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virginia volpiVirginia Volpi, studentessa di Scienze politiche dell’Università di Pisa, si è classificata prima al concorso "Giovani talenti per l'Italia, l'Europa, il mondo" dell’Istituto Affari Internazionali (IAI).

La premiazione ufficiale si è svolta a Roma il 10 ottobre scorso alla presenza di studiosi e autorità. Virginia Volpi, 22 anni nata a Pisa, si è aggiudicata un tirocinio retribuito di tre mesi nella sede dell’IAI a Roma e la pubblicazione del saggio con cui ha vinto intitolato "Unione di stati ma non di intenti. Se si rompe la comune visione europea" (link alla versione inglese).

Per lo stage, che sta già svolgendo da settembre, è seguita come tutor dalla professoressa Sara Poli dell’Università di Pisa.

smellWhat does fear smell like? And happiness? When we feel emotions do we emit substances specific to that particular emotional state which can be ‘smelled’ by our peers? This is certainly true of animals, but for human beings it has yet to be proved. Pasquale Scilingo, professor at the Department of Information Engineering (DII) of the University of Pisa, who heads the Computational Physiology group at the Research Center “E. Piaggio”, is coordinating a project whose aim is to study whether the emotions we feel lead us to emit specific molecules, identifiable through the sense of smell, by analyzing sweat.

The project called POTION has been awarded over 6,500,000 euros, for a period of five years during which time Professor Enzo Pasquale Scilingo will coordinate a consortium of 10 international partners from 8 different countries, each with a scientific profile which is complementary, multidisciplinary and of consolidated experience in the research sector referred to in the themes of the project. A team from the Department of Chemistry and Industrial Chemistry of the University of Pisa, coordinated by Professor Fabio di Francesco, will also be taking part in the project. Their task will be to identify and synthesize the molecules in question, using the most advanced analytical techniques.

“POTION aims to study the human capacity to transmit emotions and influence social behaviour through body odour: chemosignals,” explains Scilingo. “When we feel emotions such as happiness and fear, the human body produces chemosignals which are released through sweat and which could be emotionally contagious the moment they are perceived by others. The reaction to these chemosignals could induce inclusive behaviour and confidence in the percipient, or exclusive behaviour and separation, and consequently, it could modulate social interaction between individuals.”

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Professor Pasquale Scilingo.

POTION will face two complex and at the same time fascinating challenges: the first will include the chemical analysis of the human chemosignals in order to identify which molecules are released during the emotions of happiness and fear; these two emotions can be seen as the extreme points on a scale of emotions and are fundamental in activating opposing social interaction. The second challenge will use the results of the chemical analysis to artificially synthesize the human chemosignals linked to happiness and fear. The objective is to develop an innovative system of controlled release of the artificial chemosignals aimed at guiding the social response strategy.

“This new technological paradigm will be tested in both social and clinical scenarios,” adds Scilingo. “In the first case, the management of feelings of faith, presence and inclusion will be examined in depth in both virtual and real, social contexts (such as social networks). In the second case, POTION will propose potential new support in the therapeutic treatment of social anxiety, phobias and depression.” The results from the POTION study could have a strong impact not only on the scientific community, through a wider understanding of the basics of social and emotional behaviour, but also on society itself by improving social relations and well-being in general.

image.pngQual è l'odore della paura? E quello della felicità? Quando proviamo emozioni emettiamo delle sostanze associabili a quel particolare stato emotivo che possono essere "annusate" dai nostri simili? Sicuramente è così per gli animali, ma per gli esseri umani è tutto da dimostrare. Pasquale Scilingo, docente del dipartimento di Ingegneria dell'Informazione, che guida il gruppo di fisiologia computazionale al Centro di ricerca dell'Università di Pisa “E.Piaggio”, coordina un progetto che ha lo scopo di studiare, attraverso l'analisi del sudore, se le emozioni che proviamo ci inducono a emettere molecole specifiche, identificabili attraverso l’olfatto.

Il progetto si chiama POTION e ha ricevuto un finanziamento europeo di oltre 6.500.000 di euro, per una durata totale di cinque anni, durante i quali il professor Enzo Pasquale Scilingo coordinerà un consorzio di 10 partner internazionali, provenienti da 8 paesi diversi, con un profilo scientifico complementare, multidisciplinare e di consolidata esperienza nei settori di ricerca richiamati dai temi del progetto. Dell'Università di Pisa partecipa anche un team del dipartimento di Chimica e Chimica industriale coordinato dal professor Fabio Di Francesco, che avrà il compito di identificare e sintetizzare le molecole in questione, utilizzando le più avanzate tecniche analitiche.

Guarda l'intervista a Pasquale Scilingo.

«POTION propone di studiare le capacità dell’essere umano di trasmettere le proprie emozioni e influenzare il comportamento sociale per mezzo degli odori rilasciati dal proprio corpo: i chemosegnali – spiega Scilingo – Quando proviamo emozioni come felicità e paura, il corpo umano produce chemosegnali che vengono rilasciati attraverso il sudore e potenzialmente sono in grado di generare un vero e proprio contagio emotivo nel momento in cui vengono percepiti da altre persone. Le reazioni di colui che percepisce i chemosegnali potrebbero indurre comportamenti di inclusione e fiducia o di esclusione e lontananza e, conseguentemente, modulare l’interazione sociale tra più individui».

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Il professor Pasquale Scilingo.

POTION affronterà due sfide complesse e al contempo affascinanti: la prima consisterà nell’analisi chimica dei chemosegnali umani al fine di individuare quali molecole vengono rilasciate durante le emozioni di felicità e paura; queste due emozioni possono essere intese come punti estremi di una scala emozionale e sono fondamentali nell’innescare interazioni sociali opposte. La seconda sfida utilizzerà i risultati dell’analisi chimica per sintetizzare artificialmente i chemosegnali umani legati alla felicità e alla paura. L’obiettivo è quello di sviluppare un innovativo sistema di rilascio controllato di chemosegnali artificiali volto a guidare la strategia di risposta sociale.

«Questo nuovo paradigma tecnologico sarà testato in scenari sia sociali che clinici – aggiunge Scilingo – Nei primi si approfondirà la gestione dei sentimenti di fiducia, presenza e inclusione, in contesti sia virtuali che reali e sociali (come i social network). Nei secondi invece, POTION proporrà un possibile, nuovo supporto al trattamento terapeutico per l'ansia sociale, le fobie e la depressione». I risultati sviluppati nell’ambito di POTION potranno avere un forte impatto non solo sulla comunità scientifica, come l’ampliamento della conoscenza delle basi fondamentali del comportamento sociale ed emotivo, ma anche sulla società, contribuendo a migliorare le relazioni sociali e il benessere generale.

