Contenuto principale della pagina Menu di navigazione Modulo di ricerca su uniPi

La cassa di Giovanni al momento dell’aperturaNuova luce sulle cause della morte di Giovanni dalle Bande Nere, il capitano di ventura del '500, padre di Cosimo I de' Medici, deceduto a seguito di una ferita alla gamba riportata durante una battaglia nel 1526. La divisione di Paleopatologia dell'Università di Pisa – sotto la direzione del professor Gino Fornaciari – ha analizzato i resti del condottiero dei Medici e di sua moglie Maria Salviati riesumati qualche settimana fa nella cripta del Museo delle Cappelle Medicee a Firenze, rivelando nuovi particolari sulla loro morte e anche sul loro stile di vita.

"I nostri studi confermano che Giovanni dalle Bande Nere morì per setticemia in seguito alla ferita dovuta a una palla da falchetto, sotto il ginocchio, ma non fu colpa del chirurgo che amputò metà arto", spiega il professor Fornaciari.
 

I paleopatologi al lavoro.

"Il medico, maestro Abram, che lo operò 4 giorni dopo la battaglia, eseguì un ottimo intervento, ma non poté far nulla per salvarlo: cercò di regolarizzare i monconi e pulire la ferita, ma l'infezione da cancrena era troppo avanzata". Interessanti anche i rilievi sul corpo di Maria Salviati: "Le lesioni craniche dimostrano una sifilide ossea terziaria avanzata, che probabilmente fu la causa della morte. All'epoca era una malattia molto diffusa, che probabilmente le fu trasmessa dal marito".

Le analisi dei resti hanno confermato che Giovanni dalle Bande Nere ebbe una vita attiva e rischiosa: "Lo studio dello scheletro rivela un Giovanni de' Medici vigoroso, con un'età antropologica di 25-30 anni, una statura di 1,74 m, cranio medio, naso stretto ed elevata capacità cranica (1494 cc)", scrive Fornaciari nella sua relazione. "Le inserzioni muscolari (deltoide, gran pettorale, gran dorsale, bicipite, muscoli dell'avambraccio, muscoli della coscia) caratterizzano un individuo molto robusto e la presenza di numerose ernie vertebrali rivela che, fin dall'adolescenza, Giovanni era solito sovraccaricare il torace con pesi cospicui, verosimilmente le pesanti armature dell'epoca".


La tomba di Giovanni de' Medici e sua moglie era stata aperta a fine novembre nell'ambito di una ricerca finanziata dalla Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia, sotto la direzione della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze. Dopo l'allestimento del cantiere nell'area centrale della cripta, i lavori hanno previsto il sollevamento del grosso macigno che copriva il vano funebre. Al suo interno sono state trovate le casse di zinco contenenti i resti ossei – non in connessione – del condottiero mediceo e di sua moglie.

Il messaggio lasciato, insieme a quello di Pieraccini del 1947, dalla soprintendente Acidini nella cassa di Giovanne dalle Bande Nere, nel tubo di vetro.All'interno della cassa di Giovanni de' Medici sono state rinvenute due targhe metalliche e un contenitore in vetro, simile a una lunga provetta, dentro la quale era arrotolata una carta su cui Pieraccini ha lasciato scritti i dati dell'ispezione che effettuò tra il 1945 e il 1947. Lo stesso oggetto è stato trovato anche nella cassa della moglie, Maria Salviati, il cui scheletro si è presentato in condizioni ben peggiori a causa della presenza di acqua sul fondo. Nella cassa di Giovanni dalle Bande Nere, oltre al messaggio lasciato da Pieraccini, prima di chiuderla ne è stato inserito un altro composto dalla Soprintendente per il Polo Museale Fiorentino, Cristina Acidini, che ha riassunto il senso dell'operazione e i termini entro cui si è svolta.

Guarda la galleria di immagini sulla pagina Facebook dell'Università di Pisa. 

