1849, la Domus Mazziniana effettuerà un’apertura straordinaria al pubblico nei giorni di venerdì, sabato e domenica prossimi, con visite guidate al museo e alla biblioteca dell’Istituto e, in particolare la domenica  mattina, con laboratori dedicati alle famiglie in collaborazione con l'Associazione "CorreLaMente".

L’apertura straordinaria sarà una vera e propria prova generale in vista dell’inaugurazione dell’anno mazziniano che avverrà, come da tradizione, il prossimo 10 marzo, anniversario della morte di Giuseppe Mazzini avvenuta a Pisa nel 1872.

Sarà dunque un anno particolarmente denso di impegni per la Domus che – dopo un lungo periodo di commissariamento – è ritornata alla gestione ordinaria, con un nuovo Consiglio d’amministrazione presieduto dal rettore dell’Università, Paolo Mancarella. Il programma del 2018 si svilupperà, in stretta sinergia con l’Ateneo, lungo due assi portanti: le celebrazioni per il 70° anniversario della Costituzione e quelle per il 170° anniversario della battaglia di Curtatone e Montanara, a conferma del forte legame tra il Risorgimento e la Repubblica che è alla base della stessa mission della Domus Mazziniana.

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Una particolare attenzione sarà dedicata, come nella tradizione della Domus, al mondo della scuola, con tre appuntamenti nei pomeriggi prossima settimana dedicati in maniera specifica ai docenti e alla presentazione dell’attività didattica della Domus Mazziniana.

Le visite guidate avverranno su prenotazione:
Venerdì 9 febbraio: ore 15.30-16;30
Sabato 10 e domenica 11: ore 9.30-11.30 e 15-16.30

Laboratori per famiglie: domenica 11, ore 11

Incontri per i docenti:
Lunedì 12, mercoledì 14 e venerdì 16, dalle ore 15 alle 16.30.

Per informazioni e prenotazioni: www.domusmazziniana.it, tel: 050-24174,Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Per i docenti: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

copertina Eduardo De Filippo o della comunicazione difficile (Cuepress, 2018) è l’ultimo libro di Anna Barsotti, ordinario di Discipline dello Spettacolo presso il Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere del nostro Ateneo dove insegna “Storia del Teatro e dello Spettacolo” e “Drammaturgia e Spettacolo”.

Gli interessi scientifici della professoressa Barsotti si orientano dalla drammaturgia alla messinscena, all’attore, alle lingue teatrali (con specifico riferimento ai rapporti lingua-dialetto). In particolare, su De Filippo ha scritto il volume Eduardo drammaturgo (1988, Premio Nazionale di critica “Luigi Russo”), e per Einaudi ha curato la nuova edizione della Cantata dei giorni dispari (1995) e della Cantata dei giorni pari (1998) e pubblicato la monografia Eduardo (2003); suo anche il volume Eduardo, Fo e l’attore-autore del Novecento (2007).

Pubblichiamo di seguito una nota di presentazione e due estratti dal volume Eduardo De Filippo o della comunicazione difficile, a firma della professoressa Barsotti.

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Come per i suoi coetanei (non solo) europei, Ionesco e Beckett, il problema centrale novecentesco è, per Eduardo, la comunicazione difficile, talvolta impossibile, fra uomo e uomo, individuo e società, io e mondo. All’origine forse, per tutti, Pirandello; eppure il nostro è un attore-autore, figlio d’arte (oltre che naturale) d’una tradizione partenopea che dal bilinguismo dialetto/lingua ha tratto vigore e resistenza, oscillando fra i due poli. Questo libro ripercorre le tappe d’una drammaturgia eduardiana che va oltre; per la sua radicalità attorica concretizza il problema tematizzandolo, e inaugura una contaminazione teatrale multilinguistica, tra affabulazioni e silenzi, con punte d’espressionismo librate sul confine ambiguo fra reale e fantastico. Raggiunge quindi una sua complessa originalità, proiettandosi nell’oggi. Completa il volume un’ampia Nota su edizioni e varianti e una Bibliografia essenziale ma aggiornata.