Al via l’ottava edizione di Internet Festival-Forme di Futuro, il principale evento italiano dedicato all’innovazione digitale e ai suoi protagonisti, a Pisa dall’11 al 14 ottobre. La parola chiave di questa edizione è #intelligenza, intesa non solo come intelligenza artificiale ma come ricerca di soluzioni smart, efficienti e sostenibili, dal sociale alla sanità, dall’economia al lavoro.

I 10 eventi da non perdere a IF2017.

La preview di IF ha visto la presentazione di EyeDrive, la app per dispositivi mobili sviluppata da Sixth Sense in grado di analizzare lo stile di guida degli utenti sfruttando i sensori del telefono (GPS e accelerometri) senza la necessità di installare hardware aggiuntivi, e il volo sul’Arno del drone per il trasporto di emoderivati ideato da ABzero. ABzero e Sixth Sense fanno parte del Club degli Spin Off della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che proporrà altre aziende innovative dall’11 al 13 ottobre presso il Centro Congressi Le Benedettine.

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L’inaugurazione di Internet Festival è programmata per giovedì 11 ottobre ore 15.30 presso le Logge dei Banchi. Nell’occasione verranno aperti lo stand della Regione Toscana, che offre servizi e informazioni ai cittadini, e l'installazione multimediale di Emergency realizzata ad hoc per il Festival dal titolo “Forme di Pace”. A seguire l’esibizione del Mogeesing Trio che partirà dalla sonorizzazione di oggetti di uso comune trasformandoli in strumenti estemporanei di creazione musicale (Mogees è un sensore di vibrazioni in grado di trasformare qualsiasi oggetto in uno strumento musicale).

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I rappresentanti degli enti promotiori di IF2018 alla conferenza stampa di Pisa: tra loro il rettore Paolo Mancarella, la prorettrice vicaria Nicoletta De Francesco, il sindaco Michele Conti, l'assessore ai Sistemi informativi Regione Toscana Vittorio Bugli, il presidente Fondazione Sistema Toscana Iacopo Di Passio, Domenico Laforenza, direttore IIT-CNR, Anna Vaccarelli, IIT-CNR, Cristina Martelli, segretario generale della Camera di Commercio di Pisa e Claudio Giua, direttore Internet Festival 2018.

 Quest’anno sono dieci le location in città dedicate a IF. Tra le aree tematiche, Intelligenza artificiale e nuovi diritti, Blockchain, Datacrazia, Gamebox, Book(e)book. Focus inoltre su imprese, PA e mondo del lavoro ai tempi dell’Industria 4.0. Potenziati i T-Tour, i percorsi formativi che stimolano la curiosità soprattutto dei ragazzi e propongono strumenti di innovazione digitale. Non mancano approfondimenti su sport, musica, teatro, cinema, enogastronomia e marketing sensoriale. Assoluta novità di IF2018 i laboratori per bambini da 0 a 6 anni.

Ad aprire la prima giornata del festival, giovedì 11 ottobre, una serie di appuntamenti dedicati alle imprese in digitale e ai nuovi strumenti forniti dalla tecnologia (Camera di Commercio, dalle ore 10.30), mentre alle ore 18 prende il via il ciclo Post-Visioni al Cinema Arsenale, con la proiezione in anteprima italiana di “The Cleaners”, documentario sugli “spazzini della Rete”, con l’introduzione dell’esperto di misinformation Walter Quattrociocchi. In programma anche il primo degli “aperitivi intelligenti”, con lo chef Damiano Donati di Punto a Lucca e a seguire lo spettacolo IF68 de I Sacchi di Sabbia (Manifatture Digitali, ore 19, evento a invito). Star della prima serata di IF2018 Alessandro Baricco, con la presentazione del suo ultimo libro “The Game”, in dialogo con il giornalista Gregorio Botta al Teatro Verdi (ingresso libero, ore 21).

Tra le decine di ospiti attesi a Pisa fino a domenica 14 ottobre lo scrittore Marco Malvaldi, l’ex vicepresidente del CSM Giovanni Legnini, la sociologia Chiara Saraceno, il cacciatore di bufale David Puente, la direttrice del centro di Ricerca Enrico Piaggio Arti Ahluwalia, il direttore dello Psychometrics Center dell'Università di Cambridge Vesselin Popov, il blogger Hossein Derakshan, la star di YouTube Elisa Maino, il jazzista Paolo Angeli, il giornalista Oobah Butler, ideatore di "The Shed at Dulwich”, ristorante inesistente che ha scalato le vette delle classifiche online.

La manifestazione conta sull’efficace e collaudato partnernariato di Regione Toscana, Comune di Pisa, Provincia di Pisa, IIT-CNR e Registro .it, Università di Pisa, Scuola Normale Superiore, Scuola Superiore Sant’Anna, Camera di Commercio di Pisa, Festival della Scienza e Fondazione Sistema Toscana.

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Il drone per il trasporto di emoderivati ideato da ABzero in volo sui Lungarni.

I TEMI DI #IF2018

Datacrazia – Le fake news sono al centro nella giornata di studi del Corecom (giovedì 11) e dell’evento con alcuni dei più autorevoli cacciatori di bufale, come Walter Quattrociocchi (venerdì 12) e David Puente (sabato 13) moderati dalla giornalista Barbara Carfagna. Vesselin Popov e Dino Amenduni discutono su quali media siano maggiormente in grado di orientare l’opinione pubblica (venerdì 12).

Imprese in digitale – Alla Camera di Commercio le risposte a ogni interrogativo su Spid, firma digitale e pratiche online: l’evento “Camere 4.0 e Digital Transformation” è in programma giovedì 11. Tra gli ospiti Roberto Pieraccini di Google, a capo dello sviluppo della funzione Assistente vocale. Gli eventi collaterali comprendono la Tech Jobs Fair, giornata d’incontro tra professionisti e aziende del settore tech organizzata da Talent Garden Pisa e Swap Party (13 ottobre, Officine Garibaldi).

Book(e)Book – Alessandro Baricco presenta giovedì 11 al Teatro Verdi il suo ultimo libro, “The Game”, sui mutamenti dell’era digitale a partire dal suo luogo simbolo, la Silicon Valley. Previsto l’assalto di giovanissimi per #Ops, libro d’esordio di Elisa Maino, star di YouTube con 3 milioni di follower a 15 anni (domenica 14). Molta satira nell’intervista a Martina dell’Ombra, personaggio creato da Federica Cacciola (domenica 14). Altro target di pubblico per la proposta di Simone Cosimi e Alberto Rossetti che illustrano il loro libro sul cyberbullismo (venerdì 12). Giovanni Boccia Altieri si addentra nei meandri della “Fenomenologia dei social network” (sabato 13).