Ne hanno parlato:
Corriere Fiorentino
QN 
ADNkronos
Nazione Pisa 
InToscana.it 
ilReporter.it
Avvenire
La Voce di Romagna 

TG:
TGT Italia7
TG38 
TGR Regione Toscana 

 

Dirigenti cinesi della Food and Drug AdministrationDal 6 all'11 gennaio, nove dirigenti dell'Amministrazione per gli Alimenti e Farmaci della Regione Autonoma del Guangxi sono in Toscana per seguire un corso di alta formazione sul management dei laboratori che operano nell'ambito della sicurezza alimentare. Il corso è organizzato dal Centro Sino-Italiano per la Sicurezza Alimentare (CSISA), coordinato dalla professoressa Alessandra Guidi, che ha sede presso il dipartimento di Scienze Veterinarie dell'Università di Pisa. Oltre al dipartimento, sono direttamente coinvolti nell'attività del Centro la Direzione generale del diritto alla salute e delle politiche di solidarietà della Regione Toscana e l'Istituto zooprofilattico sperimentale per il Lazio e la Toscana.

Il corso prevede una full immersion all'interno dei laboratori degli istituti zooprofilattici, organi ufficiali del Ministero della Salute, di Pisa, Firenze e Siena, che da sempre hanno attive collaborazioni con l'Ateneo Pisano. Gli ospiti cinesi avranno l'opportunità non soltanto di confrontarsi direttamente con l'organizzazione e l'attività dei laboratori ufficiali, ma anche di seguire i lavori sul campo degli organi di controllo grazie alla collaborazione dell'ASL 5 di Pisa.

L'attività del CSISA, per la parte di sicurezza alimentare e sanità pubblica veterinaria, si colloca all'interno della School of Policy, progetto della Regione Toscana, avente lo scopo di promuovere le eccellenze del sistema sanitario toscano, offrire percorsi internazionali di alta formazione e favorire la cooperazione tra università, centri di ricerca e strutture sanitarie, anche attraverso l'attrazione di investimenti stranieri.

Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa (14/01)
Tirreno Pisa (11/01)
PisaToday.it 

Con il finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e in accordo con la Soprintendenza Archeologica per la Toscana, la divisione di Paleopatologia dell'Università di Pisa sta conducendo a Lucca lo studio antropologico e paleopatologico completo delle sepolture ritrovate nella Cappella di S. Lucia, annessa al complesso di S. Francesco, utilizzata come cappella privata e funeraria dalla famiglia Guinigi. Il progetto di studio, che segue il modello ormai collaudato per le serie dei Granduchi dei Medici di Firenze, dei della Rovere di Urbino e dei sovrani aragonesi di Napoli, ha già permesso di ottenere informazioni nuove sull'aspetto fisico, sullo stile di vita e sulle malattie degli esponenti di questa importante famiglia lucchese.

sepolture GuinigiAl momento attuale delle ricerche, sono state studiate tre sepolture in connessione, archeologicamente riferibili alla fase della prima metà del '400, e i resti scheletrici di una tomba plurima a cassone in muratura, utilizzata dai Guinigi come sepoltura di famiglia dal XIV secolo alla prima metà del XVII secolo.

Nella tomba a cassone sono stati rinvenuti i resti scheletrici, non in connessione, di almeno 48 individui: 17 di sesso femminile, 11 di sesso maschile e 20 di sesso non determinabile. Sono presenti anche 5 bambini di età inferiore ai 13 anni e 4 adolescenti tra i 13 ei 19 anni, mentre 14 individui risultano deceduti tra i 20 e i 29 anni, 3 tra i 30 e i 39, 8 tra i 40 e i 49 ed un solo individuo ha superato i 50 anni. Si tratta di un profilo demografico con un'elevata mortalità giovanile, da ritenere comunque in armonia con un campione di popolazione pre-industriale.