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Lo scorcio dal dentro consentirà all’attore-autore di mettere in scena anche la vita fuori: in quella sua Napoli-arnia, mai o quasi mai la città delle ville arroccate e isolate dai giardini, ma comunque la si spacchi, in verticale – i piani alti, i quinti piani – o in orizzontale – i bassi dei ceti più emarginati –, attraversata da odori, profumi o puzze interfamigliari, fiori caffè ragù fritture o mondezze, e collegata dal perpetuo chiamarsi, parlarsi, dimenarsi da un’apertura all’altra, sia finestra o porta o terrazza.

Rifiutare il linguaggio comunicante, per Eduardo, significa rifiutare il mondo: Calogero […] si rinchiude in quel dialogo privato con la scatola – vaso di Pandora e talismano – che è un monologo eterno, elastico, infinito […]. La didascalia finale richiama quella visionica di Natale in casa Cupiello; ma il borghese è senza eredi, nessun altro uomo può più intenderne il messaggio […]: egli parla soltanto con la scatola di un palcoscenico […]. La conclusione della Grande magia coincide, stavolta, con la fantasia solipsistica del protagonista: il finale di partita si chiude con l’allucinata vittoria dell’illusione, divenuta tanto alienante da doversi sostituire alla realtà.

Anna Barsotti

È giunto alla sua ottava edizione PhD+, il percorso centrato sul trasferimento tecnologico che insegna a pensare innovativo e a trasformare le idee in impresa. Con un nuovo record di iscritti – gli allievi del 2018 sono 194 - anche quest’anno i settori disciplinari di provenienza sono stati ripartiti tra ingegneria, scienze giuridiche economiche e sociali al pari con scienze matematiche, fisiche e della natura.

Si conferma quindi che gli studenti hanno recepito la rilevanza multidisciplinare e trasversale del percorso che quest’anno si svolgerà dal 6 febbraio all’8 marzo presso il nuovo Polo de Le Benedettine a San Palo in Ripa d’Arno. Per l’edizione 2018 diversi iscritti provengono anche dalle Scuole Superiori Universitarie del territorio in quanto il PhD+ sarà parte integrante, quale offerta formativa di partenza, del nascente progetto Contamination Lab Pisa (Clab).


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Il tavolo dei relatori, da sinistra Paolo Mancarella, Marco Raugi, Leonardo Bertini, Luca Daddi, Ermete Realacci, Andrea Santagata e Giovanni Polidori


All’inaugurazione del corso hanno portato i loro saluti il rettore Paolo Mancarella, il prorettore per la ricerca applicata e il trasferimento tecnologico Marco Raugi, il delegato per la promozione delle iniziative di spin off, start up e brevetti Leonardo Bertini. A seguire, il giornalista Luca Daddi, caposervizio de Il Tirreno, ha moderato una tavola rotonda su giovani, impresa e innovazione a cui hanno partecipato Giovanni Polidori, di A11 Venture, Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici della Camera dei deputati e presidente di Symbola Fondazione per le qualità italiane, e Andrea Santagata, Head of Digital Magazine, Periodici Italia, Gruppo Mondadori.

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La platea dei nuovi iscritti


Importante novità di quest’anno è che i partecipanti saranno chiamati a collaborare in team che competeranno per rispondere a diverse call for ideas. I team vincitori riceveranno premi in denaro erogati da Pisamo, azienda che gestisce la mobilità urbana del comune di Pisa, Camera di Commercio di Pisa ente particolarmente attivo nel sostegno e promozione dell’imprenditorialità nel territorio pisano e Centro Innovazione Impresa SanPaolo di Torino il collegamento di Intesa San Paolo con le Università per la ricerca e l’analisi delle soluzioni innovative presenti sul mercato. Una dimostrazione di quanto sia riconosciuta la validità di PhD+ nel panorama dell’attività di formazione all’imprenditoria giovanile, non solo tra gli enti del territorio ma anche a livello nazionale.