Intelligenza Artificiale e nuovi diritti – Machine Learning, automazione, Big Data, copyright, privacy: venerdì 12 e sabato 13, incontri dedicati alla tutela dei nuovi diritti connessi all’intelligenza artificiale. Previsti crediti formativi per avvocati, notai e giornalisti. Tra gli ospiti il giudice Amedeo Santosuosso, l’avvocato Giangiacomo Olivi, i professori Francesco Pizzetti e Maria Chiara Carrozza.

1001 intelligenze – Sabato 13 ottobre il giornalista Roberto Vicaretti parla delle varie forme di intelligenza con molti ospiti tra cui Derrick de Kerckhove (intelligenza connettiva), Cinzia Chiandetti (intelligenza animale), Arti Ahluwalia (direttrice del centro di Ricerca Enrico Piaggio ed esperta di stampa 3D dei neuroni), Stefano Mancuso (intelligenza vegetale). Si prosegue domenica 14 con “Anche i computer sognano”.

Blockchain – Un’intera giornata, sabato 13, dedicata alla blockchain nelle sue diverse applicazioni, dalla criptovaluta al voto via web, con esperti tra cui Chiara Mazzone, responsabile delle politiche d'innovazione digitale della UE, Marco Bentivogli, sindacalista, e la giornalista Carola Frediani. Modera Massimo Chiriatti.

Cybersecurity – Di sicurezza digitale parlano il vicepresidente uscente del Consiglio Superiore della Magistratura Giovanni Legnini intervistato da Claudia Fusani, l’assessore della Regione Toscana Vittorio Bugli e il direttore IIT-CNR Domenico Laforenza. Nell’occasione viene presentato il Centro regionale interforze (sabato 13 ore 14). Tra gli eventi collaterali, venerdì 12 alle Officine Garibaldi il Cybersecurity Day 2018, con la presentazione dell’Osservatorio gratuito per enti pubblici ed imprese sviluppato dal Cnr in collaborazione con Registro .it. Sempre Registro .it sarà protagonista dei T-Tour di Internet Festival con i nuovi laboratori sulla Cybersecurity della Ludoteca destinati ai bambini dagli 8 agli 11 anni e le tavole a fumetti del personaggio Nabbovaldo disegnate appositamente da Gabriele Peddes.

Cina-Italy – A Pisa 15 imprenditori cinesi incontrano 15 imprenditori italiani. Obiettivo: l’avvio di un hub dedicato all’innovazione in Cina nella regione dello Shandong con il supporto delle tecnologie italiane. In programma venerdì 12. In collaborazione con il Polo Tecnologico di Navacchio.

Calcio e Big Data - La Soccer Data Challenge è una competizione aperta agli appassionati di dati e calcio il 12 e 13 ottobre. Per 30 ore consecutive i team si sfidano sullo sviluppo di una soluzione per l’analisi di partite di calcio. In palio un premio di 5000 euro. L’iniziativa è realizzata grazie al contributo del Master in Big Data dell’Università di Pisa, WyScout e ISTI-CNR. In giuria, tra gli altri, Marco Malvaldi, Paolo Ferragina e Vlad Andersen, direttore ricerca e sviluppo di WyScout.

IT come impresa – Registro.it organizza una serie di focus per le imprese in tema digitale (Facebook per le aziende, domini, e-commerce, GDPR ecc.), a partire da venerdì 12 alla Camera di Commercio. Gli incontri saranno dedicati alle PMI, alle startup e ai professionisti del digital marketing. Ci saranno incursioni di startup italiane dedicate al cibo e al turismo.

Smart PA – La Regione Toscana propone a IF2018 l’atto finale di #ToscanaDigitale, un percorso partecipativo su cosa è stato fatto e cosa resta da fare sul fronte dell’agenda digitale: dalla banda ultralarga alla digitalizzazione dei servizi della PA, dalle smart cities alla nuova comunicazione pubblica.

Gamebox – Intelligenze multiple, puzzle, eSports, intelligenza artificiale, narrazioni interattive, didattica con i videogame e VR, in compagnia d Maddalena Grattarola, Mattia Traverso, Dario D’Ambra, Stefano Cecere. Torna anche la IF Game Jam, giunta alla sesta edizione.

Piatto intelligente – Gli aperitivi-spettacolo coinvolgono chef, critici enogastronomici, ristoratori chiamati a presentare il loro “piatto intelligente”. Tra gli ospiti della rassegna, alle Manifatture Digitali, Damiano Donati (giovedì 11, su invito), Funky Tomato, (venerdì 12, su prenotazione), Conciorto, duo di musica elettronica “con verdure sonore” (sabato 13, su prenotazione), Oobah Butler (giornalista britannico che si è inventato un ristorante inesistente, diventato primo su TripAdvisor a Londra) intervistato da Eleonora Cozzella (domenica 14).

Emergency – Alle Logge dei Banchi "Forme di Pace", installazione multimediale realizzata da Emergency per IF2018, che consente di esplorare le attività all’interno dei suoi ospedali in Afghanistan. Ogni ambiente sarà dotato di supporti tecnologici e multimediali. Visitabile dall’11 al 14 ottobre.

Off the platform - Sezione speciale dedicata alle diversità del web attraverso il racconto delle community e dei progetti che proliferano fuori dalle piattaforme mainstream. Obiettivo: suggerire una modalità di ricerca attiva dei contenuti. Tra i relatori il blogger dissidente Hossein Derakhshan, Alexis Rossi e Mario Tedeschini Lalli (venerdì 12 e sabato 13).

Odio dunque sono – L’odio in rete e i “leoni da tastiera” sono al centro di una sezione che vede protagonisti la sociologa Chiara Saraceno e l’autrice del “Manifesto delle parole ostili” Rosy Russo. Per l’occasione l’Università di Firenze presenta una ricerca sull’hate speech (sabato 13).