L'analisi paleonutrizionale isotopica degli individui della tomba a cassone, effettuata dal Centro di Ricerche Isotopiche per i Beni Culturali e Ambientali della seconda università di Napoli, ha rivelato un'alimentazione particolarmente ricca di proteine di origine animale, molto simile a quella dei Medici di Firenze e degli Aragonesi di Napoli.

L'altissima incidenza di carie dentaria (64,3% dei denti), superiore a tutte le serie coeve di confronto, depone fortemente non solo per una dieta ricca di zuccheri cariogeni raffinati, ma anche per una predisposizione familiare alla malattia.

Particolarmente interessanti sono risultate le tre tombe femminili.

Tomba 1:

tomba ilaria del CarrettoSi tratta di una donna adulta di corporatura piuttosto gracile, di un'età antropologica compresa tra i 20 ed i 27 anni ed una statura di circa 158 cm, con alcune alterazioni scheletriche (probabile sublussazione della testa del femore destro, asimmetria vertebrale da possibile scoliosi, esiti di frattura della clavicola destra). Il profilo isotopico paleonutrizionale (15N e 13C) indica un tipo di alimentazione molto diversa da quella dei Guinigi del Cassone Nord, mentre l'isotopo 18O dei denti suggerisce un'origine non lucchese. Quindi, potrebbe trattarsi sia di Piagentina dei Varano (+1416), dei signori di Camerino, che di Ilaria del Carretto (1379-1405), proveniente dal castello di Zuccarello (Savona). Però, mentre Piagentina visse a Lucca per circa 9 anni e il suo profilo isotopico alimentare, in base al turnover osseo, doveva essersi uniformato a quello dei Guinigi, Ilaria morì a meno di 2 anni dal matrimonio, mantenendo il profilo isotopico originale, diverso da quello dei Guinigi, come nell'individuo in studio.

È quindi molto probabile che i resti della Tomba 1 siano da attribuire a Ilaria del Carretto, benché ulteriori accertamenti siano indispensabili per avere la sicurezza dell'attribuzione.

Infatti la certezza potrebbe essere ottenuta attraverso ulteriori approfondimenti isotopici e molecolari. Per quanto riguarda gli isotopi dell'ossigeno è necessario conoscere la concentrazione del 18O nelle acque di Zuccarello (dove è nata e vissuta Ilaria, prima del matrimonio con Paolo Guinigi) all'epoca di Ilaria. Ciò potrebbe essere effettuato analizzando campioni ossei umani o animali coevi provenienti da Zuccarello. Un'altra indagine potrebbe essere quella del DNA mitocondriale in qualche discendente di Ilaria della linea materna, alcuni dei quali già individuati ma di difficoltoso reperimento.

Tomba 2

ossario GuinigiSi tratta di una donna adulta di corporatura massiccia, ma con inserzioni muscolari poco sviluppate, di un'età antropologica compresa tra i 22 ed i 30 anni ed una statura di circa 167 cm, il cui bacino rivela pochi parti. Il profilo isotopico paleonutrizionale (15N e 13C) indica un tipo di alimentazione molto diversa da quella dei Guinigi del Cassone Nord, mentre l'isotopo 18O dei denti suggerisce un'origine non lucchese. Poiché a corredo della sepoltura è stata rinvenuta una bolla papale di Martino V, che regnò tra il 1417 ed il 1431, i resti scheletrici dovrebbero essere quelli di Jacopa Trinci, dei signori di Foligno, che sposò Paolo Guinigi nel 1420 e morì nel 1422, dopo la seconda gravidanza, dopo aver partorito una bambina.

Tomba 3:

Si tratta di un'adolescente di un'età antropologica compresa tra i 12 ed i 16 anni ed una statura di circa 160 cm. Il profilo isotopico paleonutrizionale (15N e 13C) indica un tipo di alimentazione uguale a quella dei Guinigi del Cassone Nord, mentre l'isotopo 18O dei denti ne suggerisce l'origine lucchese. I dati ottenuti indicano una possibile identificazione con la prima moglie di Paolo Guinigi, Maria Caterina degli Antelminelli (+1400) che, in base ai documenti, morì proprio attorno ai 12 anni di età, forse di peste, la cui eventuale diagnosi sarà possibile con tecniche paleo-immunologiche e molecolari. 

