È entrato in carica pochi giorni fa il nuovo presidente della Scuola interdipartimentale di Ingegneria dell’Università di Pisa, Alberto Landi, che ricoprirà questo ruolo per il triennio 2016-2019. Nato a La Spezia nel 1960, dove ha conseguito la maturità presso il liceo Classico “L. Costa”, il professor Landi si è laureato in Ingegneria elettrotecnica all’Università di Genova e ha ottenuto il titolo di dottore di ricerca in Ingegneria elettrotecnica presso l’Università di Pisa. Dal 2006 è professore ordinario di Controlli automatici e attualmente afferisce al dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa. Il professor Landi è sposato e ha due figli.
È stato per molti anni presidente prima del corso di laurea specialistica in Ingegneria dell’Automazione, poi della nuova laurea Magistrale in Ingegneria Robotica e dell’Automazione dell'Università di Pisa. È titolare degli insegnamenti di Automatica, di Cibernetica fisiologica e di Controllo dei processi. Gli aspetti didattici e la formazione degli studenti sono da sempre stati centrali nella sua attività e nei suoi interessi.
Allievo del professor Aldo Balestrino, ha da lui appreso come il rigore scientifico tipico della ricerca e della didattica debba essere sempre perseguito con la fantasia di chi cerca continuamente di innovare e di innovarsi, percorrendo percorsi nuovi possibilmente multidisciplinari. In questa logica si inquadra la sua attività di ricerca, dapprima iniziata con lo studio di tecniche di controllo e identificazione, tipiche dei Controlli automatici, poi proseguita con estensioni nel settore degli azionamenti elettrici e soprattutto nel settore ferroviario, attività che gli ha portato numerosi riconoscimenti e premi nazionali e internazionali. Gli interessi di ricerca più recenti riguardano la “cibernetica fisiologica”, intesa come la disciplina che, attraverso gli strumenti matematici propri della teoria dei controlli automatici, studia e modella processi fisici e chimici degli organismi viventi, al fine di interpretarne e prevederne il comportamento ed eventualmente dimensionarne il controllo per mezzo di farmaci o sistemi meccatronici.
L’attività di carattere interdisciplinare (coinvolge cooperazioni con l’ambiente medico) ha portato a risultati interessanti nello studio del sonno, dell’obesità e nel controllo predittivo farmacologico dell’HIV. Ad oggi è autore di oltre 170 prodotti scientifici pubblicati in riviste e atti di convegni nazionali o internazionali.
Ne hanno parlato:
Secolo XIX - La Spezia
Nazione La Spezia
Tirreno Pisa
CittàdellaSpezia.com
PisaToday.it
gonews.it
Tirreno Blog
PisaInformaFlash.it
La Certosa di Calci si tinge di viola per la Giornata Mondiale dell’Epilessia. Lunedì 13 febbraio, dalle 18 alle 22, il celebre monumento delle colline pisane, sede del Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa, si accenderà di luce colorata in contemporanea con altre bellezze architettoniche di Italia. L’iniziativa è promossa dalla Lega Italiana contro l’Epilessia e dalla Fondazione Epilessia LICE onlus per sensibilizzare la popolazione su una delle malattie neurologiche più diffuse al mondo che colpisce quasi un italiano su cento, per un totale di circa 500.000 casi, con circa 25.000 nuovi diagnosticati all’anno. La Certosa di Calci è stata scelta come monumento simbolo della giornata. Anche il Museo Nazionale della Certosa Monumentale di Calci, con la sua direttrice Antonia d’Aniello, ha dato sostegno all’iniziativa.
Il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa, grazie alla collaborazione del direttore Roberto Barbuti, si farà portavoce dell'iniziativa aprendo le proprie sale per tutta la durata dell’evento, che potranno essere visitate con le normali tariffe d’ingresso. Inoltre i visitatori potranno beneficiare di una speciale accoglienza, quella degli studenti del Liceo Scientifico Buonarroti di Pisa e dell’Istituto Pesenti di Cascina, coinvolti nel progetto di alternanza scuola-lavoro “AskMe”. I ragazzi saranno attivi nelle sale del Museo per accogliere i visitatori, rispondere alle domande, offrire indicazioni e curiosità lungo il percorso.
«Per la Certosa di Calci è un grande riconoscimento essere stata scelta come uno dei monumenti italiani per la campagna di sensibilizzazione sull’epilessia- dichiara il professor Roberto Barbuti - Negli ultimi anni, con le attività promosse dal Museo di Storia Naturale siamo riusciti far conoscere questo luogo a un pubblico sempre più vasto, nel 2016 il Museo ha raggiunto i 65.000 visitatori, rinnovandosi e aprendosi a iniziative di varia natura, sempre attenti al territorio e alla società. Speriamo di poter contribuire in modo significativo anche alla giornata del 13, facendo conoscere, attraverso le nostre bellezze, una malattia così diffusa in Italia».