Spettacoli e performance – Ad aprire il cartellone è la piece “IF ‘68”, a cura dei Sacchi di Sabbia (giovedì 11). Al Cinema Arsenale va in scena “Il terzo segreto di satira”, collettivo comico (giovedì 11). Per la serie “interviste impossibili”, l’assistente vocale di Google è protagonista di uno scambio in tema “2001 Odissea nello spazio” (venerdì 12). Venerdì 12 il Teatro Verdi ospita il jazzista Paolo Angeli, con un progetto sui Radiohead in prima nazionale. Sabato 13, i Tangerine Dream disegnano i loro paesaggi elettronici nel concerto “Quantum Of Electronic Evolution”.

laboratorio terreni 3A distanza di oltre tre anni dalla scomparsa del Professor Pierangelo Terreni, ordinario di Elettronica presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione e ultimo Preside della Facoltà di Ingegneria, l’Università di Pisa, il Dipartimento e i colleghi hanno voluto ricordarlo intolando alla sua memoria il laboratorio di Progettazione di Sistemi Elettronici, che lui stesso aveva fortemente voluto e aveva fondato.L'evento ha visto la partecipazione delle autorità accademiche e di colleghi ed ex-allievi, che hanno ricordato gli importanti contributi del professor Terreni sia verso l'Ateneo,  sia nel campo del trasferimento tecnologico sul territorio.

 

dii laboratorio terreni 2Pierangelo Terreni è stato infatti il padre della “Microelettronica” a Pisa, e ha incentivato l'introduzione e lo sviluppo di nuovi corsi universitari, di nuovi laboratori e di nuove attività di ricerca svolte nell’ambito dei sistemi microelettronici e dei circuiti integrati. A lui si devono la nascita e la proliferazione di centri di progettazione di importanti aziende nel settore dei semiconduttori e di start-up innovative, che hanno trovato nel Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione e in molte realtà del territorio (non per niente denominato Arno Valley)  competenze e conoscenze, grazie alle quali compagnie quali Austria Micro System, Hanking Electronics, SITAEL e Yogitech a investire e creare realtà importanti nel settore microelettronico.

 

La giornata, aperta dagli interventi di Roberto Saletti e Luca Fanucci, ha visto le testimonianze di Franco Bigongiari, Riccardo Serventi, Alessandro Rocchi e Riccardo Mariani, ex-allievi formatisi alla scuola di Terreni e adesso manager delle aziende sopra citate, e si è conclusa con un momento di alta commozione quando la famiglia del Prof.Terreni, la moglie Lucia e la figlia Barbara, hanno scoperto insieme al direttore del Dipartimento Giuseppe Anastasi la targa che sarà posta all’ingresso del Laboratorio di Progettazione Sistemi Elettronici, ora intitolato a Pierangelo Terreni, a perenne ricordo della sua attività.

 

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LuciaGuid_ok.jpgLa professoressa Lucia Guidi (foto a destra) è la nuova direttrice del Centro Interdipartimentale di Ricerca Nutrafood “Nutraceutica e Alimentazione per la Salute” dell’Università di Pisa. Eletta il 5 ottobre scorso, resterà in carica per i prossimi tre anni e succede alla professoressa Manuela Giovannetti che ha svolto due mandati, dal 2013 al 2018.

Il Centro Nutrafood, che raggruppa oltre 150 docenti di 9 dipartimenti dell’Ateneo, si occupa di nutraceutica, una nuova scienza che studia il valore salutistico degli alimenti unendo gli ambiti della nutrizione e della farmaceutica. Temi che appunto rientrano negli interessi di ricerca di Lucia Guidi, presidente del Corso di Laurea in Scienze Agrarie e docente di Biochimica al Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali. In particolare, la professoressa studia infatti l’influenza che i fattori ambientali e i processi di conservazione hanno sulla concentrazione di composti nutraceutici nelle piante alimentari e nei loro prodotti. L’alto livello delle sue ricerche è testimoniato dalle oltre 3.000 citazioni ricevute dalle sue pubblicazioni. La professoressa Guidi è inoltre impegnata anche in progetti di divulgazione scientifica rivolti agli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado.

 

stefano del prato okUn team di ricercatori ha individuato un nuovo farmaco capace di ridurre del 22 per cento il rischio di infarto del miocardio, di ictus nei pazienti o mortalità cardiovascolare affetti da diabete di tipo 2 con pregressa malattia cardiovascolare.

Lo studio denominato Harmony-Outcomes è stato coordinato dai professori Stefano Del Prato (foto a destra) del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Pisa e John McMurray del British Heart Foundation Cardiovascular Research Centre dell’Università di Glasgow. Il lavoro, finanziato da GSK, è stato pubblicato sulla rivista “The Lancet” e presentato il 2 ottobre scorso al congresso annuale della European Association for the Study of Diabetes (EASD).
Complessivamente la ricerca, che ha coinvolto 9463 pazienti di 28 paesi diversi, ha mostrato le capacità cardioprotettive di albiglutide, un farmaco della classe degli agonisti del recettore del GLP1.

“Siamo veramente contenti di questi risultati che forniscono un’ulteriore, solida evidenza all’effetto cardioprotettivo di alcuni agonisti del recettore del GLP1, farmaci già impiegati per il controllo della glicemia nei pazienti con diabete tipo 2 – sottolinea Stefano Del Prato - tenuto conto che l’evento cardiovascolare rappresenta la più comune e tragica complicanza per queste persone.”

È scomparso nella giornata di martedì 9 ottobre il professor Piero Florianiinsigne studioso di Letteratura italiana dell'Università di Pisa e sindaco di Pisa dal 1994 al 1998.

Il rettore Paolo Mancarella lo ha ricordato con queste parole: "ci lascia un collega che molto si è adoperato per il nostro Ateneo, senza mancare di darsi anche alla sua città dove ha ricoperto la carica di primo cittadino. Quando, in passato, ho avuto modo di collaborare con lui, ho sempre apprezzato la sua sensibilità, delicatezza e gentilezza d’animo, che poi ho ritrovato immutate nelle più recenti occasioni di incontro."

I funerali si svolgeranno nella giornata di giovedì 11 ottobre, alle ore 16, nella chiesa di San Frediano.

Si pubblica di seguito la biografia del professor Piero Floriani, letta in occasione del conferimento al professore dell'Ordine del Cherubino nel 2008

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Nato in Istria nel 1942, Piero Floriani ha imparato presto a viaggiare, prima come profugo (in tempo di guerra) poi per cercare un buon luogo per vivere. Da Ancona, città della sua formazione, dove ha studiato fino al liceo, è passato a Pisa nel 1960 come allievo della Facoltà di Lettere e della Scuola Normale Superiore. Si è laureato e diplomato nel 1964 sui libri del Cinquecento che hanno continuato a interessarlo negli anni. Nel frattempo aveva già cominciato a insegnare come supplente al III anno del suo corso di studente universitario: fino da allora ha sempre inteso l’insegnamento come realizzazione di una responsabilità essenziale.