L’Università di Pisa ha dato il suo sostegno alla candidatura, avanzata dalle Regioni Emilia-Romagna e Toscana, del centro di ricerca ENEA sul lago del Brasimone come sede per realizzare un impianto di ricerca sulla tecnologia della fusione nucleare. Il progetto, denominato Divertor Tokamak Test facility (DTT), è già stato approvato dal Consorzio europeo EuroFusion e, se accolto, permetterà di studiare materiali, componenti e soluzioni ingegneristiche per futuri sistemi di produzione di energia sicura, pulita, economica e affidabile. In particolare, la costruzione di un Tokamak consentirà di riprodurre le condizioni operative del divertore di un reattore nucleare a fusione, con l'obiettivo di verificarne le capacità di rimozione della potenza termica generata dal plasma e scaricata sullo stesso divertore.

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Nel sito di Brasimone, che si trova sull'Appennino bolognese a pochi chilometri dal confine toscano, potrebbe essere così realizzato un polo scientifico-tecnologico tra i più avanzati al mondo e di rilievo strategico per la competitività dell’industria italiana, con un investimento complessivo di 500 milioni di euro in 7 anni e con ricadute occupazionali stimate in 1.600 unità. Tra queste, circa 250 ricercatori sarebbero impegnati per 25 anni nelle diverse attività sperimentali dell'impianto, aggiungendosi alle 90 persone del gruppo di ricerca sulla fusione nucleare che già da anni lavorano su progetti in questo ambito.

In tale gruppo sono coinvolti i ricercatori dell'Università di Pisa, in particolare dell’Area nucleare del dipartimento di Ingegneria civile e industriale, che collaborano attivamente alle attività di ricerca e sviluppo del reattore nucleare a fusione, sia direttamente attraverso il supporto scientifico per la costruzione a Cadarache in Francia del reattore ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor), sia contribuendo a sviluppare le ricerche all’interno del Consorzio EuroFusion, cui è affidato il coordinamento dei progetti europei sulla fusione nucleare. Molte attività sono svolte in collaborazione proprio con l’ENEA del Brasimone, essendo l'Ateneo pisano “Linked Third Party” di ENEA nel consorzio EuroFusion.

"La collaborazione dei ricercatori pisani con l’ENEA di Brasimone - ha sottolineato il professor Nicola Forgione, docente di Impianti nucleari e responsabile scientifico dell'Università di Pisa in EuroFusion - ha consentito di raggiungere importanti traguardi a livello internazionale, sia nel campo dello sviluppo dei reattori nucleari a fissione di quarta generazione, sia per quanto riguarda i reattori nucleari a fusione. Inoltre, i progetti in atto consentono di formare diversi dottorandi e assegnisti di ricerca della nostra Università su apparecchiature sperimentali presenti nel Centro emiliano”.

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Nella foto in alto: Il professor Nicola Forgione al centro, con a destra il professor Sandro Paci e gli altri componenti del gruppo di ricerca.

Nella foto in basso: lo stesso gruppo di ricerca con il professor Donato Aquaro, ex direttore del dipartimento di Ingegneria civile e industriale.

Assistenza, didattica, formazione, ricerca. Questi gli ambiti in cui si svilupperà la collaborazione tra Regione Toscana e le tre Università di Firenze, Pisa e Siena, in base al protocollo d'intesa siglato stamani dal presidente della Regione, presente l'assessore al diritto alla salute, e i rettori delle tre Università: Luigi Dei (Firenze), Francesco Frati (Siena), Paolo Maria Mancarella (Pisa).