La sera del 13 febbraio saranno presenti alla Certosa anche i neurologi che operano presso il Centro di riferimento regionale per l’epilessia della Clinica neurologica di Pisa diretta dal professor Ubaldo Bonuccelli, impegnati oltre che nell’assistenza delle persone affette da epilessia anche nella gestione degli aspetti sociali legati alla malattia e nel promuovere una corretta conoscenza di essa. Oltre a Chiara Pizzanelli, coordinatore LICE per la regione Toscana, ci saranno Filippo Giorgi, Enrica Bonanni, Alfonso Iudice.
L’evento è stato presentato in un incontro a Palazzo alla Giornata dal professor Roberto Barbuti, direttore del Museo di Storia Naturale, Massimiliano Ghimenti, sindaco di Calci, Sabrina Balestri, coordinatrice organizzativa del Sistema Museale di Ateneo e responsabile del progetto “AskMe”, Chiara Pizzanelli, neurologo presso il Centro di riferimento regionale diagnosi e cura delle epilessie, Clinica neurologica AOUP e coordinatore LICE Toscana, Filippo Giorgi, neurologo presso Centro di riferimento regionale diagnosi e cura delle epilessie, Clinica neurologica AOUP, e Jessica Giusti, di PAIM.
L’iniziativa del 13 febbraio è patrocinata dalla Fondazione Epilessia LICE onlus con la collaborazione del Comune di Calci, del Museo Nazionale della Certosa Monumentale di Calci e del Museo di Storia Naturale dell'Università di Pisa. Esso è stato possibile grazie ai contributi benefici forniti dalle Cooperative PAIM e Tirrenica Mobilità, entrambe sensibili a tematiche sociali.
Nella foto, da sinistra: Chiara Pizzanelli, Massimiliano Ghimenti, Jessica Giusti, Roberto Barbuti, Sabrina Balestri e Filippo Giorgi.
Quattro studenti di Giurisprudenza dell'Università di Pisa parteciperanno alla finale della European Human Rights Moot Court Competition (http://ehrmcc.elsa.org/), la gara di simulazione processuale organizzata dall'European Law Students Association (ELSA), in collaborazione con il Consiglio d'Europa, e aperta alle università dei 47 paesi che compongono lo stesso Consiglio. Il team dell'Ateneo pisano, superando la prima fase della competizione, è stato infatti selezionato tra le 20 squadre che parteciperanno dal 12 al 17 febbraio alla fase finale di Strasburgo.
Il team è composto dal pisano Vieri Biondi, da Livio Del Carlo, di Viareggio, da Martina Guarracino, di Padova, e da Benedetta Ridarelli, di Gubbio, tutti compresi tra 22 e 25 anni. Vieri Biondi si è da poco laureato al corso di laurea magistrale in Giurisprudenza, mentre gli altri tre ragazzi sono iscritti sempre allo stesso corso.
La prima fase della gara ha riguardato la redazione di due memorie - una per ciascuna delle parti, della lunghezza di venti pagine ognuna in lingua inglese - su un caso creato ad hoc per la competizione. Quest'anno il tema scelto ha riguardato il terrorismo, con particolari implicazioni relative all'adozione di leggi speciali in caso di emergenza nazionale e in rapporto alle leggi che tutelano l'integrità fisica e la privacy di ogni individuo.
Nelle memorie le squadre hanno rappresentato e argomentato le ragioni del ricorrente e quelle dello Stato convenuto, rispettivamente identificati come Applicant e Respondent. Sulla base dei documenti prodotti sono stati quindi selezionati i migliori 20 team che ora si confronteranno a Strasburgo, discutendo sempre sullo stesso caso, e naturalmente in inglese, davanti alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. In quest'ambito, gli studenti dovranno calarsi nella parte degli avvocati delle due parti e cercare di convincere il collegio giudicante delle proprie ragioni, in modo da ottenere il miglior punteggio possibile. I vincitori otterranno un tirocinio alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo.
Il rettore Paolo Mancarella ha voluto incontrare i quattro ragazzi, assicurando il pieno sostegno dell'Ateneo in vista della finale di Strasburgo: "mi ha fatto piacere incontrare Benedetta, Livio, Martina e Vieri e apprezzare di persona la loro grande soddisfazione per il prestigioso traguardo raggiunto. Dobbiamo essere pronti come Ateneo a valorizzare e incentivare esperienze di questo tipo. Un bell’esempio di studenti, laureandi e laureati che si impegnano a fondo nelle attività quotidiane di studio e che riescono a farsi valere nel proprio settore di competenza, a testimonianza della loro personale bravura ma anche dell’elevata qualità della formazione fornita dall'Università di Pisa. Li ho ringraziati per il contributo che stanno dando nell’accrescere il prestigio del nostro Ateneo oltre i confini nazionali e li ho salutati con un caloroso in 'bocca al lupo' per la fase finale della competizione".