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Dopo un’esperienza di insegnamento medio, e dopo il perfezionamento, nel 1969 ha vinto il concorso di Assistente di Letteratura italiana presso l’Istituto omonimo della Facoltà di Lettere nella quale si era laureato. Nel 1973 ha tenuto qui il primo corso universitario come incaricato di Filologia umanistica. Dal 1975 ha insegnato Letteratura italiana: prima come professore incaricato quindi, dal 1981-82, come professore associato. E’ stato direttore dell’Istituto e componente della giunta di Facoltà; dal 1984 al 1986 ha fatto parte come rappresentante degli associati del Consiglio di Amministrazione dell’Università. A metà degli anni Ottanta ha insegnato per due anni a Trento, in concomitanza con l’istituzione della nuova Facoltà di Lettere. Nel 1990-91 è risultato vincitore di concorso a professore ordinario e fino al 1994 ha insegnato da straordinario presso la vecchia Facoltà di Magistero della Sapienza di Roma, poi Facoltà di Lettere dalla nascita di Roma Tre. Nell’anno accademico 1998-99 è stato richiamato a Pisa, dove è stato direttore del Dipartimento di Studi italianistici dal 2000 al 2003.

Il professor Floriani ha quindi ricoperto la funzione di sindaco di Pisa, carica a cui venne eletto nell’autunno 1994 e che terminò nel dicembre 1998. In questa veste ha dato prova di una grande passione politica, che nei primi anni novanta si intrecciava alle nuove esperienze di figure innovative di amministratori e a una diffusa speranza di rinnovamento della classe politica e dirigente.

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Piero Floriani sindaco, nel 1996, con il Dalai Lama, l'allora rettore Luciano Modica (a sinistra) e altri sindaci dei comuni del territorio.

Tra il 1999 ed il 2002 il professor Floriani ha ricoperto la carica di deputato dell’Opera Primaziale Pisana, partecipando così attivamente alla vita del maggiore tra i siti storici e artistici della città di Pisa. Ha diretto il master in Turismo e Ambiente dell’Università di Pisa testimoniando così come una parte del suo impegno sia stata dedicata ai temi della comunicazione pubblica, elemento di una necessaria riforma della pubblica amministrazione e materia di una formazione professionale in cui risultava essenziale la confluenza di diverse discipline umanistiche e scientifiche.

Tornato alla sua vocazione per la ricerca storico-letteraria, il professor Floriani ha ripreso l’indagine sui sommi autori del pieno Rinascimento (Ludovico Ariosto, Pietro Bembo, Baldassarre Castiglione, Niccolò Machiavelli e Francesco Guicciardini, Torquato Tasso) e minori coetanei, e sulle pratiche e i generi umanistici che hanno fondato le letterature moderne: per esempio il dialogo nella prosa, la satira ‘oraziana’ nella poesia. Su questi generi i suoi lavori sono considerati innovativi. Campo non meno approfondito è stata la storia della critica letteraria, accademica e no, tra Otto e Novecento, indagata in alcune figure alte o sintomatiche. Il professor Floriani ha volto la sua attenzione al Manzoni, del quale ha pubblicato un nuovo profilo per il “Dizionario Biografico degli Italiani”. Ha diretto infine con colleghi pisani la “Nuova Rivista di Letteratura italiana”.

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Il prof. Piero Floriani riceve nel 2008 l'Ordine del Cherubino dall'allora rettore Marco Pasquali.

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Un nuovo e prestigioso premio è giunto per i ricercatori del dipartimento di Informatica dell'Università di Pisa. Al post-doc Riccardo Guidotti è stato infatti assegnato negli scorsi giorni il “Next Generation Data Scientist Award” (NGDS Award), che mira a incoraggiare i giovani talenti a condurre ricerche di base e lavori di applicazione innovativa nel campo dei big data (data science e analytics). Il riconoscimento, unico al mondo, è stato deciso da una commissione internazionale di esperti, che ha apprezzato l’originalità e l’innovatività delle soluzioni proposte dal dottor Guidotti e il suo piano di ricerca per i prossimi cinque anni.

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Il NGDS Award è stato consegnato nell'ambito della quinta edizione della "International Conference on Data Science and Advanced Analytics", che si è svolta a Torino dall'1 al 4 ottobre, l'incontro annuale di punta della Data Science e delle sue applicazioni per l'industria e per la società. La conferenza DSAA intende valorizzare la natura interdisciplinare della scienza e dell'analisi dei dati, allargandosi a tutti i suoi campi, tra i quali statistica, modelli probabilistici e matematici, apprendimento automatico, data mining, network science, analisi aziendale, gestione dei dati, sicurezza, privacy ed etica e ovviamente informatica. Dal lato applicativo intende mostrare nello stesso tempo ai ricercatori le sfide scientifiche poste dalle applicazioni reali e ai professionisti le potenzialità della scienza nel creare valore dai dati.

Guidotti1Riccardo Guidotti, nato a Pitigliano (Grosseto) nel 1988, ha conseguito con lode la laurea triennale e magistrale in Informatica all'omonimo dipartimento dell’Università di Pisa, ottenendo successivamente anche il dottorato. Attualmente ha un assegno di ricerca post-doc come membro del gruppo “Knowledge Discovery and Data Mining Laboratory" (KDDLab), centro di ricerca congiunto tra Ateneo e ISTI-CNR di Pisa. Nel 2015 ha ottenuto la prestigiosa "IBM Fellowship" e dopo ha svolto un tirocinio al Centro di ricerca IBM di Dublino, in Irlanda.
Il dottor Guidotti si è avvicinato al mondo della data science con la tesi di laurea magistrale, in cui ha proposto delle soluzioni basate su tecniche di big data per aumentare l’efficacia dei sistemi di condivisione di auto (car sharing). La tesi di dottorato ha posto l’accento sulle problematiche dell'uso dei dati personali, questione delicata che è arrivata all'attenzione dell'opinione pubblica con il caso "Cambridge Analytica", proponendo delle tecniche che permettono di salvaguardare la privacy degli utenti e alla stesso tempo di utilizzare le informazioni. Più recentemente è passato a lavorare a una "teoria della spiegazione" per interpretare le cosiddette "Black-Box", ovvero i sistemi decisionali basati su dati per i quali non è disponibile una spiegazione relativa alla decisione presa. Altro recente interesse di ricerca è l'analisi dei dati di acquisto degli immigrati verso l'Italia, che punta a sviluppare modelli in grado di capire se gli immigrati tendono ad avvicinarsi o meno alle abitudini alimentari degli italiani dopo un certo periodo di residenza nel nostro paese.