Restano ancora da sottoporre ad analisi antropologica e paleopatologica i resti scheletrici provenienti dal Cassone Sud e parte di quelli provenienti da un ossario.

Mario SelliIn occasione del decennale della morte, giovedì 29 novembre, nell'Aula Magna della Scuola Medica in via Roma 55, sarà inaugurata una lapide in memoria del professor Mario Selli, maestro di chirurgia, per oltre vent'anni direttore della Clinica di Chirurgia generale dell'Università di Pisa che, nel 1972, eseguì a Pisa il primo trapianto di rene. Alla cerimonia interverranno Massimo Augello, rettore dell'Università di Pisa, Marco Filippeschi, sindaco di Pisa, Carlo Rinaldo Tomassini, direttore generale dell'Azienda ospedaliero-universitaria pisana, Eugenio Santoro, già presidente della Società Italiana di Chirurgia, Achille Sicari, decano degli Allievi ospedalieri, Enrico Cavina, decano degli Allievi universitari, Arnaldo Stefanini, Lello, collega e amico, Carla Vergalli, infermiera strumentista, Cesare Selli per la famiglia. L'iniziativa è curata dal professor Franco Mosca.

Considerato il punto di riferimento di un'intera scuola medica che ha formato una generazione di chirurghi che oggi dirigono reparti ospedalieri e ricoprono prestigiose cattedre universitarie, Selli ha costruito le basi della moderna chirurgia accademica pisana. Il Professor Selli ha creato la Chirurgia toracica e l'Urologia; ha introdotto la Cardiochirurgia e la Chirurgia d'urgenza, aprendo, tra i primi in Italia, la strada del trapianto renale. Come ricordato in un articolo scritto da Giuseppe Meucci su «La Nazione» nel 2002, in occasione della scomparsa, "sorprendeva la sua capacità di occuparsi di tutte le branche della chirurgia con eguale competenza ed efficienza. Dalla chirurgia toracica e a quella vascolare, dall'urologia alla chirurgia dell'apparato digerente, Mario Selli impugnava il bisturi con il piglio e l'autorevolezza di un maestro senza eguali".

Mario Selli nasce il 25 febbraio 1917 all'Aquila e si laurea a Roma in Medicina e Chirurgia nel luglio 1941. Nel 1943 il professor Paride Stefanini, primario chirurgico dell'ospedale dell'Aquila, lo vuole accanto a sé e il 1° marzo 1946 entra nell'Università di Perugia, iniziando la carriera accademica prima come assistente di Patologia speciale chirurgica, poi di Chirurgia generale nella Clinica diretta da Paride Stefanini. Nel maggio 1958 ottiene la cattedra di Urologia all'Università di Pisa e vengono a lui affidati i corsi di Anatomia, Embriologia e Fisiologia del sistema urinario, di Clinica urologica, di Chirurgia infantile, di Clinica chirurgica, di Chirurgia toracica e di Tecnica operatoria.

Nel 1959 ottiene la libera docenza in Patologia chirurgica e nel 1960 in quella di Clinica chirurgica generale e di Terapia chirurgica. Nel 1964 viene chiamato a dirigere la Clinica chirurgica generale dell'Università di Pisa. Nel 1987 termina la carriera accademica. Muore a Pisa il 3 ottobre 2002.

La lapide a lui dedicata recita:

 

 

 

La Facoltà di Medicina e Chirurgia

Al Professor

MARIO SELLI

1917 – 2002

Medico Insigne, Maestro di Chirurgia,

costruì le basi della moderna

Chirurgia Accademica Pisana.

