From Europe an Advanced Grant for Professor Maria Concetta Morrone

A project from Pisa University has been awarded an Advanced Grant from the European Research Council (ERC): Maria Concetta Morrone, Professor of Physiology at the university, has been granted funding of 2.5 million euros for the period 2014-2018 with a research project in the field of cognitive neuroscience. "Early cortical sensory plasticity and adaptability in human adults" is the title of the project, which aims to investigate the plasticity and the capacity for change of the adult brain through experimental studies carried out in a clinical environment and which concentrate in particular on visual properties.

The study will be carried out with the scientific collaboration of the Institute of Neuroscience of the CNR and will also involve the Stella Maris Foundation and their Imago 7 scanner. "Neuronal plasticity is an important mechanism for memory and cognition," explains Professor Morrone. "It has long been thought that sensory neural systems are plastic only during the so-called 'critical period', that is to say only capable of changing structure and function at an early age. With this project we will demonstrate that this capacity for change is also present in the adult brain and particularly for basic visual properties like ocular dominance."
The research team led by Maria Concetta Morrone, which also includes researchers from the Institute of Neuroscience of the CNR, Florence University, the Stella Maris Foundation, the Meyer Children's Hospital and Oxford University, has already investigated the high degree of plasticity in the adult visual cortex, paving the way for new and important applications in diagnostic and therapeutic fields and in particular in the treatment of children with amblyopia (or 'lazy eye'). In the course of the project funded by the ERC, the researchers will propose a series of experiments organized within different lines of research, the first of which will study the effects of brief periods of monocular deprivation on the reorganization of the visual cortex in adults, while another will analyze the clinical implications of monocular patching of children with amblyopia and the functional exploration of the visual cortex in newborns.
The research team is made up of numerous researchers from Tuscany who have worked with Maria Concetta Morrone for quite some time, such as Professor Giovanni Cioni, Dr. Michela Tosetti from the Stella Maris Foundation, Professor David Burr from Florence University (one of the first ERC grantees in Italy) and several young doctoral candidates and postdocs.
Dall’Europa un Advanced Grant alla professoressa Maria Concetta Morrone

C'è anche un progetto dell'Università di Pisa tra quelli premiati con un Advanced Grant dall'European Research Council (ERC): la professoressa Maria Concetta Morrone, docente di Fisiologia dell'Ateneo, si è aggiudicata un finanziamento di 2,5 milioni di euro per il periodo 2014-2018 con una ricerca nel campo delle neuroscienze cognitive. "Early cortical sensory plasticity and adaptability in human adults" – questo il titolo del progetto finanziato – si propone di indagare la plasticità e la capacità di adattamento del cervello degli adulti, con studi sperimentali in ambito clinico che riguardano in particolare gli aspetti visivi.

Lo studio vedrà la collaborazione scientifica dell'Istituto Neuroscienze del CNR e il coinvolgimento della Fondazione Stella Maris per l'utilizzo del macchinario Imago 7. "La plasticità neuronale è un meccanismo importante per la memoria e la cognizione – spiega la professoressa Morrone – Per molto tempo si è pensato che i sistemi neuronali sensoriali siano "plastici" solo durante il cosiddetto "periodo critico", capaci cioè di modificare la propria struttura e la propria funzionalità esclusivamente in età giovane. Con il nostro studio dimostreremo che tale capacità di cambiamento è presente anche nel cervello degli adulti, e in particolare per le proprietà visive di base come la dominanza oculare".

Il gruppo di ricerca guidato da Maria Concetta Morrone – che comprende anche studiosi dell'Istituto di Neuroscienze del CNR, dell'Università di Firenze, della Stella Maris, del Meyer e dell'Università di Oxford – ha già indagato il grande potenziale plastico della corteccia visiva adulta, aprendo la strada a nuove e importanti applicazioni in ambito diagnostico e terapeutico, in particolare nell'ambito del trattamento dell'ambliopia (o "occhio pigro") in età pediatrica. Nell'ambito del progetto finanziato dall'ERC, gli studiosi proporranno una serie di esperimenti organizzati in diverse linee di ricerca, a partire dallo studio degli effetti a breve periodo della deprivazione monoculare sulla riorganizzazione della corteccia visiva negli adulti e dall'analisi delle implicazioni cliniche del patching monoculare nei bambini affetti da ambliopia e all'esplorazione funzionale della corteccia visiva nei neonati..
Il gruppo di ricerca è formato da numerosi ricercatori toscani che da molto tempo collaborano con Maria Concetta Morrone, come il professor Giovanni Cioni, la dottoressa Michela Tosetti della Fondazione Stella Maris, il professor David Burr dell'Università di Firenze (uno dei primi laureati ERC in Italia) e da molti giovani dottorandi e post-doc.
