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La scuola di Ingegneria organizza dal 7 al 30 aprile un ciclo di seminari dedicati alle studentesse e agli studenti del IV-V anno della scuola secondaria di secondo grado e della Scuola di Ingegneria.

L'iniziativa è realizzata nell'ambito del progetto Ingegneria.POT.

Leggi i dettagli su:

http://www.ing.unipi.it/it/entrare-a-ingegneria/orientamento-in-entrata/1255-ciclo-di-seminari-ingegneri-per-il-futuro-argomenti-attuali-per-progettare-il-domani

Con il kick-off meeting che si è tenuto in modalità virtuale il 24 e 25 marzo, ha preso avvio il progetto "Research in EU-SYNC" finanziato dal governo tedesco attraverso il DAAD - Deutscher Akademischer Austauschdienst (Servizio Tedesco per lo Scambio Accademico). Il DAAD è una delle più importanti organizzazioni mondiali di supporto nel campo della cooperazione accademica internazionale e ha come obiettivo principale quello di promuovere lo scambio scientifico-accademico tra persone e istituzioni con la Germania. Il governo tedesco ha assegnato circa 28 milioni di euro a 25 università tedesche fino al 2023, un finanziamento volto a espandere e rafforzare la cooperazione tra queste università e alcune università europee in materia di didattica, ricerca e innovazione, e trasferimento tecnologico. L’Università di Amburgo coordina il progetto “Research in EU-SYNC” e il relativo consorzio EU-SYNC, che oltre al nostro ateneo include l’Università Nova di Lisbona e quelle di Novi Sad, Salisburgo e Tallinn.

Per 24 mesi, dal 2021 al 2023, il progetto DAAD "Research in EU-SYNC", finanziato per 430 mila euro, si concentrerà sulla componente di ricerca interdisciplinare all'interno del consorzio, rafforzando la cooperazione tra tutti i partner. Il progetto offrirà l'opportunità di mettere a confronto gli studi condotti dalle varie università in campi simili e di formare gruppi di ricerca congiunti interdisciplinari. Consentirà, inoltre, periodi di soggiorno per i giovani ricercatori e supporterà le pubblicazioni congiunte.

“Il progetto” – ha dichiarato il prorettore alla Cooperazione e relazioni internazionali, Francesco Marcelloni – “si inserisce nel solco di una più ampia collaborazione con l’Università di Amburgo e con gli altri partner del consorzio EU-SYNC. Con lo stesso consorzio abbiamo appena avviato anche ENLIVEN, partenariato strategico finanziato dal programma Erasmus+, e speriamo di partecipare a nuovi bandi sui vari programmi europei di finanziamento del ciclo 2021-27. La partecipazione a questi progetti ci consentirà di incrementare la collaborazione e di verificare la capacità del consorzio di creare sinergie, in vista di un più ambizioso piano di lungo periodo quale potrebbe essere la realizzazione di una European University”.

 

Giovedì, 01 Aprile 2021 08:10

Divulgare l’innovazione digitale

Venerdì 2 aprile alle 18 avrà luogo l'incontro "Divulgare l’innovazione digitale” con la giornalista e conduttrice Tv Barbara Carfagna. L'evento, che si svolge nell'ambito delciclo i21 del professore Giuseppe Iannaccone dell’Università di Pisa, sarà trasmesso in diretta streaming su YouTube e Facebook.

Come cambia la divulgazione dell’innovazione tecnologica? Come si comunica la transizione digitale al grande pubblico? Iannaccone sarà in conversazione su questi temi con Barbara Carfagna, autrice e conduttrice di Codice: La Vita è Digitale, il programma di informazione e approfondimento sulle nuove tecnologie quest’anno alla quarta stagione su RAI1.

Barbara Carfagna ha una vasta esperienza nell’informazione, dalla conduzione del TG1 al pubblico di nicchia del podcast di RadioRAI Codice Beta, di cui è autrice e conduttrice con Massimo Cerofolini, ai reportage di approfondimento di TV7 e Speciale TG1.

Si discuterà anche di come il pubblico più giovane e meno legato ai media tradizionali favorisca la nascita di nuovi canali e di nuove testate di informazione multipiattaforma (e di come Giovanni Minoli ci aveva visto benissimo).
i21 è una serie di conversazioni con Giuseppe Iannaccone su come prepararsi al mondo che cambia e sull’impatto che scienza e tecnologia hanno sull’economia, società, lavoro, istruzione, cultura.

Con il kick-off meeting che si è tenuto in modalità virtuale il 24 e 25 marzo, ha preso avvio il progetto "Research in EU-SYNC" finanziato dal governo tedesco attraverso il DAAD - Deutscher Akademischer Austauschdienst (Servizio Tedesco per lo Scambio Accademico). Il DAAD è una delle più importanti organizzazioni mondiali di supporto nel campo della cooperazione accademica internazionale e ha come obiettivo principale quello di promuovere lo scambio scientifico-accademico tra persone e istituzioni con la Germania.