La Fondazione Arpa pose nel decennale della morte

Fornaciari analizza i resti di Giovanni Bande Nere Come è morto Giovanni Dalle Bande Nere? È vero che a ucciderlo fu una cancrena diffusasi dopo l'amputazione della gamba destra? A capirlo dovranno essere i ricercatori della divisione di Paleopatologia dell'Università di Pisa che - diretti dal professor Gino Fornaciari - hanno riesumato il corpo del capitano di ventura del '500, sepolto insieme alla moglie Maria Salviati, padre e madre di Cosimo I de' Medici, primo Granduca di Toscana.

La tomba è stata aperta la scorsa settimana nella cripta del Museo delle Cappelle Medicee a Firenze nell'ambito di una ricerca finanziata dalla Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia, sotto la direzione della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze. Scopo dell'esumazione è una revisione conservativa delle sepolture, danneggiate dall'alluvione del 1966, ma anche un'analisi antropologica e paleopatologica per comprendere meglio il tipo di intervento chirurgico che il leggendario condottiero subì prima di morire e per chiarire le cause del decesso.

Giovanni Bande Nere Giovanni de' Medici fu ferito durante uno scontro armato a Governolo, vicino a Mantova, il 25 novembre 1526. Egli rimase vittima di un colpo di falconetto (un cannoncino dell'epoca) e, per la cronaca di Francesco Guicciardini il tiro gli "percosse e roppe una gamba alquanto sopra al ginocchio", per cui subì l'amputazione della gamba destra. Secondo le cronache dell'epoca la decisione del maestro Abramo, il chirurgo che lo operò, "di lasciare del percosso tanto che il rimanente si putrefece" parrebbe equivalere a una condanna a morte; infatti il decesso si verificò puntualmente nella notte tra il 29 e il 30 novembre 1526.

Le sepolture di Giovanni e Maria vennero ispezionate nel 1945 da Gaetano Pieraccini e, come le altre indagate durante i lavori del «Progetto Medici» fra il 2004 e il 2006, furono danneggiate dall'inondazione dell'Arno del 1966 e necessitavano di una revisione conservativa.

Giovanni Bande Nere Dopo l'allestimento del cantiere nell'area centrale della cripta, i lavori sono iniziati con il sollevamento della pesante lastra di macigno che copriva il vano funebre. Al suo interno sono state trovate le casse contenenti i resti scheletrici del condottiero e di sua moglie. Il risanamento delle sepolture, la dettagliata fase di studio dei resti della coppia e la nuova deposizione in idonee casse, sono le tre fasi di questa operazione che si concluderà nel giro di dieci giorni.

In particolare Fornaciari e il suo staff, attraverso l'utilizzo di moderne tecnologie biomediche in grado di fornire nuovi dati paleopatologici, condurranno uno studio approfondito allo scopo di comprendere meglio il tipo di intervento chirurgico che subì il condottiero mediceo prima di morire e di ricostruire lo stile di vita di questo importante capitano di ventura del Rinascimento italiano.

Ne hanno parlato:
Corriere Fiorentino
Tirreno Pisa
PisaToday.it
TirrenoPisa.it 
LaNazione.it
OgniSette.it 

Sono tutti agibili i poli didattici dell'Università di Pisa, anche se in alcune aule (H, I, L e ECDL) del dipartimento di Farmacia le lezioni saranno sospese domani, lunedì 12 novembre. Sono queste le conseguenze del maltempo che si è abbattuto sulla città di Pisa nelle ultime ore, che ha provocato l'allagamento di alcuni locali sotto il livello stradale a Ingegneria e Farmacia.