Enrico VII, Dante e Pisa

"Se si pensa alle 'città di Dante' - ha aggiunto Santagata - vengono in mente la Firenze della sua nascita, dell'amore per Beatrice e delle lotte politiche e militari cui il poeta prese parte, oppure la Verona scaligera, legata al tema del duro esilio, e poi Ravenna associata alla sua morte. Ma, oltre al Dante delle lotte politiche municipali e a quello esule e sconfitto, c'è un altro meno noto nella cultura diffusa e nell'immaginario collettivo, impegnato in un progetto di costruzione di un nuovo ordine italiano ed europeo, a fianco dell'imperatore Enrico VII". Quindi non solo Dante, ma anche il suo contraltare incarnato nella figura dell'imperatore di Enrico VII, che dal 1312 al 1313 tenne la sua corte a Pisa abitando inizialmente presso l'Arcivescovato, poi nel palazzo della famiglia Gambacorti nell'attuale Corso Italia e infine presso il conte Ranieri di Donoratico in un palazzo non identificato nel quartiere di Santa Caterina. "Di Enrico VII - ha detto il professor Giuseppe Petralia dell'Università di Pisa – cercheremo di dare una lettura storiografica nuova come promotore di pace, impegnato nel tentativo di costituire un ordine superiore rispetto ai particolarismi degli stati italiani dell'epoca".

"A livello scientifico – ha concluso il professore Fabrizio Franceschini dell'Ateneo pisano – durante i convegno cercheremo di approfondire la questione dei rapporti politico-culturali tra l'Italia e l'Europa nel pensiero di Dante. Ed è proprio per l'attualità del tema che il convegno si svolge sotto l'alto Patronato del Presidente della Repubblica e con la partecipazione nel Comitato d'onore, accanto ai rappresentanti delle istituzioni territoriali, del Presidente del Consiglio Enrico Letta e dei Ministri dell'Istruzione, Università, Ricerca Maria Chiara Carrozza e della Cultura Massimo Bray".
Le prime due giornate del convegno, il 24 e il 25 ottobre, si svolgeranno a Pisa, nella Sala delle Baleari del Comune d Pisa, riaperta per l'occasione dopo un prezioso restauro, e nell'Auditorium dell'Opera del Duomo; la giornata conclusiva di sabato 26 si terrà nell'Auditorium di Palazzo Grifoni a San Miniato. Nel corso delle cinque sessioni previste, studiosi italiani e stranieri illustreranno la situazione dell'Italia e di Pisa al tempo di Enrico VII dal vari punti di vista istituzionale, finanziario, politico, letterario, artistico e culturale.
Il convegno "Enrico VII, Dante e Pisa. A settecento anni dalla morte dell'imperatore e dalla Monarchia (1313-2013)" è stato presentato lunedì 21 nel Rettorato dell'Università di Pisa.Nell'occasione, in rappresentanza del comitato d'onore, erano presenti l'Assessore alla cultura del Comune di Pisa Dario Danti e il Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato Guicciardini Salini. In rappresentanza del comitato scientifico sono intervenuti i professori dell'Università di Pisa Giuseppe Petralia, docente di Storia medievale, Marco Santagata, docente di Letteratura italiana, Fabrizio Franceschini, docente di Linguistica italiana e Gabriella Garzella, docente di Storia medievale.
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Come riciclavano gli uomini di Neandertal
Per chi pensa che il riciclaggio sia una pratica moderna, arriva una smentita direttamente dalla preistoria: secondo studi internazionali a cui ha partecipato anche Giovanni Boschian, docente di Antropologia dell'Università di Pisa, i nostri antenati del Paleolitico erano soliti riciclare gli oggetti di uso comune nella vita quotidiana. Le prove di questa usanza sono state presentate a Tel Aviv a un convegno che ha visto la partecipazione di cinquanta antropologi e paleontologi da tutto il mondo: "Abbiamo indizi che già 300.000 anni fa l'uomo di Neandertal avesse la consuetudine di riutilizzare utensili precedentemente scartati – spiega Boschian – Gli uomini davano a questi oggetti una nuova forma e un nuovo impiego, per questo possono essere considerati gli iniziatori della pratica del riciclaggio".