I precedenti protocolli firmati tra Regione e Università toscane negli anni passati hanno contribuito a garantire qualità e sostenibilità del Servizio sanitario regionale, ad assicurare la qualità e la congruità della formazione del personale medico e sanitario rispetto ai fabbisogni, a promuovere lo sviluppo della ricerca biomedica e la valorizzazione dei risultati. Con questo protocollo, i firmatari intendono confermare e sviluppare sedi, strumenti e metodi per rafforzare la collaborazione tra SSR e Università in tema di integrazione tra attività assistenziali, formative e di ricerca.

"Le parti sottoscrittrici - si legge nel protocollo - intendono confermare lo spirito di fattiva collaborazione e l'impegno a sviluppare metodi e strumenti di collaborazione, tra sistema socio-sanitario integrato regionale e sistema didattico scientifico universitario, che esprimano la comune volontà di perseguire in modo congiunto obiettivi di qualità, efficienza, efficacia e competitività del servizio sanitario pubblico, e di promuovere e sviluppare contestualmente la qualità e la congruità rispetto alle esigenze assistenziali, alle attività di formazione del personale medico e sanitario e alla ricerca clinica e preclinica". L'integrazione tra SSR e sistema universitario, precisa il protocollo, si realizza attraverso le Aziende ospedaliero universitarie (AOU). E attraverso l'identificazione di progettualità condivise tra Regione Toscana e Università, e anche attraverso la partecipazione dell'Università alla programmazione socio-sanitaria integrata regionale. AOU e Università perseguono obiettivi di efficacia, efficienza ed economicità.

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Il presidente della Regione ha sottolineato che questo protocollo è la base della collaborazione tra Servizio sanitario toscano e le Università per assistenza, formazione e sviluppo della ricerca. Ciò che qui è dato per scontato non lo è nel resto del Paese. In molte classifiche la Toscana è ai primi posti come qualità del Servizio sanitario regionale. Secondo le statistiche, il 50% dipende dall'organizzazione, il 50% dal personale. E il personale lo forma l'Università, che quindi dà un contributo fondamentale alla formazione. Questo protocollo ci dà sfide nuove, in un contesto di innovazione che negli ultimi tempi ha impresso un'accelerazione e prodotto una svolta. L'assessore al diritto alla salute ha ricordato come questo protocollo contenga elementi di innovatività, a cominciare dal fatto che per la prima volta viene stipulato dalla Regione con tutte e tre le Università insieme. Il protocollo integra assistenza, formazione e ricerca, e sempre più l'Università è parte importantissima dell'impegno per dare qualità, valore, efficienza al Servizio sanitario regionale.

"Non è un'esperienza tanto comune che Università e Regione dialoghino in maniera così serrata - ha evidenziato il rettore dell'Università di Firenze Luigi Dei - L'università, ha detto, mette le proprie eccellenze a disposizione della qualità del Servizio sanitario regionale, e questo lo si fa attraverso una programmazione congiunta". Il rettore dell'Università di Pisa, Paolo Maria Mancarella, ha ringraziato tutti quanti hanno collaborato, ricordato che non si è trattato di un percorso semplice, e sottolineato nuovamente l'importanza di un protocollo unico dei tre Atenei con la Regione Toscana. Soddisfazione e gratificazione ha espresso anche il rettore dell'Università di Siena, Francesco Frati, per questa firma che è un punto di arrivo in un percorso di avvicinamento che ha visto tutti coinvolti, perché dietro al documento c'è già un grande lavoro di collaborazione che consente di elevare il livello di prestazioni che il SSR offre ai cittadini. Anche Frati ha ricordato che la nostra regione ha uno dei migliori servizi sanitari che ci sono in Italia, e questo si deve sia alla parte politica che alla qualità dei docenti delle nostre Università.

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Ecco alcuni dei punti salienti del protocollo.