Il rettore intende ringraziare tutti coloro che si sono adoperati per gestire l'emergenza e, in particolare, il personale della Direzione Edilizia dell'Ateneo, il direttore Claudia Martini e tutto il personale del dipartimento di Farmacia. Un particolare ringraziamento va infine esteso agli uomini dei Vigili del Fuoco del comando di Pisa e al loro comandante Marco Frezza.

angelo carpiLa notizia è di quelle che rassicura. Lo studio condotto dal professor Angelo Carpi del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell'Università di Pisa in collaborazione con l'Unità di Epidemiologia e Biostatistica dell'Istituto di Fisiologia del CNR di Pisa su circa 10mila pazienti, dal 1972 ad oggi, ha dimostrato che la possibilità che un nodulo tiroideo sia maligno è rimasta invariata nel corso del tempo. Dunque, negli ultimi 40 anni, la probabilità che un nodulo alla tiroide sia maligno è rimasta invariata al 3% circa.

"Dal punto di vista scientifico – spiega il professor Carpi – è la prima volta che viene condotta una ricerca che copre un arco di tempo così lungo, di fatto ho messo insieme tutta la casistica che ho affrontato nel corso della mia carriera, con pazienti provenienti da tutta l'Italia e specialmente dalla Toscana".

I risultati ottenuti sono stati pubblicati il 31 ottobre scorso sulla prestigiosa rivista internazionale PLOS ONE.

"Per i portatori di nodulo tiroideo – aggiunge il professore dell'Ateneo pisano – gli esiti della mio studio sono dunque confortanti: la probabilità di avere un cancro è bassa e non è variata nel tempo, anche se in termini assoluti in Italia, come in altre nazioni europee e del mondo, si è registrata negli ultimi decenni una crescente incidenza di questa patologia nella popolazione".

L'importante è quindi affidarsi sempre di più a tecniche capaci di selezionare i pochi cancri tiroidei dalla gran parte dei noduli benigni che di solito non richiedono l'intervento chirurgico. "L'agobiopsia tiroidea che utilizziamo da 30 anni – conclude il professore - si è dimostrata sicura e più utile dell'agoaspirato per ridurre gli interventi chirurgici per nodulo benigno, sia perchè migliora l'interpretazione morfologica del nodulo sia perchè rappresenta un substrato migliore dell'agoaspirato per la determinazione dei markers tumorali".

 

Ne hanno parlato anche:

Corrieredellasera.it

IlTirreno.it

AdnKronos

ANSA

LiberoQuotidiano.it

OgniSette.it

La Nazione - Pisa

Sono 69 le proposte presentate da docenti dell'Università di Pisa, in qualità di responsabili di Unità di ricerca, che il MIUR ha finanziato nell'ambito dei Progetti di ricerca di interesse nazionale (PRIN). Sono nove, inoltre, i docenti dell'Ateneo che hanno ottenuto fondi come coordinatori nazionali dei progetti, per un importo complessivo di quasi sette milioni di euro. È questo il risultato del bando PRIN 2010-2011, di cui sono state appena pubblicate le relative graduatorie, che assegnava un finanziamento complessivo di oltre 170 milioni di euro, suddiviso tra le 14 aree disciplinari del MIUR.

I professori dell'Ateneo pisano che faranno da capofila dei progetti sono:

- Carlo Baroni, del dipartimento di Scienze della terra, titolo del progetto: "Dinamica dei sistemi morfoclimatici in risposta ai cambiamenti globali e rischi geomorfologici indotti", finanziamento complessivo: 488 mila euro;

- Giovanna Colombini, del dipartimento di scienze politiche, titolo del progetto "Eguaglianza nei diritti fondamentali nella crisi dello stato e delle finanze pubbliche: una proposta per un nuovo modello di coesione sociale con specifico riguardo alla liberalizzazione e regolazione dei trasporti", finanziamento complessivo di 512 mila euro;

- Maria Perla Colombini, del dipartimento di Chimica e chimica industriale, titolo del progetto: "Sostenibilità nei beni culturali: dalla diagnostica allo sviluppo di sistemi innovativi di consolidamento, pulitura e protezione", finanziamento complessivo: 820 mila euro;