Il professor Boschian ha condotto le sue ricerche a Castel di Guido, un sito archeologico presso Roma, risalente a circa 320-270.000 anni fa. La peculiarità di questo luogo è la presenza di attrezzi - detti bifacciali per la loro forma - non solo in pietra, ma anche in osso di elefante. Il sito, infatti, era ricco di pozze d'acqua usate come abbeveratoi naturali da elefanti e altre specie (incluso l'uomo), una situazione ideale per gli umani che, comunemente dediti allo sciacallaggio, prelevavano cibo dalle carcasse degli elefanti già morti, o che forse loro stessi avevano finito.
"L'uso di questa materia prima, decisamente raro, era dovuto alla scarsezza di materie prime come la selce e altre pietre nella zona – dice Boschian – Per realizzarli venivano utilizzate, oltre alla pietra, grosse schegge di osso di elefante, derivanti dall'estrazione del midollo, complemento alimentare fondamentale nella dieta dell'epoca. Già questa può essere considerata una forma iniziale di riciclaggio, ma dallo studio di questi oggetti si scopre che a Castel di Guido essi venivano spesso riutilizzati a distanza di tempo, o che una volta rotti erano riciclati per altri scopi".
L'uso di carcasse di animali uccisi da cause naturali come siccità o predazione da parte di altri animali era relativamente comune nelle società del Paleolitico, sin da almeno 2,5 milioni di anni fa, per procurarsi cibo come carne, grasso e midollo. Tuttavia quest'aspetto non viene normalmente considerato come vero e proprio riciclaggio, ma semplicemente un modo di procurarsi cibo. Anche il riuso di utensili, per mezzo di una sorta di "riaffilatura", non è considerato strettamente riciclaggio.
"Il riciclo vero e proprio è inteso come uso per scopi completamente nuovi di oggetti scartati dopo una precedente utilizzazione – specifica Boschian – Ciò comporta ripensare e riprogettare il nuovo uso e in certi casi modificare la forma iniziale dell'oggetto, con un'operazione che implica attitudini mentali avanzate, in particolare la capacità di previsione e la progettualità, ravvisabili in alcune tecniche di lavorazione che sembrano esser state mirate a ottenere oggetti che in futuro potessero essere riutilizzati".
Un altro aspetto particolarmente interessante è la lettura "sociologica" che si può dare questo fenomeno: "Il riciclaggio poteva essere dovuto sia alla scarsezza di materie prime, sia alla generale "pigrizia" degli umani, come dimostrato dal fatto che se ne rinvengano prove anche in altri siti del Paleolitico in cui le materie prime non scarseggiano. Tutto questo testimonia un'evoluzione delle capacità mentali dell'uomo, ma anche il permanere di certi suoi peculiari atteggiamenti nei confronti della vita".
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Ettore Scola inaugura la 30ma edizione di Europacinema
Sarà il regista Ettore Scola a inaugurare la 30esima edizione di Europacinema, il festival internazionale di cinema curato dal regista Daniele de Plano, che si terrà dal 21 al 24 novembre a Viareggio. Il regista italiano riceverà la cittadinanza onoraria della città di Viareggio e taglierà il nastro del trentennale del festival con la proiezione del suo ultimo film "Che strano chiamarsi Federico". Tra gli ospiti dell'inaugurazione anche Felice Laudadio, che fu ideatore del festival insieme a Federico Fellini, e direttore dello stesso fino al 2009. "Sarà un piacere tornare a Europacinema – ha detto il maestro Scola, in occasione del riconoscimento – per l'antico e proficuo rapporto che mi lega a questa manifestazione e alla città di Viareggio fin dai tempi della direzione di Laudadio".
In programma una selezione di 29 film delle edizioni dal 1984 al 2012. Saranno invitati i registi, gli sceneggiatori e gli attori che hanno popolato il trentennio di attività del festival internazionale coinvolgendo gli stessi in workshop, dibattiti e incontri con il pubblico in una celebrazione del "cinema europeo". Le proiezioni si svolgeranno al Centro Congressi Principe di Piemonte e al Cinema Politeama.
Tra gli eventi speciali una retrospettiva di Mario Monicelli, tra le più complete mai realizzate in assoluto, con 32 film. L'omaggio al regista, padre della commedia italiana, prevede inoltre un ciclo di lezioni frontali, in collaborazione con i docenti di Storia del cinema degli Atenei di Pisa, Bologna e Napoli, su alcuni aspetti legati alla sua filmografia e al genere della "commedia". A Monicelli sarà dedicata anche una mostra dei costumi del film "L'Armata Brancaleone", ideati da Piero Gherardi, curata da Cristina da Rold (presso il Centro Congressi Principe di Piemonte).