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Il governo tedesco ha assegnato circa 28 milioni di euro a 25 università tedesche fino al 2023, un finanziamento volto a espandere e rafforzare la cooperazione tra queste università e alcune università europee in materia di didattica, ricerca e innovazione, e trasferimento tecnologico. L’Università di Amburgo coordina il progetto “Research in EU-SYNC” e il relativo consorzio EU-SYNC, che oltre al nostro ateneo include l’Università Nova di Lisbona e quelle di Novi SadSalisburgo e Tallinn.

Per 24 mesi, dal 2021 al 2023, il progetto DAAD "Research in EU-SYNC", finanziato per 430 mila euro, si concentrerà sulla componente di ricerca interdisciplinare all'interno del consorzio, rafforzando la cooperazione tra tutti i partner. Il progetto offrirà l'opportunità di mettere a confronto gli studi condotti dalle varie università in campi simili e di formare gruppi di ricerca congiunti interdisciplinari. Consentirà, inoltre, periodi di soggiorno per i giovani ricercatori e supporterà le pubblicazioni congiunte.

“Il progetto” – ha dichiarato il prorettore alla Cooperazione e relazioni internazionali, Francesco Marcelloni – “si inserisce nel solco di una più ampia collaborazione con l’Università di Amburgo e con gli altri partner del consorzio EU-SYNC. Con lo stesso consorzio abbiamo appena avviato anche ENLIVEN, partenariato strategico finanziato dal programma Erasmus+, e speriamo di partecipare a nuovi bandi sui vari programmi europei di finanziamento del ciclo 2021-27. La partecipazione a questi progetti ci consentirà di incrementare la collaborazione e di verificare la capacità del consorzio di creare sinergie, in vista di un più ambizioso piano di lungo periodo quale potrebbe essere la realizzazione di una European University”.

Santi che salvano città e campagne da tempeste e inondazioni e nubifragi, i cosiddetti miracoli dell’acqua e dell’aria, furono “inventati” nell’Italia centrosettentrionale nel VI secolo in risposta ai cambiamenti climatici. La connessione piuttosto inaspettata fra eventi prodigiosi ed osservazione scientifica deriva da uno studio appena pubblicato sulla rivista Climatic Change e guidato dal Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa grazie ad un finanziamento della Fondazione della Cassa di Risparmio di Lucca.


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San Frediano devia le acque del Serchio, predella della pala Barbadori, Filippo Lippi, tempera su tavola, Galleria degli Uffizi (pubblico dominio tramite wikipedia)

stallattite_grotta_renella.jpgAl centro della ricerca, basata su dati climatici ottenuti da archivi naturali e fonti storiche, c’è la vicenda del miracolo di San Frediano che nel VI secolo salvò Lucca dalle inondazioni del Serchio. Il fiume, che all’epoca aveva diversi rami, rappresentava infatti un continuo pericolo per le sue imprevedibili piene. In occasione di una di queste, come raccontato nei “Dialoghi sui miracoli dei Padri italiani” attribuiti a papa Gregorio Magno, Frediano prese un rastrello, fece una traccia e impose al Serchio di seguirla allontanandolo così dalla città.

“Nel VI secolo, un periodo noto anche come “diluvio Medievale”, l’Italia centro settentrionale era diventata davvero una terra di piogge torrenziali e alluvioni - racconta Giovanni Zanchetta professore di geologia dell'Università di Pisa e primo autore del saggio – la storia di San Frediano non è un caso isolato e in questo studio, grazie ad un approccio multidisciplinare, che ha messo insieme esperti internazionali di geochimica, specialisti del clima, storici e geoarcheologi, abbiamo dimostrato quel cambiamento climatico a cui fanno riferimento le fonti scritte”.


Per ottenere dati sui climi passati, sono stati esaminati alcuni campioni di stalagmiti provenienti dalla grotta Renella nelle Alpi Apuane nel nord della Toscana. Al loro interno i ricercatori hanno trovato il segnale di intense precipitazioni di origine atlantica. Nella ricostruzione effettuata nel VI secolo infatti importanti masse di aria umida provenienti dall’Oceano raggiunsero l'Italia settentrionale e centrale provocando massicce precipitazioni e inondazioni.

L’analisi in particolare ha riguardato lo studio delle concrezioni della grotta nel corso dei secoli che nelle loro proprietà chimiche e fisiche registrano le condizioni ambientali. La misurazione del rapporto degli isotopi dell'ossigeno negli strati successivi che si deponevano progressivamente ha infatti permesso al team di distinguere tra periodi più umidi e periodi più secchi, che sono stati datati utilizzando il metodo uranio-torio. Su questa base, i ricercatori hanno quindi verificato che il VI secolo d.C. nell'Italia settentrionale e centrale si distinse dagli altri per un eccezionale livello di umidità.


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Il passaggio di accesso alla grotta della Renella, nella foto Ilaria Isola dell’INGV che ha partecipato alla ricerca

“Questo nuovo approccio "ibrido" allo studio degli impatti climatici sulle società passate basato su dati sia naturali che storici, – conclude Monica Bini responsabile del progetto finanziato dalla Cassa di Risparmio di Lucca – consente di comprendere meglio ‘come andarono davvero le cose’ e da un altro punto di vista ci mostra quanto siano varie e imprevedibili le risposte culturali che nel corso del tempo le società hanno dato al cambiamento climatico”.

 



 

 

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