- Francesco D'Errico, del dipartimento di Ingegneria civile e industriale, titolo del progetto: "Sviluppo ed applicazione di nuovi materiali dosimetrici per radiazioni ionizzanti", finanziamento complessivo: 796 mila euro;

- Pierpaolo Degano, del dipartimento di Informatica, titolo del progetto: "Security Horizons", finanziamento complessivo: 572 mila euro;

- Alberto Del Guerra, del dipartimento di Fisica, titolo del progetto: "INSIDE: Soluzioni Innovative per la Dosimetria 'in-beam' in adroterapia oncologica", finanziamento complessivo: 977 mila euro;

- Eleuterio Ferrannini, del dipartimento di Medicina clinica e sperimentale, titolo del progetto: "Nuovi aspetti nella patogenesi e trattamento dell'obesità", finanziamento complessivo: 922 mila euro;

- Giacomo Lorenzini, del dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali, titolo del progetto: "Progettare la città verde nell'era del cambiamento globale: funzioni degli alberi urbani e loro adattabilità nelle future condizioni climatiche - TreeCity", finanziamento complessivo: 812 mila euro;

- Marco Santagata, del dipartimento di Filologia, letteratura e linguistica (titolo del progetto: "Per una Enciclopedia dantesca digitale", finanziamento complessivo: 775 mila euro.

Ne hanno parlato:
Nazione Pisa
Tirreno Pisa
PisaInformaFlash.it
StampToscana.it
GreenReport.it

Matricolandosi 1Hanno raggiunto quota 7.400 le immatricolazioni ai corsi di laurea triennale e a ciclo unico dell'Università di Pisa, con una flessione di circa il 6 per cento rispetto allo scorso anno, e hanno superato quota 1.100 le iscrizioni al primo anno delle lauree magistrali, con una crescita superiore a 13 punti percentuali rispetto allo scorso anno. Sono questi i dati, ancora provvisori, dei nuovi iscritti per l'anno accademico 2012-2013, elaborati dall'Ufficio programmazione, valutazione e statistica dell'Ateneo alla data del 15 ottobre, confrontati con quelli presi alla stessa data dell'anno passato.

Precisamente, gli immatricolati sono 7.394 contro i 7.890 registrati lo scorso anno. La modesta flessione è dovuta a un insieme di fattori, tra i quali un ruolo centrale è rivestito dal fisiologico assestamento dopo anni di crescita pressoché continua, anche in controtendenza rispetto ai dati nazionali. Se infatti l'ultima indagine di Almalaurea indica che le immatricolazioni negli atenei italiani sono diminuite del 15% tra 2004 e 2011, nello stesso periodo l'Università di Pisa ha visto crescere i suoi immatricolati di quasi due punti percentuali. Un altro fattore è rappresentato dall'attivazione del numero programmato in alcuni corsi che fino allo scorso anno non lo prevedevano, come nel caso di Lingue e letterature straniere e di Scienze naturali e ambientali.

Per il resto, influiscono gli aspetti più generali legati alla situazione del Paese, con una crisi economica che rende difficile per molte famiglie sostenere le spese di studio dei propri figli e con il conseguente timore che le difficoltà occupazionali in diversi casi non siano superate dal raggiungimento del titolo universitario.

L'elaborazione statistica sugli immatricolati 2012-2013 è la prima che non tiene conto delle facoltà e dei vecchi dipartimenti, basandosi invece sulle 20 strutture dipartimentali che sono entrate in funzione il 19 settembre.

Tra questi dipartimenti, quelli che segnano i maggiori incrementi in valore assoluto sono Civiltà e forme del sapere, con 44 immatricolati in più rispetto allo scorso anno, pari all'8,2%, Chimica e chimica industriale (+43 e +26,4%), Scienze agrarie alimentari e agro-ambientali (+33 e +16,1%), Informatica (+20 e +11,2%), Scienza della terra (+16 e +26,7%) e Medicina clinica e sperimentale (+16 e +4,1%).