"Mi congratulo con Riccardo per il brillante riconoscimento appena ottenuto - ha commentato il rettore Paolo Mancarella - che si somma agli altri precedenti, all'insegna di una carriera già ricca di successi e molto promettente. Dopo i premi ai professori Roberto Barbuti, Roberta Gori e Paolo Milazzo e il recentissimo 'Best Paper Award' assegnato al professor Antonio Brogi e ai dottori Andrea Canciani e Jacopo Soldani per il miglior contributo presentato alla settima edizione della 'European Conference on Service-Oriented and Cloud Computing', il NGDS Award testimonia la qualità diffusa che è presente nel dipartimento di Informatica. Alla vigilia di un anno importante per l'informatica pisana, in cui festeggeremo i 50 anni dall'istituzione del primo corso di laurea in Italia, sottolineo con piacere che la Scuola pisana continua a formare giovani ricercatori molto richiesti e apprezzati in tutto il mondo".

«Etiche applicate» è il nuovo volume a cura di Adriano Fabris, docente di Filosofia morale all'Università di Pisa. Il libro, edito da Carocci, offre una presentazione dettagliata delle cosiddette "etiche applicate". Si tratta di ambiti di riflessione sviluppati negli ultimi decenni, allo scopo di approfondire e regolamentare questioni dovute all'impatto delle tecnologie sulla nostra vita. Pensiamo alla bioetica, all'etica della comunicazione, all'etica dell'economia, all'etica ambientale e a vari aspetti dell'etica pubblica.

All'interno di questi macroambiti troviamo poi settori più specifici di ricerca, che discutono problemi etici riguardanti ad esempio le cure mediche o il potenziamento umano, l'attività giornalistica o l'uso delle tecnologie comunicative, l'economia globale o il mondo delle imprese, il nostro rapporto con il cibo o quello con le altre specie viventi, i temi dell'immigrazione, della disabilità, delle differenze di genere. Su questi e altri argomenti si soffermano i capitoli del libro, scritti da esperti del settore e corredati da ampia bibliografia. 

Pubblichiamo qui di seguito la premessa al volume, a firma dello stesso Adriano Fabris.

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cover etiche applicate1. La nascita delle “etiche applicate”
La presenza delle cosiddette “etiche applicate” – o “etiche speciali”, o “etiche particolari”, che dir si voglia – costituisce una delle novità nel campo della riflessione filosofica degli ultimi decenni. La filosofia, dopo aver rischiato varie volte in passato di essere autoreferenziale e quindi ininfluente nei confronti dei problemi quotidiani degli esseri umani, si occupa da qualche tempo, fra l’altro, di questioni concrete relative alle condizioni del vivere, ai modi del morire, alle varie emergenze ecologiche, ai mutamenti in atto delle relazioni economiche e sociali, e alle loro conseguenze. Lo fa attraverso una rinnovata riflessione sull’agire umano: mediante ciò che, nella sua tradizione, è chiamato “etica”. Lo fa, sia pure in forme parzialmente diverse, sia nella vecchia Europa che in ambito anglo-americano, sia cioè all’interno del cosiddetto pensiero “continentale”, sia nel contesto della cosiddetta “filosofia analitica”, incrociando a volte e ibridando i due approcci.

A costringere l’indagine filosofica a questa svolta verso la concretezza sono stati, a partire dalla seconda metà del Novecento, non solo i progressi tecnici, ma soprattutto gli sviluppi delle tecnologie. Non dicono la stessa cosa, in effetti, le parole “tecnica” e “tecnologia”. La tecnica indica ciò che prolunga e potenzia l’agire umano, restando tuttavia sotto il controllo di questo stesso agire. Si pensi al bastone utilizzato per far cadere i frutti appesi ai rami più alti di un albero, o a quegli strumenti, anche complessi, che però necessitano dell’essere umano per venire attivati e per svolgere la loro funzione (ad esempio l’orologio meccanico oppure l’automobile). Gli apparati tecnologici possiedono invece una tendenziale capacità all’autoregolazione e all’autonomia, e sono perciò in grado di subordinare alle loro procedure e alle loro funzioni lo stesso agire umano, sfuggendo al suo controllo (come nel caso dei sistemi automatici di regolazione dell’ora o dell’automobile senza guidatore). Ne consegue per l’essere umano, da un lato, uno sgravio di responsabilità, dall’altro, un crescente senso d’impotenza.

I problemi etici creati da queste trasformazioni iniziarono a emergere fin dall’Ottocento, con gli sviluppi del sistema industriale, ma i rimedi individuati facevano ancora riferimento alla possibilità di recuperare un controllo o quanto meno un senso degli avvenimenti da parte dell’essere umano. Il tentativo si espresse ad esempio sia nei termini, più diretti, del richiamo a una «volontà di potenza» (Nietzsche), intesa in senso individuale o di popolo, sia nelle forme, più mediate, della delega del controllo a uno «Spirito del mondo» (Hegel) o a un progresso collettivo (Comte, Spencer). Ma fu con le applicazioni belliche estreme delle tecnologie, e con il verificarsi di una crescente sproporzione (Anders, 2002; 2003) tra la capacità umana d’immaginare le conseguenze di un atto di distruzione e i reali effetti di esso, che s’impose con forza la necessità di riflettere non solo sui modi in cui le tecnologie stesse incidevano concretamente sui comportamenti e sulla vita degli esseri umani, ma soprattutto sullo specifico carattere e sull’autonomia dell’agire tecnologico. Ora, diveniva necessario ripensare radicalmente la stessa etica come disciplina, nella misura in cui soggetto agente non era più, soltanto, l’essere umano, più o meno supportato da strumenti tecnici, ma lo era anche, e con crescente autonomia, il dispositivo tecnologico.

Fu lo scoppio della bomba atomica – uno strumento di morte i cui effetti si potevano protrarre per generazioni, senza che fosse possibile bloccarli – a sollecitare molte di queste riflessioni in ambito filosofico. A un evento di tale portata, però, si aggiunsero gli effetti di ulteriori sviluppi scientifici e tecnologici, capaci d’incidere in altri modi sui processi della vita e della morte: anzi, in grado di contribuire alla ridefinizione stessa delle nozioni di “vita” e di “morte”. Si pensi ai protocolli di Harvard per l’accertamento della morte come morte cerebrale, che suscitarono un ampio dibattito negli Stati Uniti e non solo (Jonas, 2009). Tutto questo e molto altro contribuì alla nascita della prima disciplina che, in maniera articolata, cercò di rispondere alle sfide etiche provocate dalla nuova situazione. Mi riferisco alla bioetica.