Venerdì 3 febbraio, al Liceo Carducci di Pisa, si è svolto il primo torneo di calcetto con El.Go., il portiere elettronico che il dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell’Università di Pisa ha realizzato grazie a una donazione del Distretto Regionale LEO 108LA e donato alla scuola lo scorso giugno. All’evento sportivo hanno partecipato tre squadre che si sono sfidate in un torneo all’italiana. In campo c'erano alunni di tutte le classi, dalla prima alla quinta, e in porta si sono alternati quattro portieri, tre ragazzi e una ragazza.
Il portiere elettronico, ribattezzato El.Go. (Electronic Goalkeeper), è un emulatore di portiere da calcetto controllabile da remoto mediante un'interfaccia adatta a persone con disabilità motoria e, a differenza di altri dispositivi analoghi, permette alla persona con disabilità motoria di partecipare attivamente al gioco. All'iniziativa era presente anche il professor Luca Fanucci, docente di Elettronica al dipartimento di Ingegneria dell'Informazione e delegato del rettore per la Disabilità, che da anni si occupa di ausili tecnologici per persone disabili.
Frutto di un progetto di ricerca promosso già da alcuni anni nel dipartimento pisano di Ingegneria dell'Informazione, El.Go. è costituito da una sagoma di forma umana e da un robusto sistema elettro-meccanico che le permette di scorrere lungo la linea di porta con una rapidità paragonabile all'azione del portiere umano. L'intero sistema è alimentato a batteria ed è gestito da un circuito elettronico che la persona con disabilità può comandare utilizzando una grande varietà di interfacce utente, come ad esempio pulsanti o joystick. Le dimensioni complessive di El.Go. corrispondono a quelle di una porta da calcetto, con circa tre metri di larghezza, due di altezza e uno di profondità. Il sistema è progettato per il funzionamento sia all'interno che all'esterno, su cemento, erba o terra battuta.
El.Go. prevede diverse modalità di gioco, adatte a persone con differente grado di disabilità motoria, e ha un circuito di interfaccia con l'utente completamente senza fili e alimentato a batteria, per consentire al giocatore la completa libertà di posizionamento all'interno del campo. L'intero sistema è dotato di una serie di sensori che gestiscono il gioco in sicurezza, al fine di impedire eventuali collisioni di giocatori in attacco con gli elementi meccanici in movimento.
Sta per partire all’Università di Pisa la seconda edizione del corso di inglese rivolto a studenti con dislessia evolutiva, organizzato dal Centro linguistico d’Ateneo (CLi) in collaborazione con lo Sportello DSA. L’iniziativa ha visto lo scorso anno una grande partecipazione di allievi da vari corsi di laurea, che hanno potuto così raggiungere il livello di inglese richiesto in uscita dai loro corsi di studio per il conseguimento del titolo. Nel 2017 il corso partirà il 28 febbraio.
Le lezioni, due incontri settimanali di due ore ciascuno, si svolgeranno presso il Centro Linguistico d’Ateneo e prevedono l’utilizzo di tecniche sperimentali volte a favorire gli apprendimenti linguistici in studenti con DSA. Saranno tenute da due CEL (collaboratori ed esperti linguistici) madrelingua appositamente formati, in collaborazione con Gloria Cappelli e Sabrina Noccetti, ricercatrici di Lingua e Traduzione inglese del dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica.
Il corso nasce all’interno di un percorso di ricerca su dislessia e apprendimento dell’inglese nei giovani adulti intrapreso negli ultimi due anni da un gruppo di ricerca dell’Università di Pisa in collaborazione con la IRCCS Fondazione Stella Maris e del Centro per la Neurocognizione, Epistemologia e Sintassi teorica dello IUSS di Pavia. «Malgrado si siano fatti molti passi in avanti in ambito neuro cognitivo e glottodidattico, l’impatto della dislessia sulle abilità linguistiche su cui l’apprendimento delle lingue straniere si fonda è un ambito ancora poco esplorato – spiegano le ricercatrici È dunque ormai essenziale cercare di unire i vari settori della ricerca teorica e le pratiche riabilitative per arrivare a una didattica che, riconoscendo le difficoltà del soggetto dislessico, riesca a proporre metodi tali da consentirgli l’apprendimento della lingua straniera».
Nella prima fase del progetto, il gruppo di ricerca dell’Università di Pisa ha adattato i test esistenti e sviluppato materiale didattico da utilizzare all’interno del corso proposto lo scorso anno agli studenti, fondandosi su tecniche riabilitative mirate a ridurre le difficoltà legate ai deficit insiti nel disturbo. Parallelamente è stato condotto uno studio sulle abilità mnesiche e pragmatiche degli apprendenti che ha portato a primi interessanti risultati.