Assistenza
Le Università concorrono al raggiungimento degli obiettivi di salute ed inclusione sociale fissati dalla programmazione integrata socio sanitaria regionale. Le attività di assistenza sono una componente inscindibile della didattica e della ricerca. La rete regionale dell'assistenza comprende i poli integrati per la didattica costituiti dall'insieme delle strutture sanitarie pubbliche, Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS) e dalle strutture private accreditate con le quali le Università stipulano le specifiche convenzioni.

Attività didattica e formativa
La valorizzazione delle risorse professionali esistenti all'interno del SSR è garantita dalla rete formativa del SSR stesso: il sistema delle Aziende sanitarie che si avvale della collaborazione delle Università toscane. La rete formativa regionale partecipa all'attività didattica esercitando docenza, tutoraggio e altre attività. Le Università si impegnano nell'applicazione degli indirizzi assunti dalla Commissione regionale per la formazione.
Con accordi specifici, sarà possibile attivare intese tra le Università e le Asl, per realizzare modelli didattici omogenei sul territorio regionale e di Area vasta.
Regione e Università concordano sull'esigenza di mettere a disposizione sedi idonee a supporto della rete formativa per lo svolgimento di corsi di laurea per le professioni sanitarie e per le scuole di specializzazione anche presso strutture ospedaliere e territoriali di Aziende sanitarie diverse dalle AOU di riferimento.

Osservatorio Regionale per la Formazione Medica
Il protocollo istituisce l'Osservatorio Regionale per la Formazione Medico-Specialistica, cui spetta la definizione e la verifica degli standard di attività assistenziali dei medici in formazione specialistica, ed è tenuto a fornire elementi di valutazione all'Osservatorio Nazionale. L'Osservatorio è composto da 7 docenti universitari, 7 dirigenti sanitari, 3 rappresentanti dei medici in formazione specialistica, uno per ogni Università, il direttore della Direzione regionale competente in materia di diritto alla salute.

Ricerca, sperimentazione clinica e innovazione
Regione e Università promuovono e sostengono le attività di ricerca, favorendo il trasferimento dei risultati nell'ambito del Sistema sanitario, per rendere disponibile ai cittadini l'accesso a costi sostenibili alle innovazioni più avanzate. Relativamente alle attività di ricerca, Regione e Università si impegnano a promuovere l'approccio di genere e la salute globale e a garantire attenzione alla specificità in ambito pediatrico, alla medicina rigenerativa e dei trapianti.
Tra gli obiettivi individuati dal protocollo in tema di ricerca, favorire l'accesso delle attività di ricerca e di sviluppo tecnologico alle procedure di finanziamento nazionali e internazionali; trasferire alla pratica assistenziale i risultati della ricerca.
Regione e Università individuano l'Ufficio regionale per la Valorizzazionje dei Risultati della Ricerca biomedica e farmaceutica (UVaR) quale supporto al coordinamento e alla realizzazione delle linee strategiche.

Partecipazione dell'Università alla programmazione socio-sanitaria integrata regionale
Le Università contribuiscono all'elaborazione degli atti della programmazione sanitaria a tre livelli: regionale, di Area vasta e in ambito aziendale.

Finanziamento delle aziende ospedaliero-universitarie
La Regione classifica le AOU nella fascia di presidi a più elevata complessità assistenziale e riconosce alle medesime i maggiori costi indotti sulle attività assistenziali dalle funzioni di didattica e di ricerca. Al sostegno economico-finanziario delle attività svolte dalle AOU concorrono risorse messe a disposizione sia dall'Università sia dal Fondo sanitario regionale.

Strutture assistenziali
Le attività e le relative strutture assistenziali sono individuate sulla base di soglie operative, consistenti nei livelli minimi di attività necessaria per assicurare efficacia assistenziale ed economicità nell'impiego delle risorse professionali.

La libera professione
Le Aziende organizzano l'attività libero professionale all'interno delle proprie strutture, e si impegnano a definire una regolamentazione interna in merito all'attività libero professionale dei medici in formazione specialistica.

(fonte: Ufficio stampa Regione Toscana)

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