2. Il concetto di “applicazione”
Tutto ciò ha comportato certamente un radicale cambio di paradigma nell’ambito dell’etica (o, più precisamente, della filosofia morale, intesa come riflessione sui comportamenti umani e sulla possibilità di orientarli). Tale riflessione, nella storia del pensiero, ha infatti cercato d’individuare i criteri e i principî condivisi affinché l’essere umano potesse compiere scelte buone, ha voluto chiarire che cosa certi concetti significassero – ad esempio i concetti di “bene” e “male”, di “giusto” e “ingiusto”, di “virtù” e “vizio” –, ha indicato e promosso modelli di vita che consentissero a donne e uomini di giungere alla loro piena realizzazione. Ciò è stato fatto, certamente, con stili diversi, movendo da differenti concezioni dell’agire e riferendosi a varie gerarchie di valori: ma l’obbiettivo da raggiungere – la possibilità di proporre giustificazioni valide e condivisibili per le scelte morali – restava comunque lo stesso.

A partire dalla seconda metà del secolo scorso, tuttavia, tale riflessione non è più risultata sufficiente. S’impongono infatti altre urgenze con cui è necessario fare i conti. Due, in particolare, sono gli aspetti inediti che bisogna ora affrontare. Da una parte, come ho detto, l’agire umano si trova ridimensionato nella sua portata e nel suo potere di controllo da parte di quel fare che è proprio degli apparati tecnologici. Con essi, e con ciò che essi sono in grado di compiere, l’essere umano è chiamato a interagire. Dall’altra parte, poi, nella nuova situazione emergono questioni che mettono alla prova lo stesso approccio che per tradizione ha contraddistinto l’indagine filosofica. Si tratta di scenari che richiedono di venir compresi, soprattutto per quanto riguarda le mutazioni antropologiche che comportano, e che spingono anch’essi a prendere decisioni movendo da un orientamento di fondo argomentato e giustificabile.

Di fronte a tali situazioni si è cercato, ancora una volta, di far riferimento a strategie ben consolidate e ricorrenti nella storia del pensiero. Si sono riproposte e si ripropongono ancora, per esempio, tentativi di regolamentazione dettati da norme precise, come ad esempio quelle contenute nei codici deontologici. Oltre a ciò, davanti all’evidente difficoltà di affrontare questioni etiche con riferimento a principî giuridici, sono state riproposte prospettive etiche di carattere generale – ad esempio di tipo deontologico, o consequenzialista, oppure ispirate a un’etica delle virtù –, salvo poi verificare i limiti, in termini di reale efficacia, del loro approccio astratto.

È emerso allora uno scenario diverso. Problemi concreti richiedevano soluzioni concrete. Esse dovevano però essere guidate e indirizzate da principî generali. Questi principî, a loro volta, dovevano essere “applicati” alle varie situazioni e proprio in tali situazioni essere messi alla prova.

Insomma: vi erano, da una parte, l’etica “generale” e, dall’altra, le varie “etiche applicate”, chiamate ad affrontare le questioni specifiche e i dilemmi provocati dagli sviluppi tecnologici. La prima trovava attuazione concreta nelle seconde e a sua volta forniva un orientamento generale per la loro azione. Era qui in gioco un processo di carattere quasi sintetico-deduttivo. Si trattava cioè di un approccio top-down. Ma anche tale approccio, tanto più quando venne inteso in modo unilaterale, risultò insoddisfacente.

Le procedure di applicazione, infatti, si rivelarono ben presto tutt’altro che automatiche. Esse necessitavano di adattamenti, di percezione delle diverse situazioni da parte di chi le metteva in atto; richiedevano la capacità di fare i conti con l’imprevedibilità dei contesti in cui insistevano. Necessitavano, in altre parole, di ciò che i latini chiamavano “ingenium” (Gadamer, 2001). Tutto ciò non era qualcosa che poteva essere determinato in anticipo. Si tentò allora di stabilire una procedura che fosse valida in tutte le situazioni analoghe e che potesse essere seguita sia dagli esseri umani che dalle entità artificiali. La cibernetica, su questa base, propose anzi una teoria applicabile sia agli animali che alle macchine (Wiener, 1968). Ma pure tale soluzione risultò insoddisfacente, a causa della rigidità delle procedure utilizzate, tanto più se messe a confronto con un mondo in costante cambiamento.

Anche da un punto di vista più propriamente epistemologico, poi, l’approccio top-down risultò inadeguato. Nel caso delle cosiddette “etiche applicate”, infatti, non si poteva parlare di “applicazione” nel senso di un trasferimento, nei vari contesti concreti, di quei principî di fondo che l’“etica generale” era chiamata ad articolare e giustificare. Si trattava piuttosto di mettere in opera una dinamica di tipo circolare, in cui gli stessi principî generali orientavano l’agire in situazioni concrete, ed erano a loro volta verificati e adattati, legittimati e precisati proprio grazie al confronto con tali contesti.

Non stupisce quindi se, anche a seguito di queste difficoltà, in molti casi, e specialmente nella riflessione su questi temi sviluppata in ambito anglo-americano, le cosiddette “etiche applicate” sono state strettamente vincolate e circoscritte al piano della pratica concreta. Si è preferito in questi casi, cioè, favorire un approccio bottom-up, basato sull’analisi di specifici casi di studio.

Ma pure questa soluzione, dal canto suo, si è rivelata insoddisfacente. Essa consentiva infatti di proporre, al massimo, indicazioni di comportamento limitate, e valide solo per determinati gruppi o culture. Lo scopo dell’etica – quello di favorire decisioni razionali generalmente condivise – finiva in tal modo per essere eluso. Il compito di confrontare tali soluzioni fra gruppi e culture, infatti, era relegato a forme contingenti di negoziazione, quando non finiva per favorire l’esercizio della violenza.

3. La struttura di questo libro
Per la riflessione filosofica, dunque, la questione delle cosiddette “etiche applicate” è importante su più piani. Si ricollega, come abbiamo visto, al mutamento dell’idea di “agire” che si determina nel contesto contemporaneo: nella misura in cui anche gli apparati tecnologici agiscono, in una maniera più o meno autonoma, essi finiscono per limitare la portata dell’agire umano, e trasformano questo stesso agire in un interagire con le operazioni svolte da vari dispositivi, che diventano sempre più autonomi. Richiede poi che venga capito fino in fondo il mutamento di scenario che il diffondersi delle tecnologie emergenti ha comportato e continua a comportare nel nostro mondo, e soprattutto che esso sia interrogato nelle sue implicazioni etiche. Comporta infine la necessità di una riflessione più approfondita sul rapporto fra quei criteri che l’indagine filosofica vuole far valere in generale e le situazioni concrete, in costante trasformazione, che richiedono decisioni specifiche da prendere proprio in base a tali criteri.