La ricerca sperimentale continuerà anche nei prossimi anni, con l’obiettivo di riuscire a capire i meccanismi che sono alla base delle difficoltà attestate nell’apprendimento della lingua straniera da parte di studenti con dislessia evolutiva e di trovare le strategie e le metodologie più adatte per superarle. «I positivi risultati ottenuti dai partecipanti alla prima edizione sono senza dubbio incoraggianti e ci spingono a continuare in questo lavoro, dove è prezioso il contributo e il sostegno dei colleghi di tutti i dipartimenti che accolgono studenti con DSA e degli uffici preposti che ci hanno sempre fornito un grande aiuto», concludono Cappelli e Noccetti.
Gli studenti interessati possono rivolgersi allo Sportello DSA (a questo link i contatti) o alle docenti per avere informazioni.
Sviluppare un sistema modello per produrre diversi tipi di pane ad elevato valore salutistico per la catena alimentare italiana. È questo l’obiettivo del progetto di ricerca “Processing for healthy cereal foods”, appena finanziato dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca e di cui l’Università di Pisa è capofila.
L’idea del progetto è di selezionare cereali integrali, lieviti e batteri lattici per ottenere pani con elevate proprietà nutraceutiche, capaci ad esempio di incidere positivamente sull’indice glicemico e sulle attività antiossidanti e antiinfiammatorie.
“Nel corso del progetto valuteremo queste proprietà mediante test in vitro e pre-clinici, per identificare le più efficienti combinazioni tra farine, microrganismi e processi produttivi ai fini del miglioramento della salute umana. In particolare saranno analizzate le farine ottenute da 5 diversi cereali, fermentate con lieviti e batteri lattici selezionati da un pool di oltre 350 ceppi” spiega la professoressa Manuela Giovannetti, microbiologa presso il dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa e direttore del Centro di Ricerca Nutrafood, che coordina il progetto nazionale.
Le proprietà funzionali dei grani integrali possono essere migliorate, oltre che attraverso processi tecnologici, utilizzando la fermentazione naturale con lieviti e batteri lattici, capaci di degradare fattori antinutrizionali, migliorare la qualità delle fibre e aumentare la biodisponibilità di fitochimici.
Finanziato con circa 380mila euro, il progetto “Processing for healthy cereal foods” durerà tre anni e oltre all’Ateneo pisano i partner sono le università di Torino, Milano, Firenze, Bari, Politecnico delle Marche e l’Istituto di Scienze dell’Alimentazione del CNR.
“La creazione di una rete di “expertise” rappresenterà il punto di riferimento nazionale per lo sviluppo e la produzione di pani ad alto valore salutistico” afferma la professoressa Giovannetti, che coordinerà anche le azioni per la costituzione di una banca del germoplasma di lieviti e batteri lattici selezionati per le loro specifiche funzionalità nutraceutiche.
Il Progetto ENDuRE - European Network of Design for Resilient Entrepreneurship – è giunto alla conclusione. ENDuRE è stato finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito dell’Erasmus+ “Knowledge Alliances”, che ha visto l’Università di Pisa capofila di un partenariato che per l’Italia ha coinvolto anche il Polo Tecnologico di Navacchio e l'agenzia formativa CEDIT, insieme a università e aziende della Danimarca e del Regno Unito.
Ideato come approccio innovativo per educare all’imprenditorialità, ENDuRE si è posto l’obiettivo di accrescere la resilienza e la competitività delle start-up europee. I partner accademici e aziendali hanno sviluppato un programma olistico per trasformare le idee imprenditoriali in attività tecnicamente ed economicamente solide.
Le metodologie e i materiali sviluppati in questi due anni di attività, sono ora disponibili sul sito ufficiale del progetto. “Start-upper, imprenditori, università, parchi tecnologici e tutti gli altri attori rilevanti dell’ecosistema imprenditoriale potranno accedere liberamente ai materiali. Queste risorse, create per studenti universitari, laureati e potenziali imprenditori, sono scalabili, trasferibili e adattabili a start-up a vari livelli di sviluppo e maturità” ha dichiarato il professore Gualtiero Fantoni, coordinatore scientifico del progetto.
Tra i vari materiali fruibili si distingue il primo volume di una collana di ebook sull’imprenditorialità. Questo ambizioso progetto editoriale raccoglie finora i contributi di 37 esperti sul tema dell’imprenditorialità provenienti da tutto il mondo. Nei mesi scorsi è stato completato e pubblicato il primo volume (Social), mentre i due successivi (Knowledge e Business, rispettivamente) sono in preparazione e saranno disponibili entro l’anno, ma sono ancora aperti ad accogliere il contributo di docenti, imprenditori o altri attori dell’ecosistema dell’imprenditorialità.