Durante il Festival si terranno quattro mostre: la personale del pittore Valente Taddei, autore del manifesto ufficiale di EuropaCinema 2013, "The Best of" con 60 gigantografie di Sergio Fortuna, esposte lungo tutta la "Passeggiata" di Viareggio, che ritraggono attori, registi e personalità che hanno animato le trenta edizioni del Festival. Presso i Musei Civici di Villa Paolina verrà installata la mostra "I disegni di Federico Fellini", un omaggio al grande regista a vent'anni dalla sua scomparsa, organizzata in collaborazione con Apulia Film Commission, Bifest di Bari e Città di Rimini (che insieme a Viareggio sono i tre luoghi dove si è svolto il Festival).
Rinasce a Pisa il Centro Interdipartimentale di Ricerca sull'Health Technology Assessment
Rinasce a Pisa il Centro Interdipartimentale di Ricerca sull'Health Technology Assessment (CIRHTA). Costituito nel 2009 (e primo in Italia nel suo genere) è stato recentemente ricostituito dopo l'approvazione del nuovo Statuto dell'Università di Pisa.
Il Centro, diretto dal professor Simone Lazzini (foto), avrà sede nel Dipartimento di Economia e Management e si occuperà di valutare l'impatto e le possibili conseguenze in ambito sanitario che derivano dall'introduzione di nuove tecnologie o di significativi cambiamenti intervenuti nelle vecchie. I filoni di studio sviluppati all'dai ricercatori del CIRTHA riguarderanno gli elementi clinici, la valutazione degli impatti economico-finanziario, fino alle implicazioni socio-sanitarie delle politiche collegate alla gestione delle tecnologie. Del CIRTHA, fanno parte docenti e ricercatori dell'Università di Pisa e di altre università italiane e straniere, oltre a studiosi italiani e stranieri, ricercatori ed esperti esterni.
In particolare il CIRTHA perseguirà i seguenti obiettivi: promuovere lo svolgimento di ricerche relative alla valutazione delle tecnologie in sanità; organizzare momenti d'incontro e di scambio (nella forma di Convegni, Workshop, Seminari) fra quanti nell'Università di Pisa e a livello nazionale ed internazionale si occupano di HTA; collaborare con Centri italiani, internazionali e con Società scientifiche che perseguono finalità analoghe; sviluppare collaborazioni con istituzioni pubbliche e private interessate alla valutazione delle tecnologie sanitarie e alle ricadute che da tale attività discendono; offrire attività di supporto e servizio nei confronti di aziende sanitarie ed ospedaliere nello sviluppo di metodologie riconducibili all'HTA; organizzare e promuovere attività formativa nell'ambito dell'Health Technology Assessment.
Come si sviluppa il cervello senza la 'molecola della felicità'
Un team di ricercatori dell'Università di Pisa ha "fotografato" per la prima volta come si sviluppa il cervello se manca la serotonina, la cosiddetta "molecola della felicità" così chiamata perché fra le più coinvolte nel controllo dell'umore e delle emozioni. La ricerca sarà pubblicata a ottobre sulla rivista scientifica americana "Molecular Psychiatry", prima al mondo per impact factor nella classifica nel campo della psichiatria.
Per raggiungere l'obiettivo i ricercatori pisani hanno utilizzato sofisticate tecnologie di genetica molecolare e hanno sostituito su cavie di laboratorio la sequenza del gene responsabile della sintesi di serotonina con una proteina verde fluorescente o Green Fluorescent Protein (GFP) in modo da riuscire a vedere i neuroni con grande precisione attraverso speciali tecniche di microscopia.
"Per la prima volta grazie alla nostra metodologia abbiamo osservato una drastica alterazione dello sviluppo della ramificazione delle fibre dei neuroni serotoninergici. Normalmente il cervello contiene un numero molto piccolo di neuroni capaci di sintetizzare la serotonina e solo grazie alla presenza di fibre nervose altamente ramificate è possibile trasportare e distribuire questo neurotrasmettitore in tutte le aree dell'encefalo", ha spiegato il professor Massimo Pasqualetti del Dipartimento di Biologia dell'Ateneo pisano che ha coordinato un team di ricerca tutto al femminile e composto da Sara Migliarini, Barbara Pelosi e Giulia Pacini.
"La nostra scoperta – ha aggiunto Massimo Pasqualetti - dimostra dunque che alterazioni dei normali livelli di serotonina durante lo sviluppo del sistema nervoso centrale agiscono sulla formazione delle corrette connessioni (o circuiteria) nel cervello causando alterazioni permanenti che potrebbero predisporre a patologie neuropsichiatriche dello sviluppo, le quali, a loro volta, possono essere all'origine, anche nell'uomo, dell'insorgenza di più gravi disturbi neuropsichiatrici come schizofrenia e autismo".