Questo discorso risulta tuttavia ancora troppo generale e astratto. Se invece prendiamo in esame i campi di applicazione nei quali sorge concretamente una domanda di carattere etico, ci accorgiamo che essi si concentrano e possono essere raggruppati in aree ben precise. Si tratta di questioni che riguardano la stessa vita umana, oppure sue fasi cruciali, che favoriscono un suo potenziamento, che incidono sulla cura di essa, che consentono di migliorarne la qualità. Sono problemi che investono l’essere umano nella sua collocazione e interazione con contesti globali governati strutturalmente da regole ben precise e caratterizzati da una crescente capacità di autoregolamentarsi: come i mondi della comunicazione, reali o virtuali, dell’economia, a livello macro o micro, e come lo stesso ecosistema in cui ogni essere vivente si trova a operare. Sono temi che concernono le trasformazioni della sfera pubblica e la possibilità – in un contesto in cui le differenze rischiano di essere rivendicate fino al punto da condurre a esiti conflittuali – di costruire reali modelli di convivenza.

Il quadro che ne deriva è certamente articolato e plurale. E come tale dev’essere considerato, senza cedere alla tentazione di giungere a sintesi troppo affrettate e di proporre ricette astrattamente universali. Ma anche la tentazione opposta, quella di porre sullo stesso piano una molteplicità di tematiche e di prospettive senza collegamento fra loro, dev’essere ugualmente evitata. Non è metodologicamente corretta e, soprattutto, non corrisponde a ciò che l’indagine filosofica è chiamata a fare, l’idea di affrontare tali questioni – maggiormente concrete oppure più di prospettiva, legate a situazioni specifiche oppure elevate a modello per affrontare casi analoghi – come se fossero tutte di eguale complessità. E allo stesso modo una trattazione rapsodica di esse, magari dettata dalla moda del momento, non può ritenersi adeguata. Anche se vari manuali di etiche applicate adottano quest’impostazione, soprattutto nell’area anglo-americana, si tratta di un approccio che non è giustificato e che non possiamo condividere. Dobbiamo invece cercare un collegamento strutturale fra le problematiche specifiche che l’etica, nelle sue varie applicazioni e nelle sue principali aree d’interesse, è chiamata oggi ad affrontare.

In che modo abbiamo cercato di farlo in questo libro? Abbiamo in generale seguito una serie di criteri suggeritici dagli sviluppi stessi delle etiche applicate, allo scopo di collegarle fra loro e, per dir così, di “metterle in rete”. Abbiamo anzitutto evitato di dare priorità fondativa a questo o a quell’ambito disciplinare. Ciò non può essere fatto, a ben vedere, né nel caso della bioetica, che pure è l’etica applicata con una storia più lunga, né in quello dell’etica pubblica o dell’etica della comunicazione: nonostante quanto alcuni studiosi hanno sostenuto (Apel, 1992). Abbiamo invece identificato cinque aree d’indagine, poste tutte sullo stesso piano, a cui ricondurre una serie di questioni concrete. Esse sono: la bioetica, l’etica della comunicazione, l’etica economica, l’etica ambientale, l’etica pubblica.

Esse, lo ripeto, sono da considerare come aree: contenitori aperti in cui questioni a esse riconducibili per una sorta di “aria di famiglia” possono essere riportate come al loro ambito d’indagine dedicato. Non vi è spazio, qui, per un atto di sussunzione. Si ha, piuttosto, un intreccio, una sovrapposizione di questioni: questioni che, magari, si ritrovano analogamente in aree diverse e che possono essere proficuamente affrontate facendo riferimento a differenti approcci. Si pensi ad esempio ai collegamenti fra etica della cura ed etica del gender, fra la bioetica e i disability studies, fra l’etica dell’ambiente e le problematiche della giustizia intergenerazionale. Si pensi anche ai problemi propri dell’etica animale, che possono essere approfonditi non solo nel contesto dell’etica ambientale, ma anche in quello dell’etica della vita.

Lo schema che viene qui proposto, quindi, non è affatto uno schema chiuso e gerarchicamente strutturato. È piuttosto, potremmo dire, uno schema “a rete”. Le etiche applicate, cioè, non solo richiedono, come abbiamo visto, che sia attivato un rapporto circolare con quei criteri e quei principî che sono propri dell’etica generale. Esse hanno anche una relazione orizzontale e incrociata fra di loro, in quanto le stesse questioni possono, e in alcuni casi debbono, essere affrontate da prospettive diverse: comunque collegate e motivate da un comune interesse etico.

Ne consegue dunque che questo libro non pretende di fornire un quadro esaustivo e completo delle cosiddette “etiche applicate” presenti nel dibattito contemporaneo. Non sarebbe possibile: sia perché la riflessione etica sui mutamenti tecnologici e sulle loro conseguenze nei confronti delle nostre vite, delle nostre relazioni, del nostro ambiente, è anch’essa in costante trasformazione; sia perché, anche nel riconoscere e affrontare tali questioni, nel libro sono state fatte scelte ben precise, che hanno privilegiato certe questioni e lasciato sullo sfondo altre. Esso, piuttosto, vuol essere al tempo stesso una fotografia della situazione attuale e un work in progress. La fotografia presenta una situazione ben definita. Ma invita, come nel caso di quei giochi in cui il partecipante deve scoprire sempre nuove connessioni tra gli elementi raffigurati, a cercare collegamenti, incroci, sovrapposizioni tra approcci diversi.

Ciò è reso possibile, anzitutto, dal lavoro accurato degli autori e dalla ricca bibliografia da essi suggerita. Ciò è favorito, poi, dalla presenza di contributi che sono espressione di prospettive e di tradizioni filosofiche diverse, e che non si limitano solo a presentare un ambito disciplinare, ma, in molti casi, prendono posizione nei confronti di temi concreti. Ma ciò, in particolare, è inteso come un invito al lavoro del lettore e come uno stimolo a ulteriori suoi approfondimenti. Le etiche applicate sono infatti la dimostrazione della vitalità della ricerca filosofica e della sua costante apertura alle sfide del tempo.
Adriano Fabris

 

 

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