Tutti i risultati prodotti possono essere riassunti in due categorie principali:
Materiali per la creazione di un percorso formativo
• ENDuRE Program - Step-by-step Guide: abbiamo sviluppato la metodologia ENDuRE e la mettiamo a disposizione delle università europee e di tutte le organizzazioni interessate
• ENDuRE Program - Experience and Findings: abbiamo riportato le esperienze dei partner universitari nella realizzazione dei corsi di formazione e le principali lezioni che abbiamo imparato
• ENDuRE Mobility - Report and Findings: la nostra metodologia comprende un periodo di formazione all’estero di due mesi per alcune start-up selezionate che vengono ospitate da un’azienda matura. Abbiamo voluto raccontare come tale attività potrebbe essere replicata da altre organizzazioni
Materiali e contenuti per la formazione
• Materiali utilizzati durante il corso: abbiamo raccolto tutte le risorse, metodologie e strumenti adottati durante i corsi ENDuRE organizzati dai tre atenei che sono facilmente scaricabili
• Primo volume dell’e-book (Social): il primo volume è disponibile gratuitamente online. I successivi due volumi (Knowledge e Business, rispettivamente) sono in preparazione.
• Research & Reports: entra in contatto con i nostri esperti e lasciati ispirare dalle loro esperienze
Per incrementare il numero di progetti finanziati e la competitività dell’Ateneo a livello nazionale e internazionale, l’Università di Pisa ha deciso di investire 1,5 milioni di euro nel settore della ricerca. Con decreto rettorale n. 77 del 25 gennaio 2017, l'Ateneo pisano ha infatti emanato BIHO - Bando Incentivi di Ateneo per le presentazione di proposte Horizon, i cui contenuti sono stati illustrati a professori e ricercatori in un incontro al Polo Carmignani mercoledì 25 gennaio. Dopo i saluti del rettore Paolo Mancarella, sono intervenuti il professor Lisandro Benedetti Cecchi, prorettore per la Ricerca in ambito europeo e internazionale, e i responsabili del Settore Ricerca Unipi, che hanno fatto il punto sulle opportunità di finanziamento in Horizon per l'anno 2017 e sui servizi dell'Università a supporto della progettazione europea.
Le azioni di incentivazione alla partecipazione a Horizon 2020 sono di tre tipi: la prima prevede il finanziamento di meeting internazionali volti alla costituzione del partenariato di progetto, per i professori e i ricercatori a tempo indeterminato e a tempo determinato “senior” che hanno intenzione di presentare, come coordinatori o partner, una proposta Horizon 2020; la seconda è un contributo alle attività di ricerca di professori e ricercatori a tempo indeterminato e a tempo determinato “senior” che hanno presentato, come coordinatori, una proposta Horizon 2020 che ha superato la soglia minima di valutazione ma non è stata finanziata; la terza è un contributo a professori e ricercatori a tempo indeterminato e a tempo determinato “senior” che hanno ottenuto, come coordinatori, il finanziamento di un progetto Horizon 2020.
Il bando BIHO rimarrà aperto per l’intero 2017. Per maggiori dettagli sul bando è possibile consultare questo link.
Industria 4.0 è al centro dell'attenzione di tutti da ormai diversi mesi. Quali vantaggi ne derivano per le PMI e più in generale per le aziende italiane? Come sfruttare al massimo le opportunità che ne scaturiscono? Quali interventi realizzare? Sono queste le domande cardine che ogni impresa si deve fare. Il manuale "Industria 4.0 senza slogan" nasce con l'idea di fare chiarezza proprio su queste tematiche grazie al contributo di molti professori esperti in materia e di molti industriali che hanno supportato il gruppo di ricerca con la condivisione di casi reali.
Il libro nasce da una provocazione che la Regione Toscana ha lanciato nel corso degli Incontri di Artimino nel novembre 2016 in merito alla grande attività di divulgazione che il tema Industria 4.0 richiede per raggiungere capillarmente tutte le imprese: "l'Università si occupa di ricerca e di alta formazione, ma è capace di fare divulgazione?" Ed ecco che l'Università di Pisa ha subito raccolto la provocazione e con il suo team di ricerca ha scritto di Industria 4.0 dopo aver intervistato moltissimi professori ed ex studenti dell'ateneo pisano e non solo. Ma questa edizione non è che una prima raccolta di contributi. L'idea, infatti, è quella di aprire un libro elettronico che possa continuare ad accogliere i contributi di molti: di università ed enti di ricerca, e poi di imprese, distretti e poli tecnologici, della consulenza. E possa essere letto dalle imprese come un primo passo di conoscenza.
Gli autori dell'opuscolo, che è stato stampato dalla Regione e contiene al suo interno una introduzione dell'Assessore alle Attività produttive Stefano Ciuoffo, sono Gloria Cervelli, borsista dell'Università di Pisa sullo studio e l'implementazione di metodologie per il design di nuovi modelli di business per l'Industria 4.0, Simona Pira, borsista presso l'Università di Pisa su metodi e strumenti per l'innovazione e la creazione di impresa nel settore ICT e Hard Science e Leonello Trivelli, dottorando presso il Dipartimento di Economia e Management dell'Università di Pisa e parte del team del progetto europeo ENDuRE. Curatore del lavoro è Gualtiero Fantoni, professore associato presso l'Università di Pisa e ricercatore di tecnologia meccanica e sistemi di lavorazione.