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GlucoPen, una penna per la misura indolore della glicemia
Si chiama GlucoPen ed è un sistema innovativo, sviluppato presso il dipartimento di Ingegneria dell'informazione dell'Università di Pisa dal gruppo di ricerca coordinato dall'ingegner Giuseppe Barillaro (nella foto in basso), per la misura indolore della glicemia. La GlucoPen fa uso di aghi più sottili di un capello umano (microaghi) capaci di penetrare all'interno degli strati superficiali della pelle in maniera indolore, prelevando una goccia di liquido interstiziale (differente dalla goccia di sangue attualmente utilizzata dai pazienti diabetici per il monitoraggio glicemico) sulla quale viene misurata, in pochi secondi, la concentrazione del glucosio.
Le caratteristiche della GlucoPen e le sue possibili applicazioni nel monitoraggio del paziente diabetico verranno illustrate nel corso di un workshop dal titolo "Nanotecnologie e Medicina" che si terrà giovedì 17 ottobre presso l'Area della Ricerca del CNR di Pisa.
Il workshop rappresenta la fase conclusiva di un progetto finanziato dalla Regione Toscana a cui hanno partecipato, sinergicamente, oltre al dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell'Università di Pisa, il Laboratorio di Biochimica cardiovascolare dell'Istituto di Fisiologia clinica del CNR di Pisa e il dipartimento di Chimica, laboratorio Biosensori, dell'Università di Firenze.
Al workshop parteciperanno personalità scientifiche di rilievo internazionale quali i professori Eleuterio Ferrannini, Piero Marchetti e Giovanni Federico, per il campo medico, e il professor Michael J. Sailor dell'Università della California, per le micro-nanotecnologie. Le politiche regionali in materia di ricerca e sanità saranno illustrate da Marco Masi e da Roberto Zanobini, ed è attesa la partecipazione di Stella Targetti, vicepresidente della Regione Toscana.
Il programma e il modulo per la registrazione sono disponibili sul sito dell'Area della Ricerca del CNR di Pisa (http://www.area.pi.cnr.it/)
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Con la app di BioBeats è il cuore a scegliere la musica
Può la tecnologia adattarsi allo stato fisiologico delle persone? È possibile creare esperienze multimediali coinvolgenti, capaci di migliorare lo stile della vita, partendo dai dati biometrici? È il progetto a cui sta lavorando BioBeats, una spinoff dell'Università di Pisa, che con la app "Pulse" ha attirato anche l'interesse dei big del mondo dello spettacolo, tra cui Will Smith. «Pulse è un esperimento in cui otteniamo il battito cardiaco dell'utente usando la telecamera dello smartphone - spiega Davide Morelli, co-fondatore di BioBeats e dottorando del dipartimento di Informatica – Con la nostra tecnologia riusciamo a generare musica in tempo reale, sincronizzata col cuore".
Le prossime app che BioBeats sta sviluppando aiuteranno l'utente a quantificare e gestire il livello di stress (leggendo la frequenza cardiaca e respiratoria) e gestirlo con playlist personalizzate, esercizi di rilassamento e media su misura. La spinoff BioBeats partecipa allo "IoTPrise", un progetto promosso dall'Università di Pisa, CUBIT e CNA di Pisa e finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico, che è stato presentato all'Internet festival di Pisa. Il progetto ha l'obiettivo di consolidare e favorire il processo di valorizzazione e di trasferimento dei risultati della ricerca verso le piccole e medie imprese (PMI) che operano nel settore dell'"Internet of Things".
L'avventura di BioBeats è nata dalla lunga collaborazione tra Davide Morelli e David Plans, anche lui ricercatore nel campo della ricerca a cavallo tra intelligenza artificiale e musica. Dall'incontro nel 2012 con l'imprenditore Nadeem Kassam è nata BioBeats. La società è fortemente internazionale, con la sede in California da cui vengono gestiti gli investitori e il business development nel settore intrattenimento, un team a Londra che gestisce lo sviluppo nel settore medicale e il team di sviluppo basato a Pisa.
Lo scorso mese di maggio BioBeats ha ottenuto finanziamenti per un totale di 650mila dollari che ha visto investire nomi del mondo dello spettacolo (come Will Smith, Damon Wayans, il manager di Justin Bibier, Justin Boreta), del wellness (Deepak e Gotham Chopra) e più istituzionali dalla Silicon Valley. A giugno il team ha poi vinto il premio "Digital Innovation Contest for Clinical Excellence" di IC Tomorrow, che comprende un fondo di ricerca e l'opportunità collaborare con BUPA, University College London per sviluppare applicazioni cliniche.
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