In numeri assoluti, i dipartimenti con più immatricolati sono Economia e management con 1.020, Ingegneria civile e industriale con 790 e Giurisprudenza con 653, seguiti da Ingegneria dell'informazione, Civiltà e forme del sapere e Filologia letteratura e linguistica, tutti compresi tra 584 e 582.

matricolandosiSono in decisa crescita, come detto, gli studenti iscritti al primo anno delle lauree magistrali. Il loro numero complessivo, sempre alla data del 15 ottobre, è salito dai 995 dello scorso anno a 1.130, con un aumento percentuale di 13,6 punti.

In questo caso, i dipartimenti che hanno registrato il maggior aumento di immatricolati in valori assoluti sono Ingegneria civile e industriale (+77 e +137,5%), Economia e management (+24 e +15,6%), Filologia letteratura e linguistica (+23 e +17%), Ingegneria dell'energia dei processi dei sistemi del territorio e delle costruzioni (+19 e +29,7%), Scienza della terra (+17 e +170%) e Scienze agrarie alimentari e agro-ambientali (+12 e +38,7%).

In termini assoluti, i dipartimenti con più iscritti al primo anno delle lauree magistrali sono Economia e management con 178, Filologia letteratura e linguistica con 158 e Ingegneria civile e industriale con 133.

I termini per immatricolarsi ai corsi di laurea di primo livello e ai corsi di laurea a ciclo unico andranno avanti fino al 31 ottobre con il pagamento di una mora di 50 euro, fino al 30 novembre con una mora di 100 euro e fino al 31 dicembre con una mora di 150 euro. Oltre il 31 dicembre 2012 non sarà più possibile immatricolarsi. Per i corsi di laurea magistrale la scadenza è fissata al 31 dicembre, senza pagamento di mora.

Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa
Nazione Pisa
TirrenoPisa.it
Nazione.Pisa.it
PisaNotizie.it
PisaToday.it
PisaInformaFlash.it 

PA130122È stato conferito all'Università di Pisa il Premio San Francesco 2012, che la Lega nazionale per la difesa del cane destina a personaggi o istituzioni che si siano distinte per il loro impegno a favore degli animali. Il riconoscimento è stato assegnato per le attività svolte dal Comitato Etico dell'Ateneo, istituito per la tutela degli animali impiegati ai fini sperimentali, e più in particolare per il progetto di riabilitazione dei beagle da laboratorio avviato al dipartimento di Scienze veterinarie nello scorso agosto.

Per conto dell'Università, il Premio è stato ritirato dalla professoressa Daniela Gianfaldoni, direttore del dipartimento di Scienze veterinarie, da Angelo Gazzano, ricercatore dello stesso dipartimento, e da Antonella Pochini, della Direzione Ricerca ed internazionalizzazione.

beagle


L'iniziativa, giunta alla sua undicesima edizione, è stata organizzata dalla sezione genovese della Lega nazionale per la difesa del cane, dal Centro di medicina comportamentale Martin Buber, dall'Esercito italiano e dalla Associazione amici animali abbandonati.

Il progetto di riabilitazione degli animali da laboratorio dell'Università di Pisa nasce da una circolare ministeriale che indirizzava gli operatori verso la pratica della rehabilitation degli animali sperimentali, nei casi in cui le condizioni di salute degli stessi lo consentissero. A tal fine è stato istituito un centro per la riabilitazione di animali da laboratorio presso il nuovo dipartimento di Scienze veterinarie, supportato da esperti in etologia, per promuovere la massima diffusione dell'informazione sulle metodologie e sulle pratiche in questo settore.

Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa
Nazione Pisa 
PisaNotizie.it
PisaInformaFlash.it
Pianeta Universitario.com 
Libero Quotidiano.it
Greenreport.it
Pisa Today.it

Questo sito utilizza solo cookie tecnici, propri e di terze parti, per il corretto funzionamento delle pagine web e per il miglioramento dei servizi. Se vuoi saperne di più, consulta l'informativa