Scrive il professor Fantoni nella prefazione: "L'industria 4.0 potrebbe senza grossa fatica essere letta come un'azione di marketing (riuscitissima) ad opera di un gruppo di vari attori, tutti con sede in Germania. D'altronde l'idea di una fabbrica totalmente digitalizzata non ha potuto che trovare favorevoli i grandi e piccoli provider di software e di sistemi di nuova generazione (cloud, 4G, ecc.) che hanno iniziato a fare da cassa di risonanza al concetto di Industria 4.0". E continua domandandosi: "Può un concetto nato nel mondo delle grandi imprese tedesche essere preso senza adattamenti alla realtà italiana? Certamente no, occorre uno sforzo di reinterpretazione e adattamento. Ma allora cosa può significare, in concreto, Industria 4.0 in Toscana, ed in particolare nella pratica e nella vita quotidiana delle PMI?".
Il tema della conoscenza diventa, in questo contesto, imprescindibile. Come afferma, infatti, l'Assessore Stefano Ciuoffo nell'introduzione: "La conoscenza del processo, a più livelli, sia come contenuti, sia come destinatari, è essenziale e deve prevedere interventi di divulgazione tecnologica, di intelligenza strategica che integri i titolari delle politiche pubbliche, il sistema della competenze e della formazione, le infrastrutture per il trasferimento tecnologico (laboratori, dimostratori tecnologici, incubatori), le imprese e il mondo del lavoro".
Starà a tutti, imprenditori, lavoratori, ricercatori ed insegnanti, far sì che Industria 4.0 diventi una bella occasione di rilancio e di ammodernamento del nostro tessuto industriale e non rimanga solo lo slogan del 2017. L'auspicio è, con questa iniziativa, di aver dato un primissimo contributo alla possibilità di modernizzazione produttiva del nostro territorio.
Questa prima edizione del libro, stampato dalla Giunta regionale Toscana presso il Centro Stampa del Consiglio regionale della Toscana, è anche gratuitamente scaricabile in formato pdf. (Fonte Toscana Notizie).
Nella foto in basso, i curatori del volume, da sinistra Gloria Cervelli, Leonello Trivelli, Simona Pira e Gualtiero Fantoni.
Mercoledì 1° febbraio, alle ore 17.00, presso Palazzo Vitelli, nell'ambito del VII congresso della Società Italiana delle Storiche, sarà inaugurata "Sidewalk Stories. Donne negli spazi pubblici del Cairo", una mostra sulla condizione femminile in Egitto. Nell’occasione saranno presenti l'artista egiziana Sarah Seliman e Maria Neubert, curatrice della mostra. Inoltre parteciperanno Laura Savelli, docente dell'Università di Pisa e presidente del Comitato Unico di Garanzia d’Ateneo, Serena Tolino, studiosa di storia di genere nell’Islam all'Università di Amburgo, e Lucia Sorbera, storica del femminismo egiziano all'Università di Sidney. Quest’ultima, in un articolo pubblicato su minima&moralia, propone una riflessione sul femminismo egiziano, presentando la mostra Sidewalk Stories come un esempio di "intreccio tra creatività artistica e attivismo femminista transazionale che abbiamo visto fiorire in Egitto negli ultimi sei anni”.
A riconoscimento dell’alto valore istituzionale, culturale e sociale dell’evento, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha destinato al VII Congresso della Società Italiana delle Storiche la sua medaglia di rappresentanza.
Qui di seguito pubblichiamo per intero l’articolo a firma di Lucia Sorbera.
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Oltre le marce delle donne. Il femminismo alla prova dei regimi autoritari
Alla Marcia delle donne che si è tenuta a Washington il giorno successivo alla cerimonia d’insediamento di Donald Trump la studiosa e attivista Angela Davis ha lanciato un appassionato invito alla resistenza contro la supremazia del patriarcato bianco. Una resistenza che, ammonisce Davis: “Dovrà avvenire quotidianamente nei prossimi 1459 giorni, sul terreno, nelle aule scolastiche, nei luoghi di lavoro, nella nostra arte e nella nostra musica” (enfasi aggiunta da chi scrive).
Il nesso tra espressione artistica e resistenza civile non è nuovo alle femministe egiziane. Se la rivoluzione del 2011 ha aperto una rinnovata stagione di attivismo femminista, già negli anni Novanta del secolo scorso la scrittrice Nawal al-Saadawi analizzava la lunga tradizione delle culture del dissenso, e dedicava un saggio proprio al tema Dissidenza e Creatività (1995), in cui sottolineava la necessità di contestualizzare nel tempo e nello spazio le tecniche di oppressione e sfruttamento, enfatizzava il bisogno di demistificare le parole chiave del Ventesimo secolo, come pace, democrazia, diritti umani, privatizzazione, globalizzazione, società civile, fondamentalismo religioso e postmodernità, e concludeva che la creatività è intrinsecamente dissidente.
La mostra Sidewalk Stories, che si inaugura presso il Rettorato dell’Università di Pisa mercoledì 1 febbraio 2017, alla presenza dell’artista egiziana Sarah Seliman e di una delle curatrici, la studiosa tedesca Maria Neubert, è solo uno dei tanti esempi di intreccio tra creatività artistica e attivismo femminista transazionale che abbiamo visto fiorire in Egitto negli ultimi sei anni. La Società Italiana delle Storiche, che ha incluso la mostra nel programma del suo Settimo Congresso, conferma la sua vocazione pionieristica, cogliendo la portata e l’importanza dei movimenti femministi internazionali e offrendo uno spazio unico, nel panorama culturale italiano, in cui la storia del femminismo, scritta tenendo conto dell’intreccio tra variabili geopolitiche e culturali, si declina al plurale. Puntando i riflettori su una delle realtà del mondo arabo che oggi si presenta carica di problemi e contraddizioni, l’Egitto contro-rivoluzionario in cui i movimenti delle donne e per i diritti umani mostrano una resilienza sorprendente, la mostra Sidewalk Stories conferma la lezione di Joan Scott, che il genere è un’utile categoria storiografica per analizzare le relazioni di potere.
Nell’avvicinarsi alla mostra Sidewalk Stories è fondamentale, a nostro avviso, distinguere i temi universali, da quelli propri all’ambiente egiziano.
L’universalismo attiene alla violenza, che non conosce confini nazionali, e alle pratiche del femminismo che sono storicamente sedimentate e che fin dai tempi della rivoluzione francese non sono mai state facili in nessuna parte del mondo. Lo sapeva bene la giornalista rivoluzionaria francese Hubertine Auclert (1848-1914), la prima che usò il termine féministe con riferimento a se stessa, spogliandolo della funzione derogatoria che esso aveva tra i suoi contemporanei. Tuttavia, nell’Egitto del generale al Sisi siamo di fronte a nuove forme di repressione del femminismo indipendente, con aspetti inediti di sfacciata violenza.
L’Egitto della cosiddetta “età liberale” (1923-1952) ci aveva abituate all’asimmetria dei diritti tra uomini e donne e all’esclusione – formale – delle donne dalle funzioni politiche istituzionali, salvo permettere ad alcune componenti dell’intellighenzia femminile di intervenire nel dibattito culturale e di agire nella politica attraverso meccanismi di lobby. I primi regimi repubblicani (1952-2011) ci avevano insegnato che si poteva essere parte delle istituzioni solo se si accettavano meccanismi di cooptazione e si mediava tra il desiderio di sviluppare un’agenda femminista indipendente e dialogare con le istituzioni. Perfino il regime di Hosni Mubarak (1981-2011), noto per le violazioni dei diritti umani, gli arresti arbitrari e la repressione di molte organizzazioni di donne, aveva un’agenda politica che le studiose egiziane hanno poi definito “pseudo-femminista” (S. Abulnagha, 2015) e che, tra mille problemi, non ultimo l’adozione di un’agenda economica neo-liberista, che ha avuto conseguenze molto negative per le donne delle classi medie e lavoratrici, qualche spazio d’indipendenza lo lasciava.
Dopo la breve parentesi rivoluzionaria, descritta da molte attiviste nel segno dell’utopia, la controrivoluzione è stata caratterizzata dalla repressione della società civile, incluse le associazioni femministe. A centinaia di ONG e centri culturali è stata imposta la chiusura, e i beni dell’organizzazione che oggi è il punto di riferimento delle femministe egiziane, Nazra for Feminist Studies, sono stati congelati. Sulla Presidente di Nazra, Mozn Hassan, e sulla Presidente di Egyptian Center for Women’s Rights, Azza Soliman, da anni impegnate in programmi contro la violenza di genere, per la partecipazione delle donne alla politica e per la riforma del diritto di famiglia, pendono accuse che potrebbero essere punite con pene gravissime e, in attesa dell’emissione del giudizio, i loro conti correnti e passaporti sono stati bloccati.
Essere femminista in Egitto oggi è assumere una posizione radicale di dissidenza contro il regime che ha rapito, torturato e ucciso il nostro collega e concittadino Giulio Regeni, un regime che ricorda l’America Latina degli anni Ottanta, che ogni giorno fa sparire giovani egiziani in odore di dissidenza nell’impotenza delle loro famiglie, e che intimidisce intellettuali egiziani e stranieri che si pongono in maniera critica.
Affrontare i temi dell’integrità del corpo e del diritto alla presenza nello spazio pubblico, che fanno parte integrante della storia femminista, significa contribuire all’opera di liberazione dell’Egitto -e del resto del mondo- da quel patriarcato cui fa riferimento Angela Davis nel suo discorso alla Marcia di Washington, ed è un lavoro necessario e urgente per tutte noi. Ma non dobbiamo ignorare che le artiste e intellettuali femministe egiziane contribuiscono a quest’ impresa da anni. Gli esempi sono molti. Basti pensare alle opere della storica dell’arte Baheya Shehab, una delle quali, nel 2012, porta il titolo eloquente di “100 Volte No”, ai lavori dell’artista Huda Lutfi, in cui la storica Margot Badran ha letto una critica femminista del “patriarcato in uniforme” (Badran, 2014), o alle esperienze di teatro di narrazione che sono fiorite tra il 2011 e oggi. Tutte portano al centro i corpi e la sessualità come esperienze di dissidenza e resistenza all’autoritarismo.
Questo è il dibattito in cui s’inserisce la mostra Sidewalk Stories, una mostra importante, che porta al centro della discussione internazionale le strategie di resistenza delle donne alla violenza sessuale nello spazio pubblico. Un tema di rilevanza transnazionale che, in Egitto, ha una sua specificità, perché, fin dall’epoca coloniale, è legato alla violenza politica.
Era il 1919 quando le donne occuparono le strade in protesta contro l’occupazione Britannica. Furono picchiate, arrestate e stuprate con la stessa violenza usata più di un secolo dopo contro le loro pronipoti. Cambiava il colore delle uniformi ma, come ha narrato la drammaturga Leila Soleiman in un dramma teatrale di grande valore artistico e storico (Whings of Freedom, 2014) e in cui il 1919 e il 2011 sono narrati dalla prospettiva delle manifestanti, la brutalità era la stessa.
La mostra è esito di un workshop ideato e realizzato al Cairo da tre studenti dell’Università di Marburgo nel Maggio 2015, al quale hanno partecipato 25 donne dall’Egitto, dal Brazile, dalla Germania, Polonia e Stati Uniti d’America, per discutere come le società costruiscono le identità di genere, e scambiarsi esperienze e strategie nella sfera pubblica. Sidewalk Stories, curata da Maria Neubert, Anne Theresa Bachmann e dalla fotografa Sarah Seliman, una delle partecipanti, già autrice di altre istallazioni su temi femministi nel 2009, un tempo che oggi si definisce pre-rivoluzionario e in cui, chi frequentava regolarmente l’Egitto, sentiva che un profondo cambiamento culturale era nell’aria. Dalla sua prima inaugurazione al Cairo nel 2015 ad oggi, Sidewalk Stories ha conseguito successo internazionale e il Comitato Scientifico del Settimo Congresso SIS l’ha scelta perché ne ha riconosciuto, oltre all’intrinseco valore artistico, il merito politico di spostare l’attenzione dal tema della violenza contro le donne alle strategie attivate dalle donne stesse per combatterla. In Sidewalk Stories le donne sono agenti della storia, non vittime passive.
In questo modo, la mostra s’iscrive perfettamente nel percorso intellettuale, artistico e politico del femminismo egiziano, sin dalle sue origini all’inizio del XX secolo impegnato su più fronti: da un lato, la lotta contro la violenza delle autorità indigene che, come si apprende dagli studi pionieristici della storica Margot Badran, è trasversale alle affiliazioni politiche e religiose; dall’altro, quella del sistema delle relazioni internazionali, in cui le donne hanno pagato un caro prezzo per la posizione occupata dal loro paese. Non ultima, la lotta contro la violenza epistemologica che, ancora oggi, è esercitata dai media e dagli intellettuali occidentali – incluse molte femministe – che, ignorando i percorsi di attivismo e resistenza delle donne egiziane, riducono la loro immagine a vittime passive di sistemi culturali definiti arretrati e intrinsecamente misogini.
Sidewalk Stories, che non solo nel titolo rende omaggio al celeberrimo film di Charles Lane (1989), ma ne eredita la forza del racconto sociale attraverso immagini che restituiscono la voce agli attori dimenticati dalle narrazioni che pongono al centro le istituzioni, illustra una storia molto più complessa, e lo fa con immagini e parole che possono essere fruite anche da un pubblico ampio, non necessariamente informato sulle vicende della storia politica egiziana.
Mercoledì 1 febbraio, l’inaugurazione della mostra sarà un’occasione per discutere le origini, il presente e le prospettive del femminismo egiziano e transnazionale, e per situare le marce delle donne in una cornice di senso che includa quello che è venuto prima, quello che avviene altrove, e una serie di azioni quotidiane per costruire il futuro. Interverranno, oltre alle ospiti del CUG Maria Neubert e Sarah Seliman, la Professoressa Laura Savelli, docente di storia contemporanea presso l’Università di Pisa e Presidente del CUG di Pisa, la storica di storia e istituzioni dell’Islam Serena Tolino (Università di Amburgo) e chi scrive.
Lucia